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COP sui cambiamenti climatici: la strada percorsa fino a oggi

Alla vigilia della nuova Conferenza delle Parti sul clima ripercorriamo le tappe salienti di oltre vent'anni di lotta climatica, tra successi e irrimediabili sconfitte

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Storia e risultati delle COP sui cambiamenti climatici

(Rinnovabili.it) – Era il 1995 l’anno in cui si tenne la prima Conferenza delle parti della Convezione Onu sul climate change (UNFCCC), il primo trattato ambientale internazionale ad occuparsi del riscaldamento globale.

La Convenzione, elemento fondamentale per le sorti del Pianeta, è conosciuta anche come Accordo di Rio, dal momento che deve la sua sua nascita allo storico Summit per la Terra di Rio de Janeiro, nel 1992.

Da allora oggi i vertici dell’UNFCCC hanno scritto la storia della lotta al climate change, tra successi e fallimenti, pietre miliari e intese di comodo. E per capire cosa è davvero in gioco nei negoziati, Rinnovabili.it ha deciso di riassumere i più importanti risultati raggiunti, che hanno segnato la timeline delle COP sui cambiamenti climatici.

1995 – Cop 1 di Berlino

Per tradizione le conferenze delle parti dell’UNFCC si tengono le prime settimane di dicembre; il primo vertice ONU sul clima tuttavia è organizzato dal 28 marzo al 7 aprile 1995, mantenendo basso il livello di impegno richiesto. I delegati si limitano infatti a sottolineare come gli impegni specifici della Convenzione non siano adeguati per i Paesi industrializzati, andando a caratterizzare il ruolo dei due organismi chiave per l’UNFCCC: l’SBSTA che rappresenta l’organismo di supporto dedicato a digerire gli aspetti tecnici e scientifici funzionali al negoziato politico, e l’SBI, deputato a monitorare quanto le Parti stiano effettivamente applicando le decisioni e gli impegni presi in precedenza.

RISULTATO: Bicchiere mezzo pieno

1997 – COP3 di Kyoto

Dopo due anni e mezzo di intese negoziazioni arriva la prima vera svolta, con l’approvazione del protocollo di Kyoto, il primo trattato al mondo di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra. Gli Stati Uniti si rifiutarono tassativamente di ratificare l’atto che stabiliva impegni di riduzione delle emissioni per i soli Paesi sviluppati, in linea con il principio delle “responsabilità comuni ma differenziate” fra gli Stati. Gli impegni prevedono una prima fase di riduzione delle emissioni relativamente al periodo 2008-2012 rispetto ai livelli del 1990. Nel 2011 il Canada ci ripensa e, ad solo anno dal termine ultimo, esce dal Protocollo.

RISULTATO: Primo successo

2007 – COP13 di Bali

Dal 1998 fino alla vertice ONU di Bali, i lavori riguardano principalmente la definizione e messa a punto di metodologie e procedure d’attuazione del Protocollo di Kyoto, formalizzando gli  accordi sui 3 meccanismi principali: l’Emissions Trading, il Clean Development Mechanism e la  Joint Implementation.

La COP13 inizia invece a smuovere le acque e adotta la Bali Road Map, tracciando finalmente il percorso  verso il nuovo processo negoziale per affrontare il cambiamento climatico in maniera “condivisa”.  Nel “Bali Action Plan”, il documento conclusivo della COP, la parti stabiliscono, anche a seguito delle maggiori certezze degli effetti antropici sul sistema clima (derivate dal 4° rapporto dell’IPCC), di accelerare le trattative per arrivare, entro il 2009, alla definizione di impegni vincolanti globali.

RISULTATO: Bicchiere mezzo pieno

2008 – COP14 di Poznan

La Conferenza delle Parti di Poznan, in Polonia, compie importanti passi verso la definizione di meccanismi di supporto ai Paesi in via di sviluppo, tra cui il Fondo di adattamento nel quadro del protocollo di Kyoto e lo Strategic Program on Technology Transfer, programma per promuovere gli investimenti nel trasferimento di tecnologie ambientalmente compatibili.

