Nel 2100 metà delle specie viventi saranno a rischio estinzione

Già oggi è a rischio una specie su cinque. Dati che superano le previsioni contenute nell’ultimo report dell’IPCC, secondo le quali nel 2100 scomparirà il 40% della biodiversità

Nel 2100 metà delle specie viventi saranno a rischio estinzione

 

(Rinnovabili.it) – Entro la fine del secolo, la metà delle specie viventi diventerà a rischio estinzione. Una percentuale che oggi si attesta intorno al 20% e che, secondo le previsioni contenute nell’ultimo report dell’IPCC, porterà nel 2100 alla scomparsa del 40% della biodiversità. Lo affermano i biologi e gli scienziati del clima che hanno organizzato la conferenza Biological Extinction ospitata dal Vaticano. Temi che impegnano ricercatori e scienziati da decenni e che hanno trovato una sponda in Papa Francesco a partire dall’enciclica Laudato Si’.

È quella che i biologi chiamano “sesta estinzione di massa”. Nome che, dati alla mano, ha tutte le ragioni per suonare allarmistico. Quella che si profila nei prossimi decenni è una scomparsa di specie animali e vegetali ad un ritmo che non si vedeva dal Cretaceo, 66 milioni di anni fa. E la colpa è anche dell’uomo. Il tasso di estinzione è aumentato con la rivoluzione industriale, a cavallo tra ‘700 e ‘800: siamo passati da 60 specie estinte a 144. E nel Novecento la tendenza è cresciuta, arrivando a quasi 400 specie scomparse. Tra le cause più rilevanti figurano quelle legate alle attività antropiche: espansione degli insediamenti urbani, sfruttamento dei terreni per l’agricoltura, emissioni di CO2 sia in aria che in acqua. Insomma, sarebbe la prima volta che un evento di tale portata viene causato dagli abitanti stessi della Terra invece che da una causa esterna.

 

Una prospettiva che di recente ha trovato sponde anche in un rapporto del WWF che stila l’indice globale Living Planet, mettendo a sistema i migliori studi scientifici. È l’analisi più accurata e onnicomprensiva finora prodotta, che passa al vaglio i cambiamenti di numero in 14.000 popolazioni di 3.700 specie di vertebrati per cui abbiamo dati attendibili. Il risultato è che il numero globale di pesci, uccelli, mammiferi, anfibi e rettili – già crollato del 58% tra il 1970 e il 2012 – potrebbe sprofondare del 67% entro il 2020.

“Il tessuto vivente del nostro Pianeta ci sta scivolando via tra le dita senza che mostriamo particolari segni di preoccupazione”, concludono gli organizzatori della conferenza.

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