Rinnovabili •

Si è conclusa la COP 24, i commenti più autorevoli

 

Alla chiusura dei lavori della 24ma Conferenza ONU sul Clima abbiamo raccolto a caldo i commenti di Onufrio, Midulla, Zanchini, Nebbia, Sassi, Muroni, Zorzoli, Mori, le persone più rappresentative nel nostro Paese per ciò che riguarda le questioni trattate a Katowice.

 

 

A Katowice poca ambizione, e il tempo stringe

di Giuseppe Onufrio – direttore Greenpeace Italia

 

 

 

9d6bd1e607bb48fff4e2fe1fc2481f51Da Katowice, nel centro della zona carbonifera polacca, è arrivato un segnale deludente.

Se da una parte sono state definite le regole per poter confrontare le diverse politiche climatiche – cosa essenziale per andare avanti verso gli obiettivi dell’Accordo di Parigi – si registra uno stallo negli impegni di riduzione delle emissioni. Per quanto il dispositivo dell’Accordo di Parigi preveda la formalizzazione dei nuovi impegni nel 2020, la Conferenza di Katowice ha segnato un arretramento nella volontà politica. Lo si era visto da subito quando USA, Russia, Arabia Saudita e Kuwait – una sorta di alleanza fossile? – avevano rifiutato di “accogliere” l’ultimo rapporto dell’IPCC che poche settimane fa aveva quantificato la differenza degli impatti tra un aumento di 1,5°C e 2°C di temperatura media globale.

La questione della fuoriuscita dal carbone è un tema molto critico in Polonia come in altri Paesi centroeuropei (Germania inclusa) e pone la questione – che è centrale nelle politiche climatiche – di una transizione giusta: alcun settori – a partire dal quello del carbone – dovranno essere progressivamente chiusi, altri dovranno essere sviluppati e questo richiede politiche attente – riqualificazione dei lavoratori, compensazioni e altri ammortizzatori sociali – per mitigare gli effetti sociali di quella che sarà una grande trasformazione.

 

Di rilevo l’iniziativa della Pontifica Accademia delle Scienze che assieme all’Accademia delle Scienze della Polonia hanno siglato un ‘memorandum’ congiunto chiedendo “una transizione, basata sull’uomo, dal settore critico del carbone non più tardi del 2030” –  mentre i sindacati polacchi si esprimevano contro l’ipotesi di “phase-out”. Dunque, il tema non riguarda solo le politiche di Trump – gli USA comunque non sono ancora tecnicamente “usciti” dall’Accordo di Parigi – è più ampio e riguarda questioni di equità sociale.

Se nel 2015 a Parigi vi era un quadro favorevole alla cooperazione internazionale, e al multilateralismo, oggi il quadro è in crisi a causa delle politiche di Trump. La sfida posta dai cambiamenti climatici è epocale, e totalmente inedita nella storia dell’umanità, ma non mancano tecnologie e risorse finanziarie per darle una risposta. L’unica cosa che davvero scarseggia – ce lo ricordano i climatolgi dell’IPCC – è il tempo.

Invece il quadro internazionale – oggi conflittuale – rischia di farci perdere il poco tempo che abbiamo.  E a Katowice è quello che, in parte, è successo: abbiamo segnato il passo invece di dare una spinta in avanti. E il tempo stringe.

 

 

Prove di forza tra carbonai e “campioni” del clima

di Mariagrazia Midulla – responsabile clima ed energia del WWF Italia

 

downloadLe Conferenze sul Clima non sono né belle, né brutte, sono necessarie.

Se le si prende seriamente – e per la gran maggioranza dei negoziatori è così, al di là del facile cinismo – sono molto faticose e di rado il risultato corrisponde all’energia profusa. Le peggiori sono quelle in cui si sa, si percepisce, che girano avvelenatori di pozzi. Coloro che mettono in giro voci di fallimento dal primo giorno. Katowice è stata questo.

Che una conferenza in Polonia non sarebbe stata decisiva, viste anche le posizioni del governo attuale, nettamente pro-carbone, lo si sapeva. In più la presidenza era debole, e anche questo si sapeva. Però il rapporto del panel scientifico delle Nazioni Unite, chiesto proprio quando si raggiunse l’Accordo di Parigi, non era stato per nulla rituale nel dire che sì, possiamo limitare il riscaldamento globale a 1,5°C, ma per riuscirci dobbiamo accelerare, rendere più incisiva e radicale l’azione per il clima, cioè per la decarbonizzazione.  La conclusione della COP24 è stata l’adozione di un “libro delle regole” per rendere operativo l’accordo di Parigi, e anche segnali di volontà di aumentare i target dei Paesi entro il 2020, prima dell’entrata in vigore vera e propria dell’Accordo stesso. Ancora, però, non siamo all’aggiornamento, al rialzo, degli impegni per affrontare l’emergenza climatica.

 

Fondamentalmente il problema è che ci sono Governi che non hanno capito quanto sia grave la situazione, o fingono di non capirlo per difendere i propri interessi immediati, mentre è in pericolo il futuro di tutti. Ora, ognuno nel suo Paese, dobbiamo incalzare i leader perché si presentino al summit sul clima convocato dal Segretario Generale dell’ONU nel settembre 2019 con obiettivi climatici più in linea con le indicazioni della comunità scientifica o con l’impegno di adeguarli comunque entro il 2020. Qualcosa di meno sarebbe una dichiarazione di incapacità, proprio quando in tutti il mondo si moltiplicano le iniziative dei ragazzi adolescenti che sanno, forse più di chi li governa, cosa rischiano.

 

Prima di Katowice ci si domandava se sarebbero emersi paesi “campioni” del clima, la risposta è arrivata mercoledì sera con la “High Ambition Coalition”: una coalizione che comprende le Isole Marshall, Fiji, Etiopia, Unione Europea (inclusa l’Italia), Norvegia, Regno Unito, Canada, Nuova La Zelanda, Messico e Colombia, e che si è impegnata a migliorare i piani climatici nazionali prima del 2020 e a incrementare l’azione sul clima a breve e lungo termine. Siamo davvero contenti che ci sia anche l’Italia, il Piano Energia Clima da presentare in bozza entro l’anno sarà la prima occasione per dimostrare un vero cambio di passo.

