Due anni dopo, in Algeria torna di moda il fracking

Il primo tentativo di fracking a In Salah, nel 2015, aveva sollevato un movimento sociale senza precedenti. Oggi Total e Sonatrach ci riprovano

Due anni dopo in Algeria torna di moda il fracking

 

(Rinnovabili.it) – Un accordo per terminare le dispute e tornare a lavorare insieme con il fracking. È scoppiata la pace tra il colosso francese Total e il governo algerino, tanto che lunedì il CEO della compagnia energetica nazionale Sonatrach stringeva la mano all’omologo francese, firmando un accordo per lo sfruttamento congiunto del giacimento di Timimoun, città capoluogo della regione del Gourara.

La crisi non poteva durare. Troppi legami uniscono Francia e Algeria e l’inasprimento della tassazione su  petrolio e gas varata nel 2006 non poteva bastare a far scappare Total dal territorio algerino. La “tassa sui profitti eccezionali” delle società estere che ha fatto infuriare i francesi, scattava non appena il prezzo del petrolio superava i 30 dollari, rosicchiando alle compagnie estere fino al 50% del  valore della produzione.

Contro questa misura, Total era perfino ricorsa all’arbitrato internazionale, chiedendo diverse centinaia di milioni in risarcimento all’Algeria. Poi, tutto si è risolto in una bolla di sapone. O meglio, di metano. Sonatrach e Total si spartiranno una torta da quasi 2 miliardi di euro, costruendo un impianto petrolchimico e avviando lo sfruttamento nel 2018 del giacimento di Timimoun, ricco di gas da scisti.

Secondo Le Monde, i due gruppi avrebbero in mente di trivellare anche un altro giacimento, il cui nome rimane riservato.

 

Due anni dopo in Algeria torna di moda il fracking 2L’annuncio segna quindi il ritorno del fracking in Algeria, due anni dopo che un movimento sociale senza precedenti aveva bloccato i progetti di Sonatrach vicino ad In Salah, nel bacino dell’Ahnet, circa 500 km a sud della nuova concessione di Timimoun. Nel 2015 la gente del Sahara del sud si era mobilitata, inaspettatamente, dopo l’annuncio dell’avvio di operazioni di fracking da parte della compagnia algerina. All’origine di questo movimento, i timori di contaminazione delle risorse idriche, cruciali in questa regione desertica. La repressione governativa, tramite la polizia, aveva anche causato la morte di Moulay Nakhou, un giovane con disabilità di 33 anni avvelenato da un lacrimogeno che la polizia algerina ha lanciato in casa sua.

Total, in quell’occasione, si era affrettata a dichiarare che di non aver alcun ruolo nello sfruttamento del giacimento. L’azienda francese, infatti, ha sempre avuto i suoi interessi nel bacino di Timimoun, anch’esso ricco di gas non convenzionale. E ora pronto ad entrare nell’occhio del ciclone.

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