La Cina ha mentito: brucia il 17% di carbone in più

Il consumo di carbone della nazione è stato molto più alto di quanto Pechino volesse far credere. Ma il governo adesso è smentito dai suoi stessi dati

La Cina ha mentito brucia il 17 di carbone in più

 

(Rinnovabili.it) – Proprio mentre la responsabile ONU per i cambiamenti climatici, Christiana Figueres, dichiara che la Cina è più avanti degli Stati Uniti nella transizione verde, il New York Times pubblica dati imbarazzanti sul reale consumo di carbone di Pechino. Rispetto a quanto dichiarato dal governo cinese per il 2013, il Dragone avrebbe consumato il 17% in più (4,2 miliardi di tonnellate in totale), un dato che potrebbe complicare le trattative alla COP 21 per il raggiungimento di un accordo sul clima.

I nuovi dati sono apparsi di recente nell’annuario delle statistiche energetiche pubblicato nel silenzio da un’agenzia statistica cinese. Mostrano che il consumo di carbone è sottostimato dal 2000, e in particolare negli ultimi anni. Le revisioni sono basate su un censimento dell’economia condotto nel 2013, che ha mostrato – dice il NYT – lacune nella raccolta dei dati, soprattutto quelli provenienti da piccole aziende e fabbriche.

 

La Cina ha mentito brucia il 17 di carbone in più 3Anche per una nazione grande come la Cina, sostiene la testata, il tasso di correzione è immenso. La revisione al rialzo delle statistiche ufficiali significa che il Paese ha prodotto emissioni di CO2 in quantità molto maggiore, dell’ordine del miliardo di tonnellate nel 2013. Per fare un parallelo, si tratta di un aumento pari alle emissioni annue derivanti dal consumo di combustibili fossili dell’intera economia tedesca. Nel 2012, invece, 600 milioni di tonnellate di CO2 prodotte sono state conteggiate solo adesso.

I delegati internazionali provenienti da 196 Paesi dovranno fare i conti con queste nuove stime una volta riuniti alla COP 21, così come i rapporti degli scienziati del clima dovranno tener conto di questa immensa quota di emissioni precedentemente non conteggiata.

Il governo cinese ha promesso di fermare la crescita delle emissioni entro il 2030. Secondo il National Rescources Defence Council, interpellato dalla testata americana, sarà molto più difficile rispettare i termini, seppure mai come ora vi sia l’urgenza di riuscirci.

Yang Fuquiang, del NRDC, ha detto che questa notizia avrà un impatto notevole, «perché la Cina ha bruciato molto più carbone di quanto credessimo. Scopriamo che si tratta di un emettitore ancora più grande di quanto avessimo immaginato. Questo aiuta a spiegare perché la qualità dell’aria della Cina sia così scarsa».

 

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L’Agenzia internazionale per l’energia (EIA) ha fatto sapere che rivedrà entro oggi le sue stime per il periodo 2011-2013: gli analisti prevedono un tasso di inquinamento da CO2 in Cina più alto del 4-6% tra il 2011 e il 2012, ma secondo altri esperti la crescita potrebbe toccare l’11%.

La domanda è: perché nessuno nel resto del mondo ha rilevato un aumento delle emissioni? Secondo il Global Carbon Project, interrogato dal New York Times, «i numeri rivisti non alterano le stime della quantità totale di anidride carbonica nell’aria. Questa viene misurata direttamente, non desunta dai dati sul consumo di combustibile».

Se le emissioni cinesi sono state molto maggiori di quanto si credeva i ricercatori ora dicono di voler capire dove siano finite. Pensano che potrebbero essere stata assorbite in dalle foreste o dagli oceani. O forse anche loro hanno “sbagliato” i calcoli.

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