 

 

Il tiepido successo del “Rulebook”

 di Edoardo Zanchini – vicepresidente Legambiente

 

172243956-c9d6bc7d-6577-404e-a415-ff84a754783fDalla Conferenza sul Clima di Katowice di positivo c’è che si è arrivati, alla fine di una estenuante trattativa e liti tra i Paesi, ad approvare il “Rulebook” di attuazione dell’Accordo di Parigi. Purtroppo i contenuti sono invece molto deludenti, perché dalla COP24 non è uscita quella chiara e forte risposta all’urgenza della crisi climatica che ci si aspettava dai Governi dopo il grido di allarme lanciato con l’ultimo rapporto dell’IPCC. Eppure la commissione dell’ONU sul cambiamento climatico aveva reso evidenti le conseguenze che il Mondo subirebbe da un aumento delle temperature del Pianeta di 2 gradi rispetto ai livelli pre-industriali in termini di picchi estremi di caldo, forti precipitazioni in alcuni periodi dell’anno, siccità e carenza di precipitazioni in alcune regioni, innalzamento medio globale del mare. Mantenere il riscaldamento al livello più basso previsto dall’accordo di Parigi rappresenta dunque un obiettivo di straordinaria importanza per evitare impatti che riguardano la biodiversità ma anche la salute e la sicurezza umana, la crescita economica.

 

Per queste ragioni gli ambientalisti chiedevano un chiaro impegno di tutti i paesi a rafforzare entro il 2020 gli attuali obiettivi di riduzione delle emissioni in linea con la soglia critica di 1.5°C, e ad adottare un efficace quadro normativo in grado di rendere pienamente operativo l’Accordo di Parigi e a garantire un adeguato sostegno finanziario ai paesi in via di sviluppo che devono far fronte a devastanti impatti climatici. La COP24 non è riuscita a concordare su questa prospettiva rinviando le decisioni ai summit che si svolgeranno il prossimo anno. E’ chiaro che in un contesto politico come quello in cui ci troviamo, con molti Governi esplicitamente negazionisti rispetto ai cambiamenti climatici o legati economicamente alle lobby delle fonti fossili, essere riusciti a non far saltare il percorso definito nel 2015 – perché questo era il rischio che si correva – è già un risultato, ma le sfide che abbiamo di fronte sono complicatissime e dobbiamo accelerare con gli impegni in tutti i Paesi. Servirà dunque una crescente mobilitazione dei cittadini nei prossimi mesi e un più forte protagonismo dell’Unione Europea, che deve diventare il pilastro di una forte e sempre più larga Coalizione dei Paesi Ambiziosi. Per l’Italia il 2019 sarà un anno molto importante, nel quale dovrà dimostrare di credere davvero negli impegni presi a Katowice, tra l’altro con l’annuncio della candidatura ad ospitare la COP26. Il prossimo anno il Governo italiano dovrà infatti presentare il Piano energia e clima, ossia il nuovo strumento di governance a livello europeo con cui tutti i Paesi sono chiamati a fissare gli obiettivi e le scelte al 2030 indispensabili a fermare i cambiamenti climatici. Bisognerà seguire con attenzione queste decisioni e tenere assieme uno sguardo globale e la spinta a sempre più incisive azioni locali.

 

 

Denaro e non ecologia

di Giorgio Nebbia – ambientalista, scrittore e politico italiano 

 

GIORGIO_NEBBIAI governanti cominciano ad essere spaventati dal fatto che i cambiamenti climatici comportano dei costi, necessari per risarcire i proprietari della case allagate, dei campi alluvionati, per ricostruire le strade franate, e da anni si incontrano, senza successo, per arzigogolare qualche strumento fiscale o monetario per rallentare il riscaldamento globale. Perché a queste riunioni annuali dei governi non si parla di natura o di ecologia, ma solo di soldi.

Qualcuno vorrebbe farsi pagare per aumentare la superficie delle foreste che assorbono una parte dell’anidride carbonica emessa dai camini; qualcuno vorrebbe, sempre per soldi, produrre più elettricità dal sole e dal vento; qualcuno propone di seppellire i gas serra in miniere sotterranee abbandonate o nel fondo degli oceani o di costruire delle barriere con cui proteggere le zone costiere dall’innalzamento dei mari.

 

Ma c’è qualcosa di cui nessuno parla: le merci, l’uso delle merci.  Qualsiasi oggetto (e servizio) – un etto di carne, una lattina di conserva di pomodoro, un foglio di carta, un minuto di telefonata, un chilometro percorso, eccetera – comporta estrazione dalla natura di materiali (agricoli, forestali, minerali, energetici) che, nella trasformazione e nell’uso immette nell’ambiente residui solidi, liquidi e gas fra cui quelli che alterano irreversibilmente il clima.

Più oggetti, più merci, più modificazioni climatiche.

 

Ogni persona per vivere, più o meno, ha bisogno di oggetti e contribuisce a peggiorare l’ambiente, irreversibilmente.  Non ci sono filtri, resilienza, sostenibilità, e…chiacchiere. Non ci sono altri pianeti da abitare.

D’altra parte l’aumento dei consumi delle merci, e dell’energia, è imposto dalle regole di mercato e considerato come cosa buona per venditori di combustibili, fabbricanti, padroni, lavoratori e commercianti e per gli stessi “consumatori”, intossicati dalla pubblicità, complici e vittime delle violenze alla natura.

 

 

Nelle Nazioni Unite serve un cambio di paradigma!

 di Pierluigi Sassi – presidente di Earth Day Italia

 

 

Earth-Day-Italia-la-questione-ambientale-è-anche-umanitaria-La COP24 organizzata in Polonia per il contrasto ai Cambiamenti Climatici ha coinvolto 200 Paesi con l’obiettivo di dare efficace attuazione allo storico accordo sul Clima di Parigi 2015.

Per ben 24 volte, dal lontano Summit di Rio del 1992, il mondo si è impegnato a capire come fermare, in modo equo, lo scellerato sfruttamento delle risorse naturali che minaccia la sopravvivenza stessa dell’umanità. Ma quasi sempre nelle COP i governi hanno finito per evidenziare solo le difficoltà che impediscono ogni accordo globale: egoismo economico, esasperata ricerca del profitto, miopia decisionale.

 

Intanto però il disastro ambientale si è fatto più evidente e la scienza ci ha spiegato con precisione l’imminente irreversibilità del riscaldamento globale con le sue drammatiche conseguenze.

Forse nessuno si è preso la briga di leggere questi rapporti – decisivi per la nostra vita e per quella dei nostri figli – ma di sicuro tutti oggi abbiamo capito che non si tratta di uno scherzo.

Le ondate di eco profughi sulla nostre spiagge, i morti per alluvioni e disastri ambientali, più banalmente le novità delle banane in Sicilia e del vino in Inghilterra, hanno reso tutti consapevoli che gli allarmi lanciati da scienziati e ambientalisti erano fondati e che oggi bisogna fare qualcosa.

