Bracconaggio, salvo il pangolino ma nulla di fatto sull’avorio africano

Il summit mondiale di Johannesburg sulle specie a rischio estinzione accorda la massima tutela a pangolino e bertuccia, ma Ong di tutto il mondo chiedono un bando totale anche sul commercio di avorio

Bracconaggio, salvo il pangolino ma nulla di fatto sull’avorio africano

 

(Rinnovabili.it) – Stop totale al commercio del pangolino e di altre specie a rischio. La decisione arriva dalla conferenza mondiale CITES, in programma a Johannesburg fino al 5 ottobre, dove 182 Stati hanno inserito il mammifero più colpito al mondo dal bracconaggio nella lista delle specie con il maggior grado di protezione. Ma i 2.500 delegati stanno passando al vaglio decine di altre proposte che riguardano circa 500 specie, con lo scopo di rafforzare le misure di controllo internazionali. Gli accordi raggiunti in questa sede infatti saranno vincolanti per i membri della conferenza.

“Questa è una grande vittoria e una rara buona notizia per alcune delle specie animali più a rischio e vittime di traffico al mondo – commenta la delegata del WWF Ginette HemleySpazzata via ogni discussione sulla legalità di questi commerci, ora la vita dei trafficanti illegali è più difficile”. Insieme al pangolino sono state inserite nell’Appendice 1 – la massima protezione possibile – anche la bertuccia (l’unica scimmia europea, diffusa a Gibilterra oltre che in Marocco) e lo stambecco del Caucaso.

 

Bracconaggio, salvo il pangolino ma nulla di fatto sull’avorio africanoIl bracconaggio e il commercio illegale di piante e animali è un business da 231 miliardi di dollari ogni anno, il quarto mercato nero al mondo, di cui si avvantaggiano reti criminali diffuse in ogni angolo del pianeta. Nel caso del pangolino – come dell’avorio ricavato dalle zanne degli elefanti – l’Africa è il principale bacino di provenienza, ma le sue carni, la pelle e i cuccioli hanno come destinazione i mercati del sud-est asiatico, soprattutto Cina e Vietnam dove il piccolo mammifero è considerato ingrediente fondamentale per alcuni rimedi naturali.

Ma il fenomeno del bracconaggio non è relegato soltanto in regioni esotiche: anche l’Europa è teatro di questo scempio e mercato di destinazione. Da qui il divieto di commercio per la bertuccia, anch’essa a rischio con una popolazione dimezzata in 30 anni che ora conta appena 6.500 individui. Situazione grave anche per l’elefante africano, in questi giorni sotto i riflettori alla conferenza CITES che l’aveva messo nella categoria più protetta già nel 1989. Infatti alcuni paesi dell’Africa australe (Botswana, Namibia, Zimbabwe e Sudafrica) hanno da tempo reintrodotto la possibilità di commerciare avorio legalmente e oggi premono per una modifica dello status di questa specie. Ong di tutto il mondo chiedono, al contrario, che venga introdotto un bando totale: il bracconaggio solo nell’ultimo decennio ha ridotto gli elefanti africani di ben 110mila individui.

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