Burden Sharing: per Assosolare obiettivi PAN “obsoleti”

Secondo l’Associazione, oggi qualsiasi provvedimento preso sulla base Piano d’Azione Nazionale risulterebbe superato

(Rinnovabili.it) – Il Burden Sharing sta focalizzando le attenzioni del settore delle rinnovabili. Lo schema del provvedimento, da tempo atteso, ha ricevuto l’ok la scorsa settimana con l’intesa raggiunta dalla Conferenza Stato-Regioni, suscitando soddisfazione e critiche di quanti, in questi 6 anni di vuoto normativo, avevano ripetutamente ricordato l’importanza del decreto per la crescita economica ed occupazionale del Paese.

Ai primi commenti di Anev ed Ises Italia si aggiungono ora anche quelli di Assosolare, l’associazione nazionale dell’Industria Fotovoltaica. Attiva sostenitrice della pianificazione a livello regionale e locale come strumento utile per lo sviluppo delle energie rinnovabili e come elemento essenziale per la crescita della produzione green nazionale, Assosolare lamenta oggi l’anacronismo in cui è scivolato il provvedimento.

“E’ corretto che ciascuna Regione abbia target dimensionati sulle reali potenzialità e sulle caratteristiche del territorio locale. E’ altresì necessario stabilire e adottare una metodologia di monitoraggio con step intermedi, al fine di poter apportare eventuali correttivi che si rendessero necessari”, ma “basarsi su obiettivi contenuti nel PAN costituisca un errore poiché obsoleti. Oggi qualsiasi provvedimento preso sulla quella base risulterebbe superato”.

Un aspetto critico già denunciato in precedenza dall’Associazione tramite una lettera inviata al Presidente Errani lo scorso giovedì che invitava la Conferenza Stato Regioni a riflettere sul provvedimento in tema di Burden Sharing. In questo contesto Assosolare propone che la definizione del Burden Sharing venga rimandata a valle della definizione della Strategia Energetica Nazionale, onde evitare che il decreto assuma la forma di un “mero adempimento normativo”.

Articolo precedenteLondra: il Routemaster ibrido solca le strade della capitale
Articolo successivoMonitorare l’ambiente del Mezzogiorno? Ci pensa I-Amica