 

Forse per questo nel 2015 a Parigi avvenne qualcosa di straordinario. Papa Francesco promulgava la prima Enciclica Ambientalista della storia e a New York l’ONU definiva i 17 obiettivi di Sviluppo Sostenibile per l’agenda 2030. Per la prima volta il Mondo capiva che salvare l’umanità era più importante che proteggerne l’economia. Sembrava l’alba di un nuovo giorno.

 

In Polonia però è apparso evidente che la magia di quel momento non è bastata a farci cambiare registro. La politica di Tramp – favorevole al petrolio e contrario all’accordo – ha finito per creare un asse tra paesi produttori come Russia, Arabia Saudita e Kuwait. La comunità internazionale ne è uscita destabilizzata. Lo stesso Paese ospite ha dichiarato apertamente di non voler rispettare obiettivi fondamentali come quelli sulla decarbonizzazione. Ed eco negative sono arrivate a cascata da Australia, Brasile, Turchia e molti altri.

 

Certo da una COP non si può uscire con un dichiarato disinteresse per la questione. La politica ha le sue regole e un documento è stato scritto. Abbiamo così le prime regole di fondo per attuare l’accordo di Parigi. Il documento però non è né ambizioso né solido e le decisioni sono rimandate al 2020.

 

Chiunque può vedere questo tragico risultato. Le Nazioni Unite, ma più in generale il mondo non è in grado di affrontare i gravissimi rischi di sopravvivenza che l’umanità sta correndo. È sufficiente il presidente di un solo Paese forte (che nessuno di noi ha votato) per riportare tutti gli altri all’egoismo economico che è causa stessa del disastro.

La crisi economica dalla quale ancora non siamo usciti ci ha insegnato molto bene che la speculazione esasperata genera mostri che nessuno controlla, neanche gli 8 multimiliardari che da soli hanno la ricchezza di 3,5 miliardi di persone.

 

Quando però la posta in gioco non è la ricchezza bensì la vita credo che diventi urgente un cambio di paradigma. Le Nazioni Unite devono poter esprimere decisioni indipendenti e vincolanti. E mai, sottolineo mai, un solo uomo può essere messo nelle condizioni di impedire il salvataggio in extremis dell’umanità.

 

 

COP24, troppa fatica poco risultato

di Rossella Muroni, deputata Commissione Ambiente Camera

 

11cbad391957652817612582b4c5f430Tanta fatica, troppa, per giungere a un accordo sul clima. La Cop24, il vertice mondiale delle Nazioni Unite svoltosi a Katowice in Polonia, alla fine è riuscito a chiudere un’intesa di debole e deludente portata tra i quasi 200 Paesi che hanno partecipato ai negoziati.
Al centro della discussione – che nelle ultime ore ha rischiato di saltare – il cosiddetto ‘Rulebook’, il ‘libro delle regole’; cioè ‘come’ procedere verso gli obiettivi previsti dall’accordo di Parigi e renderlo finalmente attivo. A parte un impegno maggiore sulla trasparenza e il monitoraggio delle azioni anti-riscaldamento globale, la risposta arrivata non ha però rispettato le attese, soprattutto quelle che ormai una diffusa consapevolezza nella società aveva riposto sull’appuntamento climatico. Gli impegni presi a Katowice rischiano di essere più un simbolo da accendere, e portare alla Cop successiva (in questo caso la 25esima, in programma in Cile), che come concreta acquisizione di novità: un “non smettiamo di provarci”.

 

Tra due anni, la Cop26, proprio quella del 2020, potrebbe essere ospitata dal nostro Paese: ci siamo infatti intelligentemente candidati. Si tratta di un progetto da sostenere, in modo ampio e trasversale, da tutti. Anche perché l’Italia è ben lontana dall’essere un Paese con una politica compiuta della sostenibilità. A quell’appuntamento dovremmo quantomeno arrivarci con un’agenda ambientale che contempli molte delle voci più importanti già spuntate. Con delle azioni già fatte, per dirla semplicemente. E tante altre da presentare alla platea delle Nazioni Unite. Servono decisioni vere. Smettere di rinviare le politiche ‘necessarie’ per esempio per l’economia circolare, puntare sugli investimenti in sviluppo sostenibile (che potrebbero portare in cinque anni 900 mila posto di lavoro). Ci serve – ora – un Piano clima e energia che non può non coinvolgere, ed anzi essere parte integrante, delle politiche economiche, industriali, educative e sociali.

 

L’Italia – sia come possibile nazione ospitante della Cop26 che come luogo di nascita di tecnologia all’avanguardia, di mediazione per la cooperazione, di modello per la decarbonizzazione – dovrebbe essere una guida e provare a spingere l’Europa a rivedere gli obiettivi al 2030, in chiave più ambiziosa, puntando oltre il 55% di riduzione delle emissioni.
Ed è come il segretario generale dell’Onu commenta la chiusura della Cop polacca – ripetendo cinque volte la parola “ambizione”, e intendendo così le cinque “priorità” che dovranno riguardare la comunità internazionale sui temi della mitigazione, dell’adattamento, della finanza, della cooperazione tecnica, della creazione di capacità e dell’innovazione tecnologica – che l’Italia dovrebbe imboccare la strada della sostenibilità per il futuro del Pianeta, e per il nostro presente.

 

 

Il pessimismo della ragione e l’ottimismo della volontà

di G.B. Zorzoli – Portavoce Coordinamento FREE

 

gb-zorzoli-presidenteI risultati della COP 24 sono ben sintetizzati dal commento di Clément Sénéchal, di Greenpeace: “si è scavato un fossato tra la realtà dei cambiamenti climatici, messi in evidenza dalla ricerca scientifica, con le drammatiche conseguenze per le popolazioni di alcune regioni del mondo, e l’azione politica”. Dopo lunghe trattative, a Katowice si è infatti riusciti soltanto a mettere nero su bianco i criteri con cui i singoli stati devono calcolare le proprie emissioni e notificare l’effettivo raggiungimento degli impegni presi per la loro riduzione. Criteri che, oltre tutto, diventeranno esecutivi solo nel 2020, cioè cinque anni dopo Parigi.

L’esito della COP 24 può stupire soltanto chi, dopo l’elezione di Trump, si era sforzato di minimizzarne le conseguenze per la lotta al cambiamento climatico: un ottimismo di maniera, purtroppo presente anche nel movimento ambientalista. L’Accordo di Parigi fu raggiunto grazie all’impegno dell’asse Cina-USA. Sui modesti risultati di Katowice ha pesato la coalizione tra USA, Arabia Saudita, Russia, Kuwait, che ha perfino impedito un esplicito giudizio positivo sul recente rapporto dell’IPCC. Con la Cina preoccupata solo di ottenere maggiore flessibilità per i paesi in via di sviluppo.

