Isole sostenibili: 32 realtà hanno iniziato la green revolution

Viaggio nei territori che hanno inaugurato la transizione ecologica: dalla piccola Tokelau, che oggi rischia di scomparire per l’aumento del livello del mare, alla danese Samso, completamente rinnovabile dal 2007

isole sostenibili

 

32 isole sostenibili hanno scelto un futuro al 100% di rinnovabili

(Rinnovabili.it) –  Per portare a termine con successo la transizione ecologica è necessario iniziare in piccolo, creare un modello funzionante e scalabile e quindi replicarlo in grande. Per questo motivo i migliori “terreni di coltura” dove fra crescere la green revolution sono le isole: sistemi unici in cui spesso la dipendenza dal continente pesa sia sul fronte energetico, che su quello idrico e dei rifiuti. In Italia abbiamo 32 isole minori abitate e non interconnesse alla rete nazionale che stanno cercando di acquisire la propria indipendenza adottando modelli sostenibili per l’approvvigionamento di energia pulita e acqua, per la gestione dei rifiuti e per una mobilità a emissioni zero. Qui esistono tutte le condizioni per valorizzare al massimo le tecnologie permetterebbero di chiudere i cicli delle risorse energetiche, idriche e dei materiali.

Tuttavia, allo stato attuale – come spiega Legambiente nel suo rapporto Isole Sostenibili (pdf) – in gran parte di questi territori sono ancora le navi a garantire che lo status quo. “Navi che portano il gasolio da bruciare nelle vecchie centrali elettriche e navi che portano acqua. Navi che ripartono portando via rifiuti di ogni tipo, in larga parte indifferenziati”.

 

Per questo motivo l’associazione ambientale guardare ad altre 32 realtà nel Mondo che stanno dimostrando come sia possibile cambiare e divenire modelli a livello mondiale nell’uso intelligente delle risorse locali. Trentadue isole sostenibili, dall’Atlantico al Pacifico, dal nord al sud del pianeta, che hanno scelto di puntare a un futuro al 100% rinnovabile ed ecofriendly, e in cui i risultati sono stati raggiunti valorizzando le potenzialità locali e coinvolgendo i residenti. Nella lista fanno capolino le scozzesi Orkney Islands, Eigg, Muck e Gigha, e le danesi Samso e Bornholm, accanto a Pellworm (Germania), Bonaire (Paesi Bassi), Aruba (Paesi Bassi), Tilos (Grecia), El Hierro (Spagna). Ma anche la portoghese Graciosa, Capo Verde, La Réunion (Francia), Mauritius, Mahé Island (Seychelles), Green Island nelle Filippine, Sumba (Indonesia), Cook Islands (Polinesia Neozelandese), Lakeba, Kadavu e Rotuma (Fiji), Beqa Island (Fiji), Tokelau (Nuova Zelanda), Funafuti e Vaitupu (Tuvalu), Vava’u (Tonga), King Island (Australia), Ta’u (Samoa americane), Upolu (Samoa), Kodiak (USA), Virgin Islands (USA), Hawaii (USA), Repubblica Dominicana e Guadalupa.

 

 

Isole sostenibili, le buone pratiche da replicare

Green Island: situata tra il Mar Cinese Meridionale e il Mare di Sulu, l’isola ha solo 375 abitanti ma fino a 2 anni fa solo il 70% poteva contare su un rifornimento energetico stabile. Oggi il vecchio impianto diesel è stato rimpiazzato un sistema ibrido eolico, fotovoltaico e bioenergie (i gusci di noce di cocco) che soddisfa tutti i consumi. E le famiglie oggi pagano l’elettricità pulita, la metà di quanto pagavano prima il diesel.

 

Tokelau: è costituito da tre atolli madreporici situati nell’oceano Pacifico del Sud e rappresenta uno degli ecosistemi più vulnerabili agli effetti del cambiamento climatico (il punto più alto è solo 5 metri sul livello del mare e rischia di essere sommerso dall’acqua in pochi anni). Qua olio di cocco prodotto localmente e fotovoltaico forniscono il 150% del fabbisogno elettrico, gestito sapientemente da oltre 1300 batterie. La maggior parte del lavoro di installazione dei pannelli solari è stato eseguito da manodopera locale, e la compagnia che ha fornito la tecnologia ha erogato corsi di formazione per rendere gli abitanti indipendenti anche nella manutenzione e nelle piccole riparazioni.

 

Aruba: il punto forte dell’isola olandese, situata nel Mar dei Caraibi, è il vasto programma di sostenibilità avviato. Con 110mila abitanti e oltre 1,5 milioni di turisti l’anno, il territorio ha adottato misure di razionalizzazione del consumo idrico, coperto quasi esclusivamente da impianti di desalinizzazione, buone pratiche sul riciclo e sul riuso per le strutture ricettive e progetti intelligenti come l’Aruba Reef Care Project, per la pulizia e la rimozione di rifiuti da spiagge e acque tramite il coinvolgimento attivo di cittadini e turisti. L’isola soddisfa buona parte del suo fabbisogno elettrico grazie a 56,4 MW eolici.

 

Orkney Islands: L’arcipelago delle Orcadi a nord della costa settentrionale della Gran Bretagna e comprende 70 isole, di cui solo 20 sono abitate. Oltre a due grandi impianti eolici, il territorio produce energia tramite micro turbine di comunità e pannelli solari domestici. Una rete di teleriscaldamento converte l’energia elettrica prodotta in eccesso in calore per il riscaldamento delle abitazioni e dell’acqua.

 

Samso: Situata nel Mar Baltico, l’isola è 100% rinnovabile sul lato dei consumi elettrici dal 2007, mentre sul fronte termico una centrale alimenta a paglia, pompe di calore e collettori solari forniscono il 75% del fabbisogno. Il sistema di trasporto locale, compresi i mezzi agricoli, è alimentato da biocarburanti prodotti localmente.

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