Diritto all’acqua: (quasi) realtà nei Paesi ricchi, un miraggio per i più poveri

 I dati sull’accesso ai servizi idrici e sanitari mostrano enorme disparità tra la parte ricca del mondo e quella povera

giornata mondiale acquaNel mondo, circa 2 miliardi di persone vivono in territori a rischio di scarsità d’acqua

 

(Rinnovabili.it) – Nel 1992 le Nazioni Unite istituivano la giornata mondiale dell’acqua; quasi vent’anni dopo, nel 2010, una risoluzione ONU inseriva l’accesso all’acqua pulita e potabile così come quello a risorse idriche sicure per i servizi sanitari personali e domestici tra i diritti fondamentali dell’essere umano. Oggi, nel 2019, almeno 2 miliardi di persone, quindi circa 1/4 della popolazione terrestre, vive in territori ad altissimo rischio di scarsità idrica.

 

L’acqua, elemento base dell’esistenza, crea disuguaglianze e soprusi, o meglio, la gestione scorretta delle risorse porta a squilibrio e ingiustizie: secondo l’annuale report dell’UNESCO sullo stato del diritto all’acqua, intitolato quest’anno “Leaving No One Behind”, le persone in estrema povertà, quelle residenti in Paesi in via di sviluppo, le donne, i bambini, le popolazioni indigene, le minoranze etniche e i migranti sono le categorie con i più bassi indici di accesso all’acqua potabile e a servizi sanitari sicuri.

 

I consumi di acqua crescono: dagli anni ’80 sono aumentati dell’1% ogni anno e si stima che entro il 2050 possano crescere del 20-30% rispetto a quelli attuali. L’aumento della domanda proviene soprattutto dai Paesi in via di sviluppo, dove però la quantità di acqua pro capite giornaliera a disposizione rimane, al momento, molto al di sotto dei 50 litri indicati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità come soglia minima per garantire le più elementari necessità e ridurre i livelli di rischio per la salute pubblica.

Allo stesso tempo, la popolazione mondiale è in aumento: entro il 2050 dovrebbero esserci tra i 9,4 e 10,2 miliardi di persone sul Pianeta, una crescita garantita soprattutto dal continente africano e asiatico, con il conseguente aumento di popolazioni esposte a carenza idrica (fino a 3,2 miliardi secondo il report dell’ONU, 5,7 miliardi se si considera a variazione stagionale).

 

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Già ad oggi, le differenze nell’accesso all’acqua sono macroscopiche: basti pensare che circa il 60% delle scorte di acque potabili mondiali sono concentrate in appena 9 Paesi, mentre nazioni come l’India e la Cina, che insieme rappresentano il 36% della popolazione mondiale, dispongono di appena l’11% dell’acqua potabile sulla Terra.

Nel 2015, tre persone su dieci, ovvero 2,1 miliardi di persone (pari al 29% della popolazione mondiale) non avevano accesso a forniture di acqua potabile gestita in sicurezza, mentre 844 milioni di persone non avevano alcun accesso a servizi di fornitura idrica potabile. In Nordamerica ed Europa, la percentuale di popolazione servita è pari al 94%; nei Paesi dell’Africa Subsahariana si scende fino al 24%. Di tutti coloro che utilizzano servizi di fornitura di acqua potabile gestiti in sicurezza, solamente una persona su tre (1,9 miliardi) vive in aree rurali.

 

Gravi anche le disparità per quanto riguarda il trattamento delle acque e i servizi sanitari: il report dell’UNESCO sottolinea come oltre l’80% delle acque reflue viene scaricato nell’ambiente senza essere trattato. Tra il 2000 e il 2015 la popolazione globale che utilizzava almeno servizi igienico-sanitari di base è cresciuta dal 59 al 68%; tuttavia negli stessi anni, solo il 39% della popolazione (2,9 miliardi di persone) usava servizi igienico-sanitari gestiti in sicurezza. Di queste, due su cinque (1,2 miliardi) vivevano in aree rurali. Altri 2,1 miliardi di persone avevano accesso a servizi igienico-sanitari “di base”. I restanti 2,3 miliardi (una persona su tre) non aveva accesso neanche a servizi igienico-sanitari di base.

 

Il diritto all’acqua risulta essere più spesso ignorato nei Paesi in via di sviluppo eppure è in quelli industrializzati che si combattono le battaglie più efficaci: in Italia, dal 2006, il Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua coordina iniziative popolari e azioni legali per rendere completamente pubblica la gestione del servizio idrico. Nel 2011, un referendum promosso dal forum per abrogare le norme che permettevano la privatizzazione dei servizi idrici ha raccolto il 95% di consenso sui 27 milioni di italiani andati alle urne. Forte del successo, il Movimento ha proposto un nuovo quadro normativo per la gestione dell’acqua pubblica e dei servizi sanitari che, dopo alterne vicende e soprattutto pesanti modifiche in Commissione parlamentare, dovrebbe giungere alla discussione politica entro i prossimi mesi.

 

In Europa, il Movimento Right2Water ha sfruttato per la prima volta il meccanismo della European Citizens Initiative (ECI) che permette la presentazione di una proposta legislativa dal basso dopo aver raccolto almeno 1 milione di adesioni in 7 Paesi membri dell’Ue. La Direttiva sull’acqua potabile è stata recentemente adottata, seppur in una versione molto diluita, dal Consiglio dei ministri dell’Ambiente europei e spetterà ora alla Commissione tradurla in una proposta di Legge.

 

L’acqua resta il bene primario che consente una vita dignitosa: per questo i promotori delle iniziative per il diritto all’acqua insistono nel chiedere alle organizzazioni internazionali di mettere in vigore regolamenti vincolanti che garantiscano a tutti l’utilizzo di risorse sicure, pubbliche e diffuse.

 

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