 

Che in questo momento non spiri un terreno particolarmente favorevole alle politiche climatiche, lo conferma la scarsa attenzione dedicata dai media alla conferenza di Katowice, che a sua volta riflette, ma nel contempo contribuisce a accrescere, il modesto livello di priorità che i cittadini assegnano a tali politiche. E la responsabilità per la diffusione di questo disinteresse è anche nostra, per non avere compreso la necessità di coniugare la sostenibilità ambientale con la sostenibilità sociale, col rischio – diventato realtà con la rivolta dei gilet gialli – di essere assimilati all’odiata élite, indifferente ai problemi della gente comune.

Mai come oggi il pessimismo della ragione è premessa indispensabile all’ottimismo della volontà.

 

 

Le conferme su Parigi, ma ancora troppe incertezze

di Simone Mori – Presidente Elettricità Futura

 

Mori-600L’accordo raggiunto sabato sera a Katowice rappresenta un passo avanti del tutto coerente con l’impostazione dell’Accordo di Parigi e che, come tale, non può che presentare punti di forza e di debolezza simili a quelli registrati 3 anni fa. La possibilità di fissare degli obiettivi vincolanti per tutti i Paesi del mondo e, allo stesso tempo, quella di concedere una certa flessibilità nella scelta degli strumenti per le singole nazioni, costituisce un punto di forza considerevole. Un equilibrio che, tra rigidità dei target e flessibilità degli strumenti, appare positivo, se si analizza la variegata scacchiera dei Paesi e le diverse modalità con cui si può contribuire alla riduzione delle emissioni come lo sviluppo delle fonti rinnovabili, l’efficienza energetica negli edifici o la riforestazione. Consentire una flessibilità di scelta degli strumenti permette di disegnare con maggiore puntualità la curva di abbattimento della riduzione del singolo Paese e contribuire così a livello globale al contrasto dei cambiamenti climatici. Quello che invece è mancato all’interno della COP24 è, senza dubbio, un maggior chiarimento sulle tipologie di strumenti che si potranno mettere in atto e una standardizzazione dei parametri utilizzati per misurare le emissioni, al fine di facilitare un confronto fra i Paesi.

 

Più in generale, la COP24 costituisce un’importante occasione per ragionare a livello globale su questi temi, ma non necessariamente deve essere concepita come la “cartina al tornasole” dell’impegno globale contro il climate change. Ne è una prova il fatto che lo sviluppo delle tecnologie e gli investimenti nelle rinnovabili continuano a crescere e già da tempo stanno guidando il nostro pianeta verso l’abbattimento delle emissioni. Rispetto al 2008 il contributo alla riduzione delle emissioni risulta significativo: l’Europa ha registrato un calo del 15%, l’Italia del 25%, gli Stati Uniti del 10%. La stessa Cina, che ha aumentato le emissioni (del 40%), lo ha fatto in una misura pari quasi a un terzo dell’incremento del PIL (cresciuto nello stesso periodo del 112%). La Cina, quindi, grazie alle tecnologie e allo sviluppo delle fonti rinnovabili, sta migliorando la propria efficienza in termini di intensità energetica. Anche nei Paesi in via di sviluppo, sia a livello economico che ambientale, le fonti rinnovabili rappresentano già oggi la soluzione migliore per soddisfare la crescente richiesta di energia, in considerazione anche del miliardo di persone che non hanno accesso all’elettricità.

 

In vista del prossimo UN Climate Summit, convocato per la seconda metà del 2019, l’Europa dovrà rafforzare i propri target, con l’ambizioso obiettivo di presentarsi a Santiago, la sede prescelta per il summit, nella veste di leader del processo di decarbonizzazione.

Rinnovabili •
About Author / Stefania Del Bianco

Giornalista scientifica. Da sempre appassionata di hi-tech e innovazione energetica, ha iniziato a collaborare alla testata fin dalle prime fasi progettuali, profilando le aziende di settore. Nel 2008 è entrata a far parte del team di redattori e nel 2011 è diventata coordinatrice di redazione. Negli anni ha curato anche la comunicazione e l'ufficio stampa di Rinnovabili.it. Oggi è Caporedattrice del quotidiano e, tra le altre cose, si occupa quotidianamente delle novità sulle rinnovabili, delle politiche energetiche e delle tematiche legate a tecnologie e mercato.


Rinnovabili • Giornata mondiale della terra

Giornata mondiale della terra: cos’è e quando si festeggia?

Giornata della Terra: l'evento che ogni anno mobilita un miliardo di persone per la salvaguardia del Pianeta Terra. - Earth Day

Giornata (mondiale) della Terra

Giornata mondiale della terra
Giornata Mondiale della Terra

La Giornata Mondiale della Terra è una manifestazione internazionale per la sostenibilità ambientale e la salvaguardia del nostro pianeta.

Conosciuta nel mondo come Earth Day, la Giornata della Terra di aprile, è levento green che riesce a coinvolgere il maggior numero di persone in tutto il pianeta. Si calcola infatti che ogni anno, nel periodo dell’equinozio di primavera, si mobilitino circa un miliardo di persone.

Storia della Giornata Mondiale della Terra

L’Istituzione della Giornata mondiale della Terra si deve a John McConnell, un attivista per la pace che si era interessato anche all’ecologia: credeva che gli esseri umani abbiano l’obbligo di occuparsi della terra e condividere le risorse in maniera equa. Nell’ottobre del 1969, durante la Conferenza dell’UNESCO a San Francisco, McConnell propose una giornata per celebrare la vita e la bellezza della Terra e per promuovere la pace. Per lui la celebrazione della vita sulla Terra significava anche mettere in guardia tutti gli uomini sulla necessità di preservare e rinnovare gli equilibri ecologici minacciati, dai quali dipende tutta la vita sul pianeta.

La proposta ottenne un forte sostegno e fu seguita dal festeggiamento del “Giorno della Terra” della città di San Francisco: la prima celebrazione della Giornata della Terra fu il 21 marzo 1970. La proclamazione della Giorno della Terra ufficializzava, con un elenco di principi e responsabilità precise, un impegno a prendersi cura del Pianeta. Questo documento venne firmato da 36 leader mondiali, tra cui il Segretario generale delle Nazioni Unite U Thant, Margaret Mead, John Gardner e altri (L’ultima firma di Mikhail Gorbachev è stata aggiunta nel 2000).