I delegati inoltre negoziano una proposta di emendamento del Protocollo di Kyoto per ulteriori impegni post 2012, in maniera da arrivare ad un Kyoto-bis alla COP15. Infine si formalizza l’introduzione del tema REDD+ (riduzione delle emissioni dalla deforestazione e degrado forestale): il meccanismo REDD+  prevede il conteggio della protezione delle foreste nel calcolo delle emissioni di carbonio, e la COP dà il suo consenso a studi di metodologia, che permettano di stabilire scenari di riferimento per poter rendere questi sforzi misurabili e comparabili. Peccato che all’ultimo Nuova Zelanda, Australia, USA e Canada facciano pressione per rimuovere tutti i riferimenti ai diritti delle popolazioni indigene precedentemente inseriti nel testo.

RISULTATO: Nulla di fatto

2009 – COP15 di Copenhagen

Le grandi aspettative che negli anni avevano caricato il processo negoziale, trovano un muro invalicabile al vertice Onu in Danimarca. L’obiettivo della COP era quello di stabilire un ambizioso accordo globale sul clima per il periodo dal 2012, tuttavia  le tre pagine dell’accordo di Copenhagen non fanno altro che rimandare il compito al 2015. Il testo finale, messo a punto dai capi di stato di USA e Cina, con il contributo di India, Brasile e Sud Africa, introduce per la prima volta in maniera ufficiale la necessità di evitare il superamento della soglia dei 2 °C nell’aumento delle temperature del pianeta.

Alla fine del documento si cita anche l’esigenza  di valutare l’attuabilità o meno di  un limite ancora inferiore (1,5°C) e si prevede di stabilire il Fondo Verde per il clima, ovvero un impegno finanziario (30 miliardi di dollari l’anno tra il 2010 e il 2012 e 100 miliardi di dollari a partire dal 2020) da parte dei Paesi industrializzati nei confronti delle nazioni più povere. Nulla tuttavia è precisato circa la gestione di questi fondi.

Poiché l’intesa è raggiunta solo dai capi di stato e mancando il consenso unanime tra i negoziatori necessario per l’adozione formale, la Conferenza delle Parti può solo prendere nota di questo accordo, e di conseguenza, esso non risulta vincolante, né operativo.

RISULTATO: Un fallimento completo

2010 – COP16 di Cancun

La COP messicana porta all’approvazione di un pacchetto di misure per aiutare le nazioni in via di sviluppo in materia di cambiamenti climatici. Le Parti lanciano il Fondo Verde per il Clima ma il testo non fa cenno tuttavia alle modalità con cui recuperare questo denaro e con cui gestirlo.

Nessuna decisione neppure riguardo al secondo periodo adempimento del Protocollo di Kyoto ma i Governi firmatari stabiliscono che bisognerà tagliare le emissioni di gas serra dal 20% al 40% al 2020. Vengono istituiti tre organismi: il Technology Executive Committee con il compito di stabilire le strategie per il trasferimento delle tecnologie, il Climate Technology Centre con il compito di organizzare le attività e il Climate Technology Centre and Network con lo scopo di attuare gli interventi.

Con l’intenzione di fornire utili linee guida e know how per attuare azioni di adattamento, l’intesa di Cancun crea un nuovo quadro di riferimento (Adaptation Framework) e un Comitato per l’Adattamento (Adaptation Committee).

Particolarità: la Bolivia è l’unico paese a non firmare il documento di chiusura della Cop 16. Il suo Presidente Evo Morales contesta duramente il patto raggiunto definendolo un accordo “vuoto” e promettendo di portarlo davanti alla Corte Internazionale di Giustizia.

RISULTATO: Un successo simbolico

2012 – COP18 di Doha

La 18° sessione negoziale della Conferenza riesce ad assicurare una seconda stagione al Protocollo di Kyoto (in scadenza lo stesso anno) estendendolo fino al 2020; stagione da cui tuttavia si defila la maggior parte dei paesi industrializzati. Alla fine, ad accettare il Kyoto bis sono unicamente Unione Europea, Australia, Svizzera e Norvegia, responsabili insieme solo del 15-20 per cento delle emissioni di gas serra.

Al vertice di Doha va però il merito d’aver approvato il meccanismo sul “Loss and Damage”, stabilendo per la prima volta che le nazioni ricche debbano assumersi l’onere economico dei danni climatici subiti dalle nazioni povere, (ma solo dopo essersi premurati di rinviare a negoziati successivi la decisione finale sul pacchetto di aiuti).

Infine Germania, Regno Unito, Francia, Danimarca, Svezia e la Commissione europea promettono impegni finanziari per il periodo fino al 2015, per un totale di circa 6 miliardi di dollari all’interno del Fondo Verde per il Clima.

