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La commissione Ambiente chiede la bocciatura del glifosato

Gli eurodeputati dell'ENVI committee chiedono di respingere la nuova autorizzazione al glifosato. Troppi sospetti sull'operato dell'EFSA

La commissione Ambiente chiede la bocciatura del glifosato

 

(Rinnovabili.it) – La Commissione europea non dovrebbe rinnovare l’autorizzazione all’utilizzo e alla vendita del glifosato. Dovrebbe invece commissionare una revisione indipendente e divulgare tutte le prove scientifiche che l’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) ha utilizzato per definire questa sostanza «probabilmente non cancerogena», al contrario dell’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC).

Sono le richieste della commissione Ambiente del Parlamento europeo, che oggi ha approvato la proposta di risoluzione del socialdemocratico Pavel Poc con 38 voti favorevoli, 6 contrari e 18 astensioni. Con essa si invita la plenaria a premere sull’esecutivo europeo affinché non dia il via libera per altri 15 anni al glifosato, principio attivo di numerosi erbicidi potenzialmente devastanti per la salute umana e dell’ambiente.

La proposta approvata oggi verrà messa ai voti del Parlamento Ue durante la sessione dell’11-14 aprile. A maggio si riunirà nuovamente il Comitato fitosanitario, composto da esperti nominati dagli Stati membri. Se, come è successo l’8 marzo, non si raggiungerà una maggioranza, toccherà alla Commissione europea decidere. A giugno, infatti, scadrà l’autorizzazione per il glifosato.

 

AIAB soddisfatta: Ora le Regioni italiane mettano al bando il glifosato

La commissione Ambiente chiede la bocciatura del glifosato 4«Per come si stavano mettendo le cose – sospira di sollievo Vincenzo Vizioli, presidente di AIAB – sembrava potesse prevalere l’indifferenza. Invece il lavoro dei movimenti ambientalisti e delle associazioni del biologico ha portato a questa presa di posizione forte. Ora chiediamo alle Regioni italiane di sospendere l’uso degli erbicidi a base di glifosato e di escluderlo dal Piano Agricolo Nazionale per l’uso sostenibile dei fitofarmaci».

«Il fatto che dobbiamo ricorrere ad un’obiezione parlamentare dimostra che qualcosa è andato storto nel processo decisionale – ha dichiarato l’eurodeputato Pavel Poc, che ha preparato la bozza di risoluzione – Il glifosato è stato classificato come probabilmente cancerogeno dall’Organizzazione mondiale della sanità: anche se l’industria ha sostenuto che la sostanza può essere completamente metabolizzata, è ormai chiaro che i residui sono ovunque: nell’ambiente, in molti prodotti che consumiamo ogni giorno, nei nostri corpi».

Poc ha poi chiesto che l’EFSA pubblichi gli studi sui quali ha fatto affidamento per valutare la cancerogenicità dell’erbicida lo scorso novembre. Fino ad oggi, infatti, non si conoscono le basi di quella decisione, né i nomi di chi l’ha presa per conto di un intero continente. Si sa soltanto che le ricerche utilizzate dagli esperti europei sono state condotte dalle stesse aziende interessate alla commercializzazione di diserbanti ottenuti a partire da questa sostanza. Ma queste valutazioni sono coperte da segreto commerciale. Al contrario, gli scienziati dell’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro hanno utilizzato letteratura scientifica di pubblico dominio. A chi credere?

 

La commissione Ambiente chiede la bocciatura del glifosato 2

 

Le mani dell’industria sulla legislazione europea

I due procedimenti sono radicalmente differenti nell’approccio. Uno pubblico e trasparente, l’altro segreto e ad alto rischio di conflitti di interessi. Questo solleva preoccupazioni nel mondo della scienza e della società civile, dal momento che il sistema di regolamentazione europeo sta prendendo una piega sempre più opaca. Lo dimostra la nuova proposta di Bruxelles per un capitolo sulla cooperazione regolatoria nel TTIP, l’accordo di libero scambio che l’Ue sta cercando di raggiungere con gli USA. I critici sono convinti che gli standard europei saranno rivisti al ribasso per allineare un approccio oggi basato sul principio di precauzione ad uno che, invece, funziona al contrario. La Commissione europea ha intenzione di sottoporre ai gruppi di interesse statunitensi tutte le sue future legislazioni prima di trasferirle al Parlamento europeo e agli Stati membri. Ciò può creare l’incredibile situazione in cui una multinazionale americana può sollevare obiezioni su una direttiva prima degli eurodeputati. Non solo il processo legislativo verrebbe rallentato, ma i provvedimenti più cautelativi potrebbero essere emendati dalle aziende prima che la politica possa visionarli.

