Lo scienziato del clima James Hansen calcola che la graduale scomparsa degli aerosol, insieme al raddoppio dello squilibrio nel bilancio energetico terrestre, stia portando a un’accelerazione imprevista del global warming da +0,18 a +0,27°C per decennio. A questo ritmo, i 2 gradi saranno raggiunti entro il 2050
Tramite l’evapotraspirazione, la foresta contribuisce a raffrescare localmente il clima. La deforestazione ha effetti locali sulle temperature, anche in un raggio di 100 km dalle aree disboscate. Dove il degrado è maggiore si arriva a incrementi di 4,4°C
Uno studio dell’Imperial College London ricalcola il budget di carbonio globale aggiornando le stime dell’IPCC. Gli ultimi tre anni di emissioni record lo hanno dimezzato. Ci restano 250 GtCO2eq, circa 6 anni di emissioni ai livelli attuali
Uno studio dell’università della California – San Diego suggerisce che i modelli predittivi che usiamo oggi non tengano nel dovuto conto il ruolo dell’acqua di fusione nell’aumentare lo scioglimento
Uno studio pubblicato su Nature Communications suggerisce che la risposta potrebbe risiedere nella reazione della circolazione atmosferica all’impatto del riscaldamento globale
Uno studio guidato dall’Arctic University of Norway stima in una forchetta compresa tra 1,7 e 2,3 gradi il livello di riscaldamento globale che può innescare delle perdite ingenti e rapide di calotta glaciale della Groenlandia. Anche uno sforamento solo temporaneo degli 1,5 gradi porterà a uno scioglimento sostanziale
Uno studio dell’Accademia delle Scienze di Pechino calcola che anche in uno scenario emissivo ottimistico le siccità più intense e frequenti faranno diminuire di 2,3 volte l’attività di piante e foreste, riducendo la loro capacità di stoccare CO2. In uno scenario a maggior tasso di emissioni il calo è di 3,5 volte
Uno studio dell’università delle Nazioni Unite identifica 6 punti di non ritorno del rischio a cui l’umanità si sta avvicinando (o ha già superato, almeno in alcune regioni). Innescarli ha effetti a catena e globali che minano alla base la capacità delle nostre società di mettere in campo misure adeguate per gestire la crisi climatica
In qualsiasi scenario emissivo, anche quello più ottimistico, per tutto il 21° secolo la regione ovest del continente ghiacciato continuerà a perdere massa glaciale a un ritmo 3 volte più alto rispetto al secolo precedente. Lo studio del British Antarctic Survey
Più di metà dei principali indicatori della crisi climatica registra livelli estremi. In alcuni casi – il riscaldamento globale tra luglio e agosto – con valori inediti negli ultimi 100.000 anni. L’attenzione si concentra sul possibile innesco di nuovi meccanismi di feedback positivo, mentre alcuni di essi sono già all’opera e contribuiscono all’accelerazione inaspettata del global warming quest’anno