Un mese dopo, il 22 aprile 1970, la definitivaGiornata della Terra – Earth Day” veniva costituita dal senatore degli Stati Uniti Gaylord Nelson, come evento di carattere prettamente ecologista. Questa Giornata della Terra era però pensata come una manifestazione prettamente statunitense, fu Denis Hayes (il primo coordinatore dell’Earth Day) a rendere la manifestazione una realtà internazionale: dopo aver “contagiato” le città americane, Hayes fondò l’Earth Day Network arrivando a coinvolgere più di 180 nazioni.

giornata mondiale della terra 2023
Villaggio per la Terra 2023 a Roma

La proclamazione della Giornata della Terra si inseriva in un contesto storico dove si era appena presa coscienza dei rischi dello sviluppo industriale legato al petrolio: nel 1969 a Santa Barbara, California, una fuoriuscita di greggio aveva ucciso decine di migliaia di uccelli, delfini e leoni marini. L’opinione pubblica ne fu scossa e gli attivisti iniziarono a ritenere necessaria una regolamentazione ambientale per prevenire questi disastri.

earth day giornata terra
Nel 2020 si è celebrato il 50° anniversario della Giornata Mondiale della Terra – Earth Day

Giornata Mondiale della Terra: le prime celebrazioni

Le prime celebrazioni del Giorno della Terra si svolsero in duemila college e università , circa diecimila scuole primarie e secondarie e centinaia di comunità negli Stati Uniti. Anche se l’evento ebbe una portata nazionale si dovette aspettare il 1990 per vedere un altro Earth Day significativo.

Nel 1990 la Giornata della Terra mobilitò 200 milioni di persone in 141 paesi ponendo l’attenzione sulle questioni ambientali nel palcoscenico mondiale. Le attività del giorno della Terra nel 1990 diedero un impulso enorme alla cultura del riciclo in tutto il mondo e contribuirono ad aprire la strada per il Summit della Terra organizzato dalle Nazioni Unite nel 1992 a Rio de Janeiro.

Per trasformare la Giornata della Terra in un evento annuale, piuttosto che uno che si verificava ogni 10 anni, Nelson e Bruce Anderson, organizzatori principali dell’ Earth Day New Hampshire nel 1990, hanno costituito Earth Day USA. Questo comitato ha coordinato le successive celebrazioni del Giorno della Terra fino al 1995, incluso il lancio di EarthDay.org. Dopo il 25 °anniversario del 1995, l’organizzazione passò all’attuale Earth Day Network.

Nel 2000 la Giornata mondiale della Terra combinò lo spirito originale dei primi Earth Day con l’internazionalismo dell’evento del ’90. Il 2000 fu il primo anno in cui venne usato Internet come strumento principale di organizzazione: questo si rivelò prezioso a livello nazionale e internazionale. Kelly Evans direttore esecutivo, arruolò più di 5.000 gruppi ambientali al di fuori degli Stati Uniti, raggiungendo centinaia di milioni di persone con un record di 183 paesi. Leonardo DiCaprio fu l’ospite ufficiale dell’evento, e in circa 400.000 parteciparono all’evento principale non ostante la pioggia fredda di quel giorno.

Alcuni scatti dal Villaggio per la Terra 2018 (Earth Day – Giornata della Terra a Roma)

La Giornata Mondiale della Terra Oggi: Una Festa Globale

Grazie al crescente interesse per la manifestazione, oggi la Giornata mondiale della Terra è diventata la Settimana mondiale della Terra: nei giorni vicini al 22 aprile, numerose comunità festeggiano per un’intera settimana con attività incentrate sulle tematiche ambientali più attuali. Gli eventi vengono utilizzati per sensibilizzare l’opinione pubblica sulle tematiche della sostenibilità, e dagli attivisti, per fare analisi degli scenari odierni e proporre soluzioni concrete. Nel 2017, durante la Settimana della Terra e in aperto contrasto con le nuove “politiche negazioniste” di Trump,  si è svolta in decine di città, la Marcia per la Scienza, seguita dalla mobilitazione popolare del clima (29 aprile 2017).

Nell’ambito dell’Earth Day Network, “Earth Day Italia” è considerato uno dei migliori comitati organizzativi, tanto che nel 2015 l’organizzazione italiana è divenuta sede europea del network internazionale. L’edizione del 2016 ha rappresentato un momento di straordinaria importanza per Earth Day Italia, grazie al succedersi di eventi importanti fra cui l’eccezionale visita a sorpresa di Papa Francesco e il collegamento in live streaming con il Ministro Galletti da New York, in occasione della storica firma del primo accordo universale sul cambiamento climatico (COP21).

Villaggio per la Terra – Roma 2017

Ogni anno a Roma, nella bella cornice di Villa Borghese, prende vita il Villaggio per la Terra: una settimana di eventi per tutte le età, che culminano con una serie di imperdibili concerti.

Nel 2017 tra la Terrazza del Pincio e il Galoppatoio di Villa Borghese, Earth Day Italia ha organizzato 5 giorni in cui si sono alternati eventi sportivi, concerti, esposizioni, mostre, convegni, spettacoli, laboratori, attività didattiche, giochi per bambini e ottimo cibo.

Tra i tanti eventi che hanno caratterizzato il Villaggio per la Terra 2017, il principale è stato il Concerto per la Terra. La serata gratuita, che ha preso il nome di “Over the Wall, Mecenati della Bellezza”, è stata presentata da Fabrizio Frizzi ed ha visto la partecipazione degli Zero Assoluto, Noemi, Sergio Sylvestre, Soul System, Ron e La Scelta.

Nel Galoppatoio di Villa Borghese il Villaggio dello Sport ha offerto a tanti la possibilità di praticare decine di discipline sportive differenti, di sperimentare simulatori sportivi virtuali, di assistere alle dimostrazioni di grandi campioni e di lanciarsi in gare, tornei e contest sempre divertenti e all’insegna della sostenibilità. In questo contesto il Coni, il Comitato Paralimpico e decine tra federazioni, associazioni e società sportive, club e campioni hanno offerto un importante contributo in difesa dei valori più autentici dello sport e dell’ambiente.

A caratterizzare maggiormente le attività per i giovani studenti romani è stato il premio “Io Ci Tengo” (#IoCiTengo). Nato per portare l’attenzione delle scolaresche sulle tematiche ambientali, il premio ha cercato di catalizzare progetti, lavori artistici e reportage che raccontassero in maniera innovativa e rivoluzionaria come trasformare il deserto di cemento delle nostre città in una foresta. Fu proprio Papa Francesco, con una partecipazione a sorpresa durante l’edizione 2016, a lanciare il messaggio “Voi trasformate deserti in foreste”. Le scuole hanno partecipato in tanti modi: foto, disegni, articoli, storie e video; con fantasia e immaginazione hanno conquistato l’attestato di Testimone della Terra 2017, mentre i vincitori sono stati nominati Ambasciatrici della Terra 2017.