RISULTATO: Raggiunto l’obiettivo minimo

2013 – COP19 di Varsavia

La Conferenza delle Parti XIX Varsavia compie passi avanti su alcuni risultati importanti ma un nulla di fatto su molte altre decisioni necessarie. I principali outcome sono la definizione delle tappe intermedie in vista del nuovo accordo da adottare a Parigi 2015 e l’istituzione – dopo ben 8 anni di negoziazioni – del “Warsaw Framework for REDD+”, un quadro di decisioni sugli aspetti organizzativi, istituzionali e tecnico-scientifici di un meccanismo di contrasto alla deforestazione nei Paesi in via di sviluppo.

Inoltre, le Parti approvano il “Warsaw International Mechanism for loss and damage associated with climate change impacts”, per affrontare la questione dei danni ambientali derivanti da eventi climatici estremi. Infine stabiliscono gli aspetti operativi del funzionamento del Fondo Verde per il Clima che rimane, tuttavia, ancora praticamente vuoto.

RISULTATO: Raggiunto compromesso al ribasso

2014 – COP20 di Lima

In Perù i negoziati tornano ad occuparsi dei finanziamenti climatici ed in particolare degli aspetti distributivi del Fondo Verde per il Clima (quanto riceveranno e quanto contribuiranno i Paesi in via di sviluppo). Intanto, seppur con difficoltà, le nazioni raggiungono la prima tappa del fondo, impegnando 10,2 miliardi di dollari.

Il più importante punto stabilito nella quattro pagine della Lima Call for Climate Action (il documento finale adottato dalla COP20) è la decisione che tutti i governi presentino all’ONU i rispettivi piani nazionali per frenare le emissioni di gas serra – i cosiddetti Intended Nationally Determined Contributions (INDCs) – entro il termine informale del 31 marzo 2015.

Nel documento è inserito come allegato un testo che contiene gli “elementi di riferimento” per la formulazione di una prima bozza del trattato da negoziare alla COP21 ma, guardando da vicino, non dice nulla di più di quanto già scritto nel documento finale di Varsavia di cui copia ampi stralci.

Questioni essenziali come Loss and Damage (il riferimento è cancellato dal testo nelle ore finali dei negoziati) e il contenuto e la natura degli impegni di mitigazione, sono relegate ai colloqui di Parigi 2015.

RISULTATO: insoddisfacente

2015 – COP21 di Parigi

La ventunesima Conferenza delle Parti di Parigi porta a casa il primo grande risultato, ossia un patto climatico globale e condiviso, realizzato a partire dagli INDC forniti dai 196 Paesi membri dell’UNFCCC, di cui riconosce però la poca efficacia pratica. Ma per mettere tutti d’accordo il Paris Agreement si lascia andare a un po’ troppe concessioni: non è realmente vincolante e si basa principio della responsabilità comune ma differenziata. L’obiettivo inderogabile è quello di mantenere l’aumento della temperatura «ben al di sotto dei 2 °C», con la raccomandazione a fare di più (per uno scenario sotto 1,5 °C). Una delle disposizioni chiave dell’accordo è la creazione di un meccanismo di revisione per gli impegni dei vari paesi: avrà luogo ogni cinque anni, nell’ottica di aumentarne progressivamente l’ambizione, ma per ora nessuna data d’inizio è stata fissata.

Zero porgessi sui finanziamenti climatici – il documento ribadisce i 100 miliardi di dollari da stanziare dal 2020 al 2025 – così come sulla messa al bando delle fonti fossili. L’accordo di Parigi preferisce, infatti, puntare alla formula vaga della “neutralità climatica”, chiedendo il raggiungimento del picco di emissioni «il prima possibile». Infine, al meccanismo per il Loss and Damage si chiede di istituire una task force che «sviluppi raccomandazioni per evitare, ridurre al minimo e affrontare» le migrazioni relative agli impatti negativi dei cambiamenti climatici. Facendo ben attenzione a sottolineare come ciò non comporti o fornisca «alcuna base per qualsiasi responsabilità o compensazione».

