Oltre il Pil ci sono 12 indicatori di benessere equo e sostenibile

Dall’abusivismo edilizio alle emissioni di CO2, dalla mancanza di istruzione all’indice di povertà: si aggiorna la lista dei nuovi strumenti per indicare lo sviluppo del Paese

indicatori di benessere equo e sostenibile

 

Da 4 a 12, aumentano i nuovi indici del benessere equo e sostenibile

 

(Rinnovabili.it) – Sono stati finalmente pubblicati in Gazzetta ufficiale i nuovi indicatori di benessere equo e sostenibile (BES). Cosa sono? Gli strumenti che da oggi in poi si accosteranno ai tradizionali indicatori macroeconomici nel Documento di economia e finanza (DEF) per indicare lo sviluppo del Paese: dodici domini muldimensionali, dalla salute all’ambiente, che permetteranno di rendere misurabile la qualità della vita e valutare l’effetto delle politiche pubbliche su alcune dimensioni sociali fondamentali.

 

Il Governo italiano è ufficialmente il primo in Europa e tra i Paesi del G7 ad adottare gli indicatori BES. Un primato di cui il ministro Pier Carlo Padoan è piuttosto soddisfatto “Ne dobbiamo essere orgogliosi – ha spiegato solo qualche giorno fa – In Italia bisogna migliorare la demografia, l’inclusione sociale, le strutture a sostegno della famiglia e il tasso di partecipazione dei giovani al lavoro”.

 

In realtà l’indice BES è stato creato nel 2011, grazie al lavoro dell’Istat assieme ai rappresentanti delle parti sociali e della società civile. L’obiettivo era quello di integrarlo con l’indicatore dell’attività economica, il Pil. Ma perché entrasse davvero a far parte della contabilità dello stato si è dovuto aspettare però che la Legge di bilancio del 2016 che ha portato all’adozione, in via sperimentale, dei primi 4 indicatori BES: reddito medio disponibile, della diseguaglianza dei redditi, della mancata partecipazione al mercato del lavoro, delle emissioni di CO2 e altri gas climalteranti. Per ognuno di loro, il precedente Documento di economia e finanza, aveva anche fissato specifici obiettivi programmatici.

 

Dal prossimo anno tale lista verrà arricchita. Il decreto ministeriale pubblicato in GU il 15 novembre 2017 individua infatti 12 indicatori di benessere equo e sostenibile, per i quali è previsto che, ogni anno, entro il 15 febbraio sia presentata in Parlamento una relazione sulla loro evoluzione

 

I nuovi indicatori BES sono:

 

  1. Reddito medio disponibile aggiustato pro capite;
  2. Indice di diseguaglianza del reddito disponibile;
  3. Indice di povertà assoluta;
  4. Speranza di vita in buona salute alla nascita;
  5. Eccesso di peso;
  6. Uscita precoce dal sistema di istruzione e formazione;
  7. Tasso di mancata partecipazione al lavoro, con relativa scomposizione per genere;
  8. Rapporto tra tasso di occupazione delle donne di 25-49 anni con figli in età prescolare e delle donne senza figli;
  9. Indice di criminalità predatoria;
  10. Indice di efficienza della giustizia civile;
  11. Emissioni di CO2 e altri gas clima alteranti;
  12. Indice di abusivismo edilizio.

 

Come spiega Giorgio Alleva, Presidente dell’Istat, il lavoro presentato è “un’innovazione sul piano culturale e una spinta a migliorare la metodologia del sistema statistico nazionale”. Quanto agli indicatori scelti il Presidente ISTAT ha sottolineato come su “ambiente e salute abbiamo registrato progressi, e i dati sulla speranza di vita mostrano un successo del nostro sistema sanitario”.

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2 Commenti

  1. buon inizio ma mi stupisce non vedere tra gli indicatori uno che valuti l’aumento delle nascite o dei giovani residenti in Italia. Se non risolviamo questi aspetti le possibilità di default (penso soprattutto al sistema di elfare e pensioni) sono altissime!

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