Inoltre, durante il Villaggio per la Terra, sono state dedicate delle intere giornate sia alla mobilità sostenibile che ai libri, riconoscendo alla mobilità green e alla cultura ruoli fondamentali nel cambiamento verso una cultura della sostenibilità.

Villaggio per la Terra – Roma 2018

La Giornata Mondiale della Terra delle Nazioni Unite è stata celebrata anche nel 2018 con una grande partecipazione che ha portato a Villa Borghese oltre 150.000 persone. Questa 48ª edizione ha visto un Earth Day ricchissimo di iniziative ed venti. Cinque giornate (dal 20 al 25 aprile) dedicate alla tutela del Pianeta con un focus sui 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite con altrettante piazze multimediali dedicate agli obiettivi che hanno ospitato talk, laboratori e mostre.

Le attività per i giovani erano inquadrate dal Villaggio per lo Sport, dal Villaggio per Bambini e dal Villaggio per ragazzi.

Il Villaggio per lo Sport ha offerto tantissimi giochi gratuiti e assistiti, ma anche dimostrazioni e tornei. Il Villaggio per Bambini ha ospitato molte attività didattiche che hanno divertito i piccoli, dal grande Parco della Biodiversità dei Forestali, alla Pompieropoli dei Vigili del Fuoco, dagli esperimenti su vulcani e terremoti dell’Istituto Nazionale di Geofisica, al Planetario dell’Istituto Nazionale di Astrofisica.

Il Villaggio dei Ragazzi, dedicato ai più grandicelli e alla scuola è stato protagonista del Festival dell’Educazione alla Sostenibilità e degli Stati Generali dell’Ambiente dei Giovani. A completare i programma per gli adolescenti tanti workshop, iniziative e la staffetta planetaria per la pace #RUN4UNITY.

Durante tutte e cinque i giorni i bambini si sono potuti cimentare con l’Orienteering, il canottaggio simulato, pallavolo, cavalcata sui pony, scherma, ping pong, e-bike, pallamano, tennis, calcio, tiro a segno con la fionda, tiro con l’arco e una alta parete da arrampicata.

Giornata della Terra 2019, proteggiamo la nostre specie

Protect our species – Proteggi le nostre specie”. Questo il tema della Giornata della Terra 2019. Oggi gli scienziati parlano senza troppe remore di una sesta estinzione di massa, di un “annichilimento biologico” della fauna selvatica. E a differenza delle precedenti cinque estinzioni di massa, causate da catastrofi e disastri naturali, questo sarebbe il primo evento provocato dall’uomo. La distruzione e lo sfruttamento degli habitat unitamente agli effetti del cambiamento climatico stanno, infatti, guidando la perdita di metà della popolazione mondiale di animali selvatici.

Tutti gli esseri viventi hanno un valore intrinseco e ognuno gioca un ruolo unico nella complessa rete della vita – scrive Eart Day Network – Dobbiamo lavorare insieme per proteggere le specie minacciate e in via di estinzione: api,  barriere coralline, elefanti, giraffe, insetti, balene e altro ancora. La buona notizia è che il tasso di scomparsa può ancora essere rallentato e molte delle nostre specie in declino possono recuperare ma solo a patto di lavorare assieme per costruire un movimento globale di consumatori, elettori, educatori, leader religiosi e scienziati che pretendano un’azione immediata”.

L’appuntamento 2020 con la Giornata Mondiale della Terra diventa una maratona online

Nel 2020 la manifestazione ha celebrato il suo 50esimo anniversario in corrispondenza delle prime chiusure nazionali per arginare la pandemia di COVID-19. Ma la crisi del coronavirus non ha intaccato lo spirito della manifestazione che, in risposta ai lockdown e alle cancellazioni degli eventi in pubblico, si è trasformata in una gigantesca maratona virtuale. Una staffetta digitale che, per 24 ore, ha attraversato il globo raccogliendo azioni grandi e piccole, testimonianze e impegni a favore del Pianeta. “Il coronavirus può costringerci a mantenere le distanze, non ci costringerà a mantenere bassa la voce”, hanno spiegato gli organizzatori dell’Earth Day 2020. “L’unica cosa che cambierà il mondo è chiedere tutti assieme un nuovo modo di procedere. Potremmo essere separati, ma grazie al potere dei media digitali, siamo anche più connessi di prima”. Tema dell’edizione, l’azione per il clima. La pandemia virale ha sottolineato ancora una volta l’importanza di continuare a impegnarsi per contrastare i cambiamenti climatici. D’altra parte il riscaldamento globale è stato segnalato tra le concause della diffusione del Sars-Cov2, assieme all’intenso sfruttamento ambientale e alla distruzione della biodiversità e degli habitat naturali. Gli scienziati hanno avvertito che abbiamo poco più di un decennio per dimezzare le emissioni ed evitare gli impatti più devastanti su fornitura alimentare, sicurezza nazionale, salute globale, condizioni meteo e altro ancora. Tra le azioni da mettere in campo, la Giornata ha promosso la partecipazione all’Earth Challenge 2020, progetto dedicato alla creazione della più grande comunità di Citizen Science (Scienza dei cittadini). Grazie ad un app, disponibile in 11 lingue, è possibile divenire delle sentinelle ambientali, raccogliendo dati che saranno integrati in un’unica piattaforma su qualità dell’aria, l’inquinamento da plastica, qualità idrica, sicurezza alimentare e impatto sul clima locale.

Nel 2021 la maratona per la Giornata Mondiale della Terra era online con una lunga diretta multimediale.

Nel 2021 la Giornata Mondiale della Terra (Earth Day) è stata una maratona multimediale con 13 ore di diretta televisiva. La diretta televisiva è iniziata alle 7:30 del 22 aprile per proseguire fino alle 20:30: dagli studi televisivi di Via Asiago RaiPlay si è collegata con tanti programmi RAI durante tutta la giornata.

In diretta e on demand anche sulla piattaforma www.onepeopleoneplanet.it , numerosi sono stati i contributi, dalla galassia di partner, associazioni, istituzioni, testimonial, esponenti del mondo della scienza, della cultura, dell’arte, dello spettacolo e dello sport.

Nel 2022 la Giornata mondiale della Terra sarà una maratona caratterizzata dal Concerto per la Terra di Earth Day Italia, con la direzione artistica del Maestro Giovanni Allevi 

villaggio per la terraAllevi, compositore di fama internazionale, è stato nominato Ambassador dello Earth Day European Network durante la COP26 di Glasgow. Il concerto sarà uno spettacolo che il Maestro vuole dedicare alle nuove generazioni in vista della prossima Conferenza sul Clima dell’ONU. L’evento vuole mettere in collegamento tanti artisti provenienti da tante parti del mondo: un’unione artistica in grado di superare ogni confine e diversità, la “Voce della Terra”.