RISULTATO: primo grande successo diplomatico

2016 – COP22 di Marrakech

Prima COP tecnica dopo il summit parigino, la Conferenza in Marocco si è chiusa l’approvazione dell’Alleanza di Marrakech per l’azione climatica globale. L’assemblea ha redatto la bozza di un piano comune per l’implementazione dell’Accordo di Parigi, primo insieme di regole con cui gli impegni di riduzione nazionali dovranno essere rilanciati: l’obiettivo è creare un sistema condiviso per giudicare l’efficacia delle politiche degli Stati sul clima e misurare i tagli alle emissioni.

Le parti hanno anche convenuto di anticipare al 2018 (rispetto al precedente 2020) la deadline per rivedere gli INDC (Intended nationally determined contributions) i piani nazionali di taglio dei gas serra, che già oggi sono stati trasformati da molti paesi in NDC (Nationally Determined Contribution).

Al di fuori dei negoziati, Laurence Tubiana, Ambasciatrice francese per il cambiamento climatico, e a Hakima El Haite, Ministro dell’Energia del Marocco, hanno lanciato la “Marrakech Partnership for Global Climate Action”, primo piano di azione che prevede la valorizzazione del ruolo degli attori non nazionali, come regioni e città, nelle azioni di mitigazione e adattamento nel periodo 2017-2020.

RISULTATO: passi avanti per il dialogo tecnico

2018 – COP24 di Katowice

 La 24esima Conferenza delle Parti dell’Unfccc, ospitata dalla Polonia, si è chiusa con l’adozione del ‘Katowice Climate Package’, ossia il “libro delle regole” con cui attuare l’Accordo sul clima di Parigi. Il pacchetto stabilisce in che modo i Paesi debbano fornire informazioni sui loro NDC, definendo standard precisi e includendo le misure di mitigazione quelle di adattamento e i dettagli sulla finanza climatica destinata alle economie in via di sviluppo. Il testo finale include anche linee guida per stabilire nuovi obiettivi in ​​materia di finanziamento dal 2025 in poi e per valutare i progressi nello sviluppo e nel trasferimento della tecnologia. Tra le questioni lasciate irrisolte (e rimandate alla successiva COP) l’utilizzo degli approcci cooperativi e del meccanismo di sviluppo sostenibile, contenuto nell’articolo 6 dell’Accordo di Parigi. 

RISULTATO: solidi progressi

2019 – COP25 di Madrid

L’obiettivo era di finalizzare il lavoro sul “rulebook” stabilendo le regole per i mercati del carbonio e altre forme di cooperazione internazionale ai sensi dell’articolo 6 del Paris Agreement. Ma per la COP più lunga della storia l’intesa è stata solo un miraggio. I 16 giorni di colloqui non sono riusciti a raggiungere un consenso su molte questioni chiave, come i requisiti di rendicontazione e i “tempi comuni” per gli impegni climatici. Le nazioni più ambiziose, tra cui gli Stati UE e la padrona di casa, si sono scontrate con il muro alzato da paesi come Brasile ed Australia, decisi invece ad inserire nel testo una serie di scappatoie. Come, ad esempio, il riutilizzo delle quote accumulate con il vecchio CDM del Protocollo Kyoto, nel nuovo meccanismo di contabilizzazione dei crediti di CO2. Nel frattempo, dal testo dell’articolo 6, sono stati rimossi tutti i riferimenti ai diritti umani. Nei documenti approvati alla fine della conferenza c’è più che altro l’impegno, non vincolante, a presentare piani più ambiziosi per ridurre le emissioni nazionali.

RISULTATO: una profonda delusione

2021 – COP26 di Glasgow

Né bocciata, né promossa. Per la conferenza dell’UNFCCC più importante dopo la COP21 di Parigi, il bollettino finale è un mix di delusioni e passi avanti. La frustrazione più grande arriva delle modifiche imposte all’ultimo minuto da Cina e India, che hanno impedito al consesso di “consegnare il carbone alla storia“, per usare le stesse parole del presidente della COP26, Alok Sharma. Nel patto sul clima di Glasgow, le Parti si sono limitate a concordare una riduzione del carbone, anziché un addio definitivo. Dal testo finale è stato anche rimosso il passaggio che invitava ad una graduale eliminazione dei “sovvenzioni ai combustibili fossili”, convertito in “sovvenzioni ai combustibili fossili inefficienti”. Niente di fatto neppure per i 100 miliardi di dollari l’anno in finanziamenti per il clima che nel 2009 la COP15 di Copenaghen aveva promesso a partire dal 2020. Il tutto è stato rimandato al 2023.

