Appello degli ambientalisti: stop alla riforma della legge sui parchi

La legislatura sta finendo, le priorità del Parlamento sono molte. Perché non abbandonare la riforma della legge sui parchi che ne snatura la funzione?

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Sui parchi chiesta una “pausa di riflessione” al Senato

 

(Rinnovabili.it) –  «Non proseguire su una riforma che finirebbe per peggiorare la situazione della conservazione della natura d’Italia». È la richiesta di un gruppo di associazioni ambientaliste, coordinate dal WWF e preoccupate per la sorte dei parchi italiani, che sollecitano il Parlamento ad abbandonare la modifica della legge quadro sulle aree naturali protette (Legge 6 dicembre 1991, n. 394), che attualmente interessa oltre il 10% del territorio italiano e viene considerata un punto di svolta nella tutela della natura nel nostro paese, al punto da meritarsi il soprannome di “Costituzione delle aree protette italiane“.

«Oggi una proposta di legge in discussione al Senato intende apportare delle modifiche che finirebbero per peggiorarla pesantemente – recita l’appello, firmato, tra gli altri da WWF, Italia Nostra, Lipu, Mare Vivo – Se è vero che dopo 25 anni qualsiasi legge necessita di una verifica e di modifiche, è altrettanto vero che il testo in discussione non risolve nessuno dei problemi evidenziatisi nella gestione delle aree protette, ma anzi finisce per aggravarli, complici numerose modifiche apportate in maniera disorganica negli anni passati».

 

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Il documento, sottoscritto anche da presidenti di aree protette, docenti, centri di ricerca, attivisti ed esperti, è indirizzato al presidente del Consiglio Gentiloni, al ministro dell’Ambiente Galletti, al ministro della Giustizia Orlando, a quello dell’Agricoltura Martina, al ministro dei Beni Culturali Franceschini, al ministro dello Sviluppo Economico Calenda e a quello delle Infrastrutture Delrio. Tra i destinatari anche il viceministro dello Sviluppo Economico Teresa Bellanova, tutti i componenti della commissione ambiente e i presidenti dei gruppi parlamentari del Senato.

parchiAlle centinaia di aderenti non piacciono le soluzioni adottate su molteplici aspetti: ad esempio, non sarebbe più obbligatorio avere conoscenze di carattere scientifico per chi ricopre cariche di vertice negli enti parco, sdoganando i presidenti-manager più orientati alla commercializzazione di un brand che alla tutela della natura. Anche i consigli direttivi, con la riforma, si aprono a portatori di interessi economici, mentre le aree protette diventano terra di conquista per i cacciatori. Si cancella il parco nazionale del Delta del Po e vengono chieste royalties per interventi impattanti nei parchi come le trivellazioni, invece di vietarli tout court.

«Non sappiamo – scrivono i firmatari dell’appello – considerati i tempi della legislatura e i moltissimi nodi da sciogliere prima della sua conclusione, come andrà avanti l’esame del disegno di legge, ma per quella responsabilità che sentiamo di avere verso le future generazioni, vi chiediamo una pausa di riflessione che consenta approfondimenti e analisi, indispensabili considerato che è in gioco un patrimonio naturale e culturale senza eguali».

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