Come ogni anno Rinnovabili.it sarà media partner e trasmetterà parte della diretta sul sito e sui canali social. Segui la diretta visitando il sito OnePeopleOnePlanet

Segui gli hashtag ufficiali #OnePeopleOnePlanet #EarthDay2022 #OPOP22 #IoCiTengo

Earth Day Italia 2023: una staffetta di voci per il Pianeta

In occasione della Giornata Mondiale della Terra 2023, torna con la sua quarta edizione la Maratona Multimediale #OnePeopleOnePlanet (#OPOP) di Earth Day Italia. Una staffetta live che dalla Nuvola di Fuksas porterà in diretta su Rai Play dalle 8 di mattina talk show, collegamenti internazionali, testimonianze artistiche, scientifiche e istituzionali. Per culminare alle 21.00 nell’atteso Concerto per La Terra, con grandi cantanti del calibro di Leo Gassmann, Ermal Meta e Tommaso Paradiso.

Ma prima di arrivare alla maratona del 22 aprile, il Galoppatoio di Villa Borghese aprirà le porte il Villaggio per la Terra: 17 piazze multimediali guidate da giovani universitari di diversi atenei che dal 21 al 25 aprile approfondiranno 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite. Nel palco principale allestito sulla Terrazza del Pincio, invece, si daranno il cambio quotidianamente Talk Show e performance di street artist di fama internazionale che realizzeranno delle opere sul tema ambientale.

 “Le celebrazioni italiane della Giornata della Terra  – spiega Pierluigi Sassi, Presidente di Earth Day Italia – hanno caratteristiche uniche perché nascono da una storia unica. Storia d’incontro e di dialogo con centinaia di organizzazioni, che negli anni, insieme al Movimento dei Focolari, abbiamo imparato ad accogliere e valorizzare. Crediamo che il nostro vero lavoro sia proprio questo: creare ponti tra persone, tra organizzazioni, tra Paesi, che hanno davvero tanto da dire e da dare ma che a volte solo nel nostro evento trovano l’occasione giusta per iniziare a lavorare insieme”.

Giornata Mondiale della Terra 2024, Pianeta vs Plastica

“Pianeta contro Plastica”, questo il tema che contraddistingue la 54ma edizione della manifestazione. La Giornata Mondiale della Terra 2024 non poteva che affrontare uno dei problemi più sentiti a livello globale quando si parla di tutela amabientale. Riflettori puntati dunque sull’inquinamento dei rifiuti plastici, con l’obiettivo di sollecitare un’azione che riduca l’usa e getta, metta al bando il fast-fashion e investa in tecnologie e materiali alternativi ai polimeri di origine fossile. Chiedendo un riduzione del 60% della produzione di plastica entro il 2024.

In Italia il conto alla rovescia verso l’Earth Day 2024 sarà scandito quest’anno da due eventi:

  • il Villaggio per la Terra a Villa Borghese e sulla suggestiva Terrazza del Pincioa Roma: 600 eventi gratuiti e aperti a tutti, tra laboratori ludici e didattici, lezioni, incontri e dibattiti sui temi della sostenibilità ambientale, sociale e dell’innovazione, presentazioni di libri, proiezioni, giochi, dimostrazioni e pratiche sportive, spettacoli, esibizioni musicali e artistiche, e altri eventi culturali.
  • il Festival dell’Innovability presso la Casa del Cinema a Roma, pensato per celebrare anche la Giornata mondiale della Creatività e dell’Innovazione che le Nazioni Unite.

Entrambi si apriranno il 18 aprile per proseguire fino a domenica 21 per culminare il 22 aprile nella ormai consueta #OnePeopleOnePlanet, la maratona multimediale di 16 ore, dall’auditorium della Nuvola di Fuksas.

Giornata mondiale della terra 2021

Giornata mondiale della terra 2020

Giornata mondiale della terra 2019

Visita il sito di Earth Day Italia

Visita il sito del Villaggio per la Terra 2018

Visita la pagina dedicata al Villaggio per la Terra 2017

Visita la pagina dedicata alla Marcia per la Scienza 2017

Visita il sito di Earth Day Network

Leggi il nostro articolo sul Earth Day 2017

About Author / La Redazione

Rinnovabili • Batterie al sodio allo stato solido

Batterie al sodio allo stato solido, verso la produzione di massa

Grazie ad un nuovo processo sintetico è stato creato un elettrolita di solfuro solido dotato della più alta conduttività per gli ioni di sodio più alta mai registrata. Circa 10 volte superiore a quella richiesta per l'uso pratico

Batterie al sodio allo stato solido
via Depositphotos

Batterie al Sodio allo Stato Solido più facili da Produrre

La batterie allo stato solido incarnano a tutti gli effetti il nuovo mega trend dell’accumulo elettrochimico. E mentre diverse aziende automobilistiche tentano di applicare questa tecnologia agli ioni di litio, c’è chi sta percorrendo strade parallele. É il caso di alcuni ingegneri dell’Università Metropolitana di Osaka, in Giappone. Qui i professori Osaka Atsushi Sakuda e Akitoshi Hayash hanno guidato un gruppo di ricerca nella realizzazione di batterie al sodio allo stato solido attraverso un innovativo processo di sintesi.

Batterie a Ioni Sodio, nuova Frontiera dell’Accumulo

Le batterie al sodio (conosciute erroneamente anche come batterie al sale) hanno conquistato negli ultimi anni parecchia attenzione da parte del mondo scientifico e industriale. L’abbondanza e la facilità di reperimento di questo metallo alcalino ne fanno un concorrente di primo livello dei confronti del litio. Inoltre l’impegno costante sul fronte delle prestazioni sta portando al superamento di alcuni svantaggi intrinseci, come la minore capacità. L’ultimo traguardo raggiunto in questo campo appartiene ad una ricerca cinese che ha realizzato un unità senza anodo con una densità di energia superiore ai 200 Wh/kg.

Integrare questa tecnologia con l’impiego di elettroliti solidi potrebbe teoricamente dare un’ulteriore boost alla densità energetica e migliorare i cicli di carica-scarica (nota dolente per le tradizionali batterie agli ioni di sodio). Quale elettrolita impiegare in questo caso? Quelli di solfuro rappresentano una scelta interessante grazie alla loro elevata conduttività ionica e lavorabilità. Peccato che la sintesi degli elettroliti solforati non sia così semplice e controllabile. Il che si traduce in un’elevata barriera per la produzione commerciale delle batterie al sodio allo stato solido.