Tra i passi avanti (ma non privi di critiche): la creazione di un mercato globale del carbonio e l’accordo “per rivedere e rafforzare” gli obiettivi 2030 degli NDC nel vertice 2023. La ventiseiesima Conferenza delle Parti ha istituito anche un nuovo International Sustainability Standards Board per sviluppare una linea di base globale per gli standard di divulgazione climatica ed ESG.

RISULTATO: un gioco dell’oca climatico

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About Author / Stefania Del Bianco

Giornalista scientifica. Da sempre appassionata di hi-tech e innovazione energetica, ha iniziato a collaborare alla testata fin dalle prime fasi progettuali, profilando le aziende di settore. Nel 2008 è entrata a far parte del team di redattori e nel 2011 è diventata coordinatrice di redazione. Negli anni ha curato anche la comunicazione e l'ufficio stampa di Rinnovabili.it. Oggi è Caporedattrice del quotidiano e, tra le altre cose, si occupa quotidianamente delle novità sulle rinnovabili, delle politiche energetiche e delle tematiche legate a tecnologie e mercato.


Rinnovabili • Giornata mondiale della terra

Giornata mondiale della terra: cos’è e quando si festeggia?

Giornata della Terra: l'evento che ogni anno mobilita un miliardo di persone per la salvaguardia del Pianeta Terra. - Earth Day

Giornata (mondiale) della Terra

Giornata mondiale della terra
Giornata Mondiale della Terra

La Giornata Mondiale della Terra è una manifestazione internazionale per la sostenibilità ambientale e la salvaguardia del nostro pianeta.

Conosciuta nel mondo come Earth Day, la Giornata della Terra di aprile, è levento green che riesce a coinvolgere il maggior numero di persone in tutto il pianeta. Si calcola infatti che ogni anno, nel periodo dell’equinozio di primavera, si mobilitino circa un miliardo di persone.

Storia della Giornata Mondiale della Terra

L’Istituzione della Giornata mondiale della Terra si deve a John McConnell, un attivista per la pace che si era interessato anche all’ecologia: credeva che gli esseri umani abbiano l’obbligo di occuparsi della terra e condividere le risorse in maniera equa. Nell’ottobre del 1969, durante la Conferenza dell’UNESCO a San Francisco, McConnell propose una giornata per celebrare la vita e la bellezza della Terra e per promuovere la pace. Per lui la celebrazione della vita sulla Terra significava anche mettere in guardia tutti gli uomini sulla necessità di preservare e rinnovare gli equilibri ecologici minacciati, dai quali dipende tutta la vita sul pianeta.

La proposta ottenne un forte sostegno e fu seguita dal festeggiamento del “Giorno della Terra” della città di San Francisco: la prima celebrazione della Giornata della Terra fu il 21 marzo 1970. La proclamazione della Giorno della Terra ufficializzava, con un elenco di principi e responsabilità precise, un impegno a prendersi cura del Pianeta. Questo documento venne firmato da 36 leader mondiali, tra cui il Segretario generale delle Nazioni Unite U Thant, Margaret Mead, John Gardner e altri (L’ultima firma di Mikhail Gorbachev è stata aggiunta nel 2000).

Un mese dopo, il 22 aprile 1970, la definitivaGiornata della Terra – Earth Day” veniva costituita dal senatore degli Stati Uniti Gaylord Nelson, come evento di carattere prettamente ecologista. Questa Giornata della Terra era però pensata come una manifestazione prettamente statunitense, fu Denis Hayes (il primo coordinatore dell’Earth Day) a rendere la manifestazione una realtà internazionale: dopo aver “contagiato” le città americane, Hayes fondò l’Earth Day Network arrivando a coinvolgere più di 180 nazioni.

giornata mondiale della terra 2023
Villaggio per la Terra 2023 a Roma

La proclamazione della Giornata della Terra si inseriva in un contesto storico dove si era appena presa coscienza dei rischi dello sviluppo industriale legato al petrolio: nel 1969 a Santa Barbara, California, una fuoriuscita di greggio aveva ucciso decine di migliaia di uccelli, delfini e leoni marini. L’opinione pubblica ne fu scossa e gli attivisti iniziarono a ritenere necessaria una regolamentazione ambientale per prevenire questi disastri.

earth day giornata terra
Nel 2020 si è celebrato il 50° anniversario della Giornata Mondiale della Terra – Earth Day

Giornata Mondiale della Terra: le prime celebrazioni

Le prime celebrazioni del Giorno della Terra si svolsero in duemila college e università , circa diecimila scuole primarie e secondarie e centinaia di comunità negli Stati Uniti. Anche se l’evento ebbe una portata nazionale si dovette aspettare il 1990 per vedere un altro Earth Day significativo.

