A Bolgare nascerà il bio-quartiere più grande d’Italia

    Proseguono i lavori nel bio-quartiere di Bolgare. Le 120 unità abitative distribuite su di un’area di 36.000 mq saranno interamente realizzate in legno sostenibile e certificato PEFC.

    bio-quartiere
    Credit: Marlegno

    Dalla scelta dei materiali all’efficientamento energetico, nel bio-quartiere di Bolgare ogni elemento avrà un ruolo funzionale sia al benessere della persona che alla tutela ambientale

    (Rinnovabili.it) – Un bio-quartiere sviluppato su di un’area di 36.000 mq e costituito da 120 unità abitative ecosostenibili, rigorosamente realizzate in legno certificato PEFC. Questo il progetto di Marlegno, azienda attiva nella progettazione e nella costruzione di case ed edifici in legno che, in provincia di Bergamo, nel comune di Bolgare, sta lavorando al all’eco-villaggio dal 2016. 

    Al momento, le unità abitative del bio-quartiere – villette, trilocali e quadrilocali di massimo 2 piani, ciascuno dotato di un proprio giardino – sono 38 (di cui 35 già abitate) e si prevede che l’ultima sarà completata nel 2021.

    A quasi 20 anni dalla nascita della nostra azienda – afferma Angelo Luigi Marchetti, AD di Marlegno – ci apprestiamo a realizzare un progetto di dimensioni decisamente significative e che era inimmaginabile solo fino a pochi anni fa. Se da un lato oggi siamo tutti più sensibili e consapevoli rispetto ai problemi dell’inquinamento che produciamo nel vivere, dall’altro le tecnologie di costruzione che utilizziamo in Marlegno ci consentono di realizzare qualsiasi tipologia di abitazione, con qualità altissima, costi e tempi di consegna certi.

     

    Poichè nel bio-quartiere ogni elemento deve necessariamente avere un ruolo funzionale al benessere della persona fuori e dentro casa ma anche alla tutela dell’ambiente, accanto a quello di confort, l’intero progetto è stato basato sul concetto di sostenibilità ambientale a 360 gradi. 

    Per la costruzione delle unità abitative, l’azienda s’è avvalsa esclusivamente di legno proveniente da foreste certificate PEFC, in grado cioè di garantire il rimboschimento e la rigenerazione delle aree soggette al taglio. Inoltre, come dimostrato da una recente ricerca del Politecnico di Milano a seguito di uno studio compiuto su due edifici residenziali con caratteristiche simili ma realizzati l’uno con sistema tradizionale in calcestruzzo e l’altro con struttura in legno, la scelta di questo secondo materiale si dimostra significativamente più ecologica perché meno impattante in termini di emissioni di CO2. Le case in legno contribuiscono infatti ad abbassare i consumi energetici dell’abitazione, rispettano i principi della sostenibilità, sono competitive in termini di costi e sicure dal punto di vista sismico, oltre a offrire una buona velocità realizzativa e pochi spazi di ingombro di cantiere.

    Un’idea che funziona.
    Stando alla terza edizione del Rapporto Case ed edifici in legno sviluppato dal Centro Studi di FederlegnoArredo Event, il mercato nazionale delle case in legno – lo ricordiamo – è ad oggi il quarto a livello europeo per capacità produttiva e volumi gestiti, subito dopo Germania, Regno Unito e Svezia.

     

    >>Leggi anche: “Case in legno: la bioedilizia italiana sconfigge la crisi”<<

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