Un Flusso di Polisolfuro reattivo

É qui che si inserisce il lavoro del team di Sakuda a Hayash. Gli ingegneri hanno messo a punto un processo sintetico che impiega sali fusi di polisolfuro reattivo per sviluppare elettroliti solidi solforati. Nel dettaglio utilizzando il flusso di polisolfuro Na2Sx come reagente stechiometrico, i ricercatori hanno sintetizzato due elettroliti di solfuri di sodio dalle caratteristiche distintive, uno dotato della conduttività degli ioni di sodio più alta al mondo (circa 10 volte superiore a quella richiesta per l’uso pratico) e uno vetroso con elevata resistenza alla riduzione.

Questo processo è utile per la produzione di quasi tutti i materiali solforati contenenti sodio, compresi elettroliti solidi e materiali attivi per elettrodi“, ha affermato il professor Sakuda. “Inoltre, rispetto ai metodi convenzionali, rende più semplice ottenere composti che mostrano prestazioni più elevate, quindi crediamo che diventerà una metodologia mainstream per il futuro sviluppo di materiali per batterie al sodio completamente allo stato solido“.  I risultati sono stati pubblicati su Energy Storage Materials and Inorganic Chemistry .

Rinnovabili •
About Author / Stefania Del Bianco

Giornalista scientifica. Da sempre appassionata di hi-tech e innovazione energetica, ha iniziato a collaborare alla testata fin dalle prime fasi progettuali, profilando le aziende di settore. Nel 2008 è entrata a far parte del team di redattori e nel 2011 è diventata coordinatrice di redazione. Negli anni ha curato anche la comunicazione e l'ufficio stampa di Rinnovabili.it. Oggi è Caporedattrice del quotidiano e, tra le altre cose, si occupa quotidianamente delle novità sulle rinnovabili, delle politiche energetiche e delle tematiche legate a tecnologie e mercato.


Rinnovabili • fotovoltaico materiale quantistico

Fotovoltaico, ecco il materiale quantistico con un’efficienza del 190%

Un gruppo di scienziati della Lehigh University ha sviluppato un materiale dotato di una efficienza quantistica esterna di 90 punti percentuali sopra quella delle celle solari tradizionali

fotovoltaico materiale quantistico
via Depositphotos

Nuovo materiale quantistico con un assorbimento solare medio dell’80%

Atomi di rame inseriti tra strati bidimensionali di seleniuro di germanio e solfuro di stagno. Questa la ricetta messa a punto dai fisici Srihari Kastuar e Chinedu Ekuma nei laboratori della Lehigh University, negli Stati Uniti, per dare una svecchiata alla prestazioni delle celle solari. Il duo di ricercatori ha così creato un nuovo materiale quantistico dalle interessanti proprietà fotovoltaiche. Impiegato come strato attivo in una cella prototipo, infatti, il nuovo materiale ha mostrato un assorbimento solare medio dell’80%, un alto tasso di generazione di portatori fotoeccitati e un’efficienza quantistica esterna (EQE) record del 190%. Secondo gli scienziati il risultato raggiunto supera di gran lunga il limite teorico di efficienza di Shockley-Queisser per i materiali a base di silicio e spinge il campo dei materiali quantistici per il fotovoltaico a nuovi livelli. 

leggi anche Fotovoltaico in perovskite, i punti quantici raggiungono un’efficienza record

L’efficienza quantistica esterna

Tocca fare una precisazione. L’efficienza quantistica esterna non va confusa con l’efficienza di conversione, il dato più celebre quando si parla di prestazioni solari. L’EQE rappresenta il rapporto tra il numero di elettroni che danno luogo a una corrente in un circuito esterno e il numero di fotoni incidenti ad una precisa lunghezza d’onda

Nelle celle solari tradizionali, l’EQE massimo è del 100%, tuttavia negli ultimi anni alcuni materiali e configurazioni avanzate hanno dimostrato la capacità di generare e raccogliere più di un elettrone da ogni fotone ad alta energia incidente, per un efficienza quantistica esterna superiore al 100%. Il risultato di Kastua e Ekuma, però, rappresenta un unicum nel settore.

Celle solari a banda intermedia

Per il loro lavoro due fisici sono partiti da un campo particolare della ricerca fotovoltaica. Parliamo delle celle solari a banda intermedia (IBSC – Intermediate Band Solar Cells), una tecnologia emergente che ha il potenziale per rivoluzionare la produzione di energia pulita. In questi sistemi la radiazione solare può eccitare i portatori dalla banda di valenza a quella di conduzione, oltre che direttamente, anche in maniera graduale. Come?  “Passando” per l’appunto attraverso stati di una banda intermedia, livelli energetici specifici posizionati all’interno della struttura elettronica di un materiale creato ad hoc. “Ciò consente a un singolo fotone di provocare generazioni multiple di eccitoni attraverso un processo di assorbimento in due fasi“, scrivono i due ricercatori sulla rivista Science Advances.

Nel nuovo materiale quantistico creato dagli scienziati della Lehigh University questi stati hanno livelli di energia all’interno dei gap di sottobanda ideali. Una volta testato all’interno di una cella fotovoltaica prototipale il materiale ha mostrato di poter migliorare l’assorbimento e la generazione di portatori nella gamma dello spettro dal vicino infrarosso alla luce visibile. 

La rivoluzione dei materiali quantistici

Il duo ha sviluppato il nuovo materiale sfruttando i “gap di van der Waals”, spazi atomicamente piccoli tra materiali bidimensionali stratificati. Questi spazi possono confinare molecole o ioni e gli scienziati dei materiali li usano comunemente per inserire, o “intercalare”, altri elementi per ottimizzare le proprietà dei materiali. Per la precisione hanno inserito atomi di rame tra strati di seleniuro di germanio e solfuro di stagno. “Rappresenta un candidato promettente per lo sviluppo di celle solari ad alta efficienza di prossima generazione – ha sottolineato Ekuma – che svolgeranno un ruolo cruciale nell’affrontare il fabbisogno energetico globale“.

Rinnovabili •
About Author / Stefania Del Bianco

Giornalista scientifica. Da sempre appassionata di hi-tech e innovazione energetica, ha iniziato a collaborare alla testata fin dalle prime fasi progettuali, profilando le aziende di settore. Nel 2008 è entrata a far parte del team di redattori e nel 2011 è diventata coordinatrice di redazione. Negli anni ha curato anche la comunicazione e l'ufficio stampa di Rinnovabili.it. Oggi è Caporedattrice del quotidiano e, tra le altre cose, si occupa quotidianamente delle novità sulle rinnovabili, delle politiche energetiche e delle tematiche legate a tecnologie e mercato.