Trivelle: Greenpeace, WWF e Legambiente sollecitano il MISE su dismissioni

Le tre organizzazioni chiedono al Governo di attuare il piano di dismissione delle 34 piattaforme per l’estrazione degli idrocarburi ed approvare la normativa, già annunciata, che introduca il divieto di nuove concessioni

trivelle
Di Ministero dello sviluppo economico – Ministero dello sviluppo economico, CC BY-SA 4.0, Collegamento

La richiesta: attuare il piano di dismissione ed approvare la normativa per il divieto di nuove concessioni

(Rinnovabili.it) – A settembre il premier Giuseppe Conte aveva annunciato alla Camera l’intenzione da parte dell’esecutivo di introdurre una normativa per bloccare il rilascio di nuove concessioni di trivellazione per l’estrazione di idrocarburi: “chi verrà dopo di noi – aveva detto Conte – se mai vorrà assumersi l’irresponsabilità di far tornare il Paese indietro, dovrà farlo modificando questa norma di legge”. Ad un mese di distanza, Greenpeace, WWF e Legambiente hanno firmato ed inoltrato una lettera aperta al ministro dello Sviluppo Economico, Stefano Patuanelli, per chiedere quali siano gli atti concreti del governo in materia di prospezione, ricerca ed estrazione e di idrocarburi: “per contrastare l’emergenza climatica in corso occorrono immediati provvedimenti che conducano ad una svolta decisiva verso la totale decarbonizzazione – scrivono le tre organizzazioni – “Se dunque si vuole davvero perseguire la strada dello sviluppo sostenibile, come dichiarato con forza nel programma di governo, si cominci da iniziative su cui già esiste un confronto avanzato, quali quelle relative alle trivellazioni offshore”.

 

>>Leggi anche Gli ambientalisti smentiscono le valutazioni economiche dei pro-trivelle<<

 

Nel dettaglio, Greenpeace, WWF e Legambiente si riferiscono in quest’ultimo caso al piano di dismissione delle 34 piattaforme per l’estrazione degli idrocarburi – il 50% delle quali senza Valutazione di Impatto Ambientale – individuate nel “Programma italiano di attività per le dismissioni piattaforme offshore” redatto a fine 2018 a seguito del confronto tecnico tra il Ministero dello Sviluppo Economico, il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, il Ministero dei Beni e delle Attività Culturali, Assomineraria (l’associazione di categoria dei petrolieri) e le stesse organizzazioni ambientaliste. In aggiunta, Greenpeace, WWF e Legambiente chiedono con la massiva di rendere noto quale sarà l’impostazione del Piano della Transizione Energetica Sostenibile delle Aree Idonee (PiTESAI) che dovrebbe definire appunto le “aree idonee” alle attività estrattive: il Piano – specificano – dovrà essere coerente con l’obiettivo della riduzione drastica – con il fine ultimo della cancellazione – dell’estensione delle aree del nostro Paese dove sono consentite prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi. In particolare, viene richiesta l’immediata cancellazione della Zona E, istituita nel 2013 senza alcuna autorizzazione e posizionata a ridosso del Santuario Pelagos, istituito per la tutela dei cetacei.

>>Leggi anche Upstream, primo incontro per il PiTESAI mentre infuria la polemica<<

Articolo precedenteIdrogeno in Italia, potrebbe coprire 1/4 della domanda energetica
Articolo successivoUK: l’elettricità rinnovabile batte per la prima volta le fossili

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui

Leave the field below empty!