Il cibo distrutto dalla siccità potrebbe nutrire 80 milioni di persone

Con il cibo reso inservibile dalle siccità potremmo alimentare l’intera Germania ogni giorno per un anno. Invece milioni di persone soffrono la fame

siccità

 

Così la siccità si è mangiata il nostro cibo

 

(Rinnovabili.it) – Le colture rese inservibili dalle siccità sarebbero sufficienti ad alimentare ogni giorno per un anno un paese di 80 milioni di persone. Dati scioccanti quelli diffusi dalla Banca Mondiale, che mostra le conseguenze devastanti dei lunghi periodi senza precipitazioni. Condizioni climatiche che mettono a rischio la crescita dei bambini e la vita delle famiglie, condannandole alla povertà. Non ci accorgiamo, solitamente, di quanto può influire sulla produzione alimentare una severa siccità, perché mentre alluvioni, tempeste o inondazioni hanno impatti immediati, la carenza di acqua li diluisce nel tempo. Ma la miseria che lascia dietro di sé è fino a quattro volte più grave.

I nuovi dati della Banca Mondiale mostrano che le donne nate durante le siccità hanno un accesso più ridotto all’istruzione, partoriscono più figli e hanno maggiori probabilità di soffrire di violenza domestica. I problemi causati dalle siccità sono trasmessi alla generazione successiva, alimentando un circolo vizioso.

 

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Inoltre, questi fenomeni climatici innescano un attacco alle risorse naturali: con i rendimenti delle colture in calo, gli agricoltori provano ad espandersi nelle foreste radendo al suolo gli alberi. Ma le foreste esercitano un ruolo di stabilizzatori del clima e aiutano a regolare le risorse idriche. Con la deforestazione si riduce la possibilità di approvvigionamento idrico e si intensificano gli effetti dei cambiamenti climatici. La spirale negativa in cui alcuni paesi del sud del mondo si stanno avvitando è da interrompere quanto prima, spiegano gli esperti. Molti di essi coprono aree già affette da grandi deficit alimentari e sono classificati come paesi fragili: un fatto che aumenta la necessità di affrontare il problema.

La relazione raccomanda di costruire nuove infrastrutture di stoccaggio dell’acqua, oltre al varo di una strategia per gestire la domanda. Ad esempio con una più severa regolamentazione delle società di servizi che operano in città, incentivandole ad investire per migliorare le prestazioni.

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4 Commenti

  1. Dissalazione (o desalinizzazione che dir si voglia), è l’unica soluzione definitiva. I paesi sviluppati dovrebbero unire i fondi solidali per portare questa tecnologia là dove serve. Invece di buttar soldi regalandoli a governi corrotti che fanno finta di frenare l’immigrazione per spremere sempre più denaro, un grosso impianto di questo tipo, alimentato con fonti rinnovabili, potrebbe servire una grande regione arida, con opportuni bacini di raccolta e adeguate tubature. Purtroppo il male peggiore è la corruzione a livello globale, corruzione che inaridisce ogni buona iniziativa e la distrugge sul nascere. Altro che clima e meteo avverso: homo homini lupus, questo è il problema.

    • Ritamir non serve un sistema di Dissalazione c’è bisogno che la gente sappia usare l’acqua in maniera giusta, basta sprechi o usi impropri dell’acqua,ad esempio lavare l’auto è una stupidaggine che fa buttare via trilioni di litri d’acqua l’anno oppure in agricoltura usare soltanto l’irrigazione a goccia quando serve e nel orario giusto,la produzione di sistemi tecnologici che usano una quantità indescrivibile di acqua ecc… potrei farti moltissimi esempi ma non mi basterebbe 1 mese per dirteli tutti.
      Per prima cosa pensiamo agli sprechi sul serio e subito poi se mai possiamo fare molti altri studi per migliorare i possibili impianti di dissalazione.
      Io la penso cosi poi buona serata

      • Anche se tutti imparassero a risparmiare acqua (e nessuno al mondo è più bravo di me), cosa difficilissima da insegnare in una società degli sprechi, non basterebbe lo stesso. Qui si tratta di portare acqua a chi non ne ha per niente, altro che risparmiarla dove c’è. Anche perchè, prima o poi, con il cambiamento climatico, verrà a mancare a tutti e non ci sarà modo di razionarla. Io la penso così.

  2. Purtroppo non c’è solo la siccità a minacciare l’agricoltura ma è anche la crescita delle temperature a danneggiare le coltivazioni. Quando fa troppo caldo anche in presenza di una corretta irrigazione si perdono i raccolti oppure si raccoglie materiale di cattiva qualità. Bisogna puntare a nuove tecniche di produzione rifuggendo dai mesi più torridi, imparare dai paesi che da sempre producono cibo in zone aride e investire in ricerca.

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