L’interferenza nel processo di regolamentazione europeo c’è già stata, scrive l’Independent, proprio in occasione della rivalutazione del glifosato. Gli enormi interessi della Monsanto, per la quale l’erbicida vale un giro d’affari da 5 miliardi di dollari l’anno, avrebbero avuto un ruolo non secondario nell’indirizzare la valutazione dell’EFSA. Con un trattato come il TTIP in vigore, la presenza delle aziende chimiche negli uffici della Commissione europea non sarà più un’anomalia: sarà la prassi.

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Rinnovabili • Batterie al sodio allo stato solido

Batterie al sodio allo stato solido, verso la produzione di massa

Grazie ad un nuovo processo sintetico è stato creato un elettrolita di solfuro solido dotato della più alta conduttività per gli ioni di sodio più alta mai registrata. Circa 10 volte superiore a quella richiesta per l'uso pratico

Batterie al sodio allo stato solido
via Depositphotos

Batterie al Sodio allo Stato Solido più facili da Produrre

La batterie allo stato solido incarnano a tutti gli effetti il nuovo mega trend dell’accumulo elettrochimico. E mentre diverse aziende automobilistiche tentano di applicare questa tecnologia agli ioni di litio, c’è chi sta percorrendo strade parallele. É il caso di alcuni ingegneri dell’Università Metropolitana di Osaka, in Giappone. Qui i professori Osaka Atsushi Sakuda e Akitoshi Hayash hanno guidato un gruppo di ricerca nella realizzazione di batterie al sodio allo stato solido attraverso un innovativo processo di sintesi.

Batterie a Ioni Sodio, nuova Frontiera dell’Accumulo

Le batterie al sodio (conosciute erroneamente anche come batterie al sale) hanno conquistato negli ultimi anni parecchia attenzione da parte del mondo scientifico e industriale. L’abbondanza e la facilità di reperimento di questo metallo alcalino ne fanno un concorrente di primo livello dei confronti del litio. Inoltre l’impegno costante sul fronte delle prestazioni sta portando al superamento di alcuni svantaggi intrinseci, come la minore capacità. L’ultimo traguardo raggiunto in questo campo appartiene ad una ricerca cinese che ha realizzato un unità senza anodo con una densità di energia superiore ai 200 Wh/kg.

Integrare questa tecnologia con l’impiego di elettroliti solidi potrebbe teoricamente dare un’ulteriore boost alla densità energetica e migliorare i cicli di carica-scarica (nota dolente per le tradizionali batterie agli ioni di sodio). Quale elettrolita impiegare in questo caso? Quelli di solfuro rappresentano una scelta interessante grazie alla loro elevata conduttività ionica e lavorabilità. Peccato che la sintesi degli elettroliti solforati non sia così semplice e controllabile. Il che si traduce in un’elevata barriera per la produzione commerciale delle batterie al sodio allo stato solido.

Un Flusso di Polisolfuro reattivo

É qui che si inserisce il lavoro del team di Sakuda a Hayash. Gli ingegneri hanno messo a punto un processo sintetico che impiega sali fusi di polisolfuro reattivo per sviluppare elettroliti solidi solforati. Nel dettaglio utilizzando il flusso di polisolfuro Na2Sx come reagente stechiometrico, i ricercatori hanno sintetizzato due elettroliti di solfuri di sodio dalle caratteristiche distintive, uno dotato della conduttività degli ioni di sodio più alta al mondo (circa 10 volte superiore a quella richiesta per l’uso pratico) e uno vetroso con elevata resistenza alla riduzione.

Questo processo è utile per la produzione di quasi tutti i materiali solforati contenenti sodio, compresi elettroliti solidi e materiali attivi per elettrodi“, ha affermato il professor Sakuda. “Inoltre, rispetto ai metodi convenzionali, rende più semplice ottenere composti che mostrano prestazioni più elevate, quindi crediamo che diventerà una metodologia mainstream per il futuro sviluppo di materiali per batterie al sodio completamente allo stato solido“.  I risultati sono stati pubblicati su Energy Storage Materials and Inorganic Chemistry .

