Aree costiere italiane: Venezia non è la sola in pericolo

Il livello del mare, a livello globale, è già salito di 18 cm e si prevede raggiungerà un aumento tra i 30 e i 60 cm. Alcune aree costiere italiane, tuttavia, potrebbero registrare entro il 2100 un aumento del livello del mare di 80-100 cm, a causa del riscaldamento globale, dell’erosione della costa e del movimento della crosta terrestre.

Aree costiere
Credits: Wayne Linton da Pixabay

Enea, IPCC e Ministero dell’Ambiente mettono in guardia sul rischio per le nostre aree costiere dovuto all’innalzamento dei mari.

 

(Rinnovabili.it) – Quanto è capitato a Venezia negli ultimi giorni ha sicuramente contribuito a rendere più consapevoli sugli effetti dei cambiamenti climatici e del riscaldamento globale sulle aree costiere. Tuttavia, il problema dell’innalzamento del livello del mare non rappresenta una minaccia solo per il capoluogo veneto, ma anche per altre aree italiane ugualmente esposte al rischio allagamento.

 

Secondo il geomorfologo dell’Enea Fabrizio Antonioli, infatti, sarebbero 40 le zone minacciate dagli effetti dello scioglimento dei ghiacciai che, sommato ai movimenti della crosta terrestre e all’azione dei venti e della pressione atmosferica, potrebbe produrre la combinazione perfetta per ulteriori (e altrettanto gravi) episodi di allagamento delle aree costiere come quello avvenuto nella città dei Dogi.

 

Secondo la ricerca di Enea dal titolo Variazione del livello del mare lungo la costa italiana negli ultimi 10.000 anni, coordinata da Antonioli e pubblicata su Quaternary Science Reviews, il problema si estende a quelle 40 aree costiere in cui si prevede che, entro il 2100, il mare avrà allagato campi, infrastrutture e quartieri in prossimità del mare. Tra i siti più esposti ci sarebbero l’area della Versilia, Oristano, Cagliari e la Pianura Pontina. Ma più preoccupante appare l’area che va da Monfalcone a Ravenna, secondo quanto dichiarato dal geomorfologo ad AdnKronos.

 

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Se, come riportano la ricerca di Enea, un innalzamento del mare tra gli 80 e i 100 cm entro il 2100 è un dato attendibile per quelle aree, allora questo avrebbe delle considerevoli conseguenze, ad esempio, sul modo in cui verranno progettate o adeguate le infrastrutture, a partire dai porti: “la quota alla quale stanno pensando di riprogettare i porti che devono durare almeno fino al 2080 è una quota di più di due metri, perché al metro di sollevamento del mare va sommato il metro dovuto alle condizioni che si sono temporaneamente verificate a Venezia (vento da sud, bassa pressione, alta marea)”, ha dichiarato Antonioli.

 

All’innalzamento del mare, inoltre, bisogna anche aggiungere il fenomeno dell’erosione che minaccia le aree costiere, ovvero il risultato delle alterazioni (dirette o indirette) dei sedimenti determinate soprattutto da cause antropiche. Infatti, la riduzione dei sedimenti e il conseguente “irrigidimento” dei litorali hanno determinato negli ultimi decenni importanti e preoccupanti cambiamenti nelle morfologie delle spiagge, da cui consegue un loro progressivo arretramento fino a minacciare la sicurezza dei centri abitati e delle infrastrutture.  Gli effetti più eclatanti si osservano soprattutto dopo il manifestarsi delle forti mareggiate che si abbattono sulle aree costiere, che dimostrano come sia aumentata la loro vulnerabilità. Infatti, come mette il luce lo stesso Ministero dell’Ambiente, su molti tratti di costa basta ormai un singolo evento per provocare decine di metri di arretramento della linea di riva, dovuto principalmente alla scomparsa delle difese naturali costiere.

 

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I dati di Enea sono anche confermati dalle recenti ricerche dell’IPCC sullo stato di salute degli oceani e dei ghiacciai. Gli esperti, infatti, stimano che i ghiacciai più piccoli (presenti in Europa, Africa orientale, nelle Ande tropicali e in Indonesia) potrebbero perdere oltre l’80% della loro attuale massa entro il 2100. Questo dato, messo insieme a quello riguardante la perdita di massa delle calotte glaciali più grandi, provocherebbe una crescita del livello del mare di circa 30-60 cm entro la fine del secolo, facendo una media globale. Questo numero, che mostra come il trend abbia subito una forte accelerazione se paragonato a quanto successo durante il 20° secolo, sembrerebbe destinato a non cambiare anche se riuscissimo a contenere il riscaldamento globale entro i 2°C.

 

Proprio a causa dei cambiamenti climatici, il livello del mare a scala globale è già salito di ben 18 cm durante l’ultimo secolo. Per quanto concerne il Mediterraneo, recenti studi mettono in luce che gli elementi di maggiore criticità per le aree costiere dovuti al climate change si manifestano soprattutto nelle variazioni di salinità dell’acqua, che hanno forti conseguenze sul bilancio idrologico del bacino. Queste variazioni, insieme a erosione delle coste, movimenti della terra e particolari condizioni meteorologiche potrebbero rappresentare una forte minaccia e rendere sempre più frequenti disastri come quello di Venezia.

 

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