Cambiare tutto in 20 anni o cambierà clima per sempre

Per non gettare al vento gli impegni di Parigi sul clima abbiamo appena 20 anni secondo i direttori dell’Istituto di Potsdam sugli impatti climatici

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Servono cambiamenti radicali o il clima potrebbe impazzire

 

(Rinnovabili.it) – I nuovi vertici dell’Istituto di Potsdam sugli impatti climatici, il più importante think tank ambientale del mondo, hanno le idee chiare: il mondo avrà bisogno di cambiamenti radicali nei prossimi 20 anni, che vanno dall’uso dell’energia alla produzione alimentare, per raggiungere gli obiettivi stabiliti da 196 nazioni con l’accordo sul clima di Parigi.

climaOttmar Edenhofer, ex economista oggi a capo dell’istituto, e il suo condirettore Johan Rockstrom, sono stati nominati venerdì e hanno rilasciato un’intervista in cui danno la loro opinione sul quadro delle politiche climatiche messe in campo fino ad oggi. Secondo i due scienziati sarà necessario implementare sistemi di cattura e sequestro del carbonio nelle centrali termoelettriche e riformare l’agricoltura, che tramite la produzione di carne e fertilizzanti emette troppi gas serra. Le nazioni sviluppate dovrebbero dare l’esempio, spiegano Edenhofer e Rockstrom. Ad esempio la Germania, dove la cancelliera Angela Merkel è sotto pressione per porre fine all’uso del carbone nella produzione di energia. Ma se la stessa Germania non è in grado di eliminare gradualmente questo combustibile inquinante, “come possiamo aspettarci che lo facciano la Polonia, l’Indonesia, il Vietnam o la Turchia?”, ha detto Edenhofer.

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Per riuscire a non gettare al vento le promesse di Parigi “abbiamo appena 20 anni” spiegano i direttori dell’Istituto di Potsdam sugli impatti climatici. Poi sarà troppo tardi per evitare un riscaldamento globale oltre la soglia dei 2 °C a fine secolo rispetto ai livelli preindustriali. L’istituto lavorerà per conoscere meglio i danni a lungo termine, oggi poco conosciuti, che però derivano da disastri naturali legati al clima, come inondazioni, siccità e tempeste. Le famiglie povere delle nazioni in via di sviluppo, ad esempio, spesso si concentrano sulla ricostruzione delle loro case dopo un disastro naturale, ma smettono di mandare i figli a scuola.

L’istituto potrebbe utilizzare più dati satellitari, ad esempio la quantità di luce emessa durante la notte da villaggi,  paesi e città nelle nazioni più povere, come indicatore della povertà locale e della vulnerabilità.
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