Antibiotici nei fiumi: contaminato il 65% dei corsi d’acqua in tutto il mondo

Uno studio della York University condotto su oltre 700 fiumi in tutto il mondo lancia l’allarme sulla presenza di farmaci in alte concentrazioni

antibioticiTrimetoprim, metronidazolo e ciproflaxina gli antibiotici più spesso rinvenuti

 

(Rinnovabili.it) – Altissime concentrazioni di antibiotici scorrono nelle acque di oltre la metà dei fiumi di tutto il mondo: a lanciare l’allarme è uno studio coordinato dall’Università di York, in Gran Bretagna, che ha preso in esame 711 corsi d’acqua in 72 Paesi trovando tracce di antibiotici nel 65% dei casi.

 

Gli studiosi hanno inviato kit per il monitoraggio di 14 dei principali antibiotici in commercio a centri di ricerca sparsi in 6 continenti: una volta collezionati campioni delle acque dei principali fiumi delle regioni, questi venivano congelati e rinviati in Gran Bretagna per le analisi.

 

I dati peggiori provengono da Paesi asiatici e africani: il trimetoprim, farmaco utilizzato soprattutto per il trattamento delle infezioni delle vie urinarie, è risultato quello più spesso rinvenuto nei corsi d’acqua analizzati (in 307 siti su 711), mentre quello con la più alta concentrazione è risultato il metronidazolo, un chemioterapico utilizzato soprattutto per trattare infezioni batteriche della pelle e della bocca, trovato in quantità 300 volte superiori al limite fissato dalla AMR Industry Alliance, un ente privato per il monitoraggio e il contenimento della resistenza antibiotica.

 

La ciproflaxina, utilizzata per una grande varietà d’infezioni, è il composto antibiotico rinvenuto più spesso in concentrazioni al di sopra dei limiti di sicurezza (51 punti degl’oltre 700 analizzati).

 

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Bangladesh, Kenya, Nigeria, Pakistan e Ghana i Paesi in cui più spesso i livelli di antibiotici nei fiumi oltrepassano i livelli massimi di sicurezza, ma risultati preoccupanti sono stati trovati anche in nelle Americhe e in Europa: il Danubio, in particolare, è risultato il fiume più inquinato del vecchio continente con 7 antibiotici rinvenuti in media nei punti di rilevamento (tra cui la claritromicina, un farmaco utilizzato per trattamenti delle vie respiratorie, trovato in concentrazioni fino a 4 volte superiori i limiti di sicurezza). Circa l’8% dei corsi d’acqua testati in Europa sono risultati al di sopra dei limiti di sicurezza.

 

Lo studio ha confermato che il maggior rischio di contaminazione avviene nei pressi di impianti di trattamento delle acque o di rifiuti, oppure in aree caratterizzate da conflitti e instabilità politica come il confine tra Israele e Palestina.

 

Le alte concentrazioni di antibiotici nei corsi d’acqua potrebbero alimentare ulteriormente la resistenza ai farmaci di batteri e virus: secondo un recente studio delle Nazioni Unite, i batteri resistenti agli antibiotici potrebbero causare fino a 10 milioni di decessi in tutto il mondo entro il 2050.

 

“I risultati sono piuttosto preoccupanti, a dimostrazione della diffusa contaminazione dei sistemi fluviali di tutto il mondo con composti antibiotici– ha commentato il professor Alistair Boxall, coordinatore dello studio presso lo York Environmental Sustainability Institute – Molti scienziati e responsabili politici ora riconoscono il ruolo dell’ambiente naturale nel problema della resistenza antimicrobica. Risolvere il problema sarà una grande sfida e richiederà investimenti nelle infrastrutture per il trattamento dei rifiuti e delle acque reflue, una regolamentazione più severa e la pulizia di siti già contaminati“.

 

Il team di ricerca si concentrerà nella valutazione dell’impatto ambientale dell’inquinamento da antibiotici su pesci, invertebrati e alghe. Secondo lo studio, alcuni fiumi del Kenya erano così pesantemente contaminati da non permettere la sopravvivenza di nessuna specie di pesce.

 

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