Nel 1990 la Giornata della Terra mobilitò 200 milioni di persone in 141 paesi ponendo l’attenzione sulle questioni ambientali nel palcoscenico mondiale. Le attività del giorno della Terra nel 1990 diedero un impulso enorme alla cultura del riciclo in tutto il mondo e contribuirono ad aprire la strada per il Summit della Terra organizzato dalle Nazioni Unite nel 1992 a Rio de Janeiro.

Per trasformare la Giornata della Terra in un evento annuale, piuttosto che uno che si verificava ogni 10 anni, Nelson e Bruce Anderson, organizzatori principali dell’ Earth Day New Hampshire nel 1990, hanno costituito Earth Day USA. Questo comitato ha coordinato le successive celebrazioni del Giorno della Terra fino al 1995, incluso il lancio di EarthDay.org. Dopo il 25 °anniversario del 1995, l’organizzazione passò all’attuale Earth Day Network.

Nel 2000 la Giornata mondiale della Terra combinò lo spirito originale dei primi Earth Day con l’internazionalismo dell’evento del ’90. Il 2000 fu il primo anno in cui venne usato Internet come strumento principale di organizzazione: questo si rivelò prezioso a livello nazionale e internazionale. Kelly Evans direttore esecutivo, arruolò più di 5.000 gruppi ambientali al di fuori degli Stati Uniti, raggiungendo centinaia di milioni di persone con un record di 183 paesi. Leonardo DiCaprio fu l’ospite ufficiale dell’evento, e in circa 400.000 parteciparono all’evento principale non ostante la pioggia fredda di quel giorno.

Alcuni scatti dal Villaggio per la Terra 2018 (Earth Day – Giornata della Terra a Roma)

La Giornata Mondiale della Terra Oggi: Una Festa Globale

Grazie al crescente interesse per la manifestazione, oggi la Giornata mondiale della Terra è diventata la Settimana mondiale della Terra: nei giorni vicini al 22 aprile, numerose comunità festeggiano per un’intera settimana con attività incentrate sulle tematiche ambientali più attuali. Gli eventi vengono utilizzati per sensibilizzare l’opinione pubblica sulle tematiche della sostenibilità, e dagli attivisti, per fare analisi degli scenari odierni e proporre soluzioni concrete. Nel 2017, durante la Settimana della Terra e in aperto contrasto con le nuove “politiche negazioniste” di Trump,  si è svolta in decine di città, la Marcia per la Scienza, seguita dalla mobilitazione popolare del clima (29 aprile 2017).

Nell’ambito dell’Earth Day Network, “Earth Day Italia” è considerato uno dei migliori comitati organizzativi, tanto che nel 2015 l’organizzazione italiana è divenuta sede europea del network internazionale. L’edizione del 2016 ha rappresentato un momento di straordinaria importanza per Earth Day Italia, grazie al succedersi di eventi importanti fra cui l’eccezionale visita a sorpresa di Papa Francesco e il collegamento in live streaming con il Ministro Galletti da New York, in occasione della storica firma del primo accordo universale sul cambiamento climatico (COP21).

Villaggio per la Terra – Roma 2017

Ogni anno a Roma, nella bella cornice di Villa Borghese, prende vita il Villaggio per la Terra: una settimana di eventi per tutte le età, che culminano con una serie di imperdibili concerti.

Nel 2017 tra la Terrazza del Pincio e il Galoppatoio di Villa Borghese, Earth Day Italia ha organizzato 5 giorni in cui si sono alternati eventi sportivi, concerti, esposizioni, mostre, convegni, spettacoli, laboratori, attività didattiche, giochi per bambini e ottimo cibo.

Tra i tanti eventi che hanno caratterizzato il Villaggio per la Terra 2017, il principale è stato il Concerto per la Terra. La serata gratuita, che ha preso il nome di “Over the Wall, Mecenati della Bellezza”, è stata presentata da Fabrizio Frizzi ed ha visto la partecipazione degli Zero Assoluto, Noemi, Sergio Sylvestre, Soul System, Ron e La Scelta.

Nel Galoppatoio di Villa