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About Author / Stefania Del Bianco

Giornalista scientifica. Da sempre appassionata di hi-tech e innovazione energetica, ha iniziato a collaborare alla testata fin dalle prime fasi progettuali, profilando le aziende di settore. Nel 2008 è entrata a far parte del team di redattori e nel 2011 è diventata coordinatrice di redazione. Negli anni ha curato anche la comunicazione e l'ufficio stampa di Rinnovabili.it. Oggi è Caporedattrice del quotidiano e, tra le altre cose, si occupa quotidianamente delle novità sulle rinnovabili, delle politiche energetiche e delle tematiche legate a tecnologie e mercato.


Rinnovabili • fotovoltaico materiale quantistico

Fotovoltaico, ecco il materiale quantistico con un’efficienza del 190%

Un gruppo di scienziati della Lehigh University ha sviluppato un materiale dotato di una efficienza quantistica esterna di 90 punti percentuali sopra quella delle celle solari tradizionali

fotovoltaico materiale quantistico
via Depositphotos

Nuovo materiale quantistico con un assorbimento solare medio dell’80%

Atomi di rame inseriti tra strati bidimensionali di seleniuro di germanio e solfuro di stagno. Questa la ricetta messa a punto dai fisici Srihari Kastuar e Chinedu Ekuma nei laboratori della Lehigh University, negli Stati Uniti, per dare una svecchiata alla prestazioni delle celle solari. Il duo di ricercatori ha così creato un nuovo materiale quantistico dalle interessanti proprietà fotovoltaiche. Impiegato come strato attivo in una cella prototipo, infatti, il nuovo materiale ha mostrato un assorbimento solare medio dell’80%, un alto tasso di generazione di portatori fotoeccitati e un’efficienza quantistica esterna (EQE) record del 190%. Secondo gli scienziati il risultato raggiunto supera di gran lunga il limite teorico di efficienza di Shockley-Queisser per i materiali a base di silicio e spinge il campo dei materiali quantistici per il fotovoltaico a nuovi livelli. 

leggi anche Fotovoltaico in perovskite, i punti quantici raggiungono un’efficienza record

L’efficienza quantistica esterna

Tocca fare una precisazione. L’efficienza quantistica esterna non va confusa con l’efficienza di conversione, il dato più celebre quando si parla di prestazioni solari. L’EQE rappresenta il rapporto tra il numero di elettroni che danno luogo a una corrente in un circuito esterno e il numero di fotoni incidenti ad una precisa lunghezza d’onda

Nelle celle solari tradizionali, l’EQE massimo è del 100%, tuttavia negli ultimi anni alcuni materiali e configurazioni avanzate hanno dimostrato la capacità di generare e raccogliere più di un elettrone da ogni fotone ad alta energia incidente, per un efficienza quantistica esterna superiore al 100%. Il risultato di Kastua e Ekuma, però, rappresenta un unicum nel settore.

Celle solari a banda intermedia

Per il loro lavoro due fisici sono partiti da un campo particolare della ricerca fotovoltaica. Parliamo delle celle solari a banda intermedia (IBSC – Intermediate Band Solar Cells), una tecnologia emergente che ha il potenziale per rivoluzionare la produzione di energia pulita. In questi sistemi la radiazione solare può eccitare i portatori dalla banda di valenza a quella di conduzione, oltre che direttamente, anche in maniera graduale. Come?  “Passando” per l’appunto attraverso stati di una banda intermedia, livelli energetici specifici posizionati all’interno della struttura elettronica di un materiale creato ad hoc. “Ciò consente a un singolo fotone di provocare generazioni multiple di eccitoni attraverso un processo di assorbimento in due fasi“, scrivono i due ricercatori sulla rivista Science Advances.

Nel nuovo materiale quantistico creato dagli scienziati della Lehigh University questi stati hanno livelli di energia all’interno dei gap di sottobanda ideali. Una volta testato all’interno di una cella fotovoltaica prototipale il materiale ha mostrato di poter migliorare l’assorbimento e la generazione di portatori nella gamma dello spettro dal vicino infrarosso alla luce visibile. 

La rivoluzione dei materiali quantistici

Il duo ha sviluppato il nuovo materiale sfruttando i “gap di van der Waals”, spazi atomicamente piccoli tra materiali bidimensionali stratificati. Questi spazi possono confinare molecole o ioni e gli scienziati dei materiali li usano comunemente per inserire, o “intercalare”, altri elementi per ottimizzare le proprietà dei materiali. Per la precisione hanno inserito atomi di rame tra strati di seleniuro di germanio e solfuro di stagno. “Rappresenta un candidato promettente per lo sviluppo di celle solari ad alta efficienza di prossima generazione – ha sottolineato Ekuma – che svolgeranno un ruolo cruciale nell’affrontare il fabbisogno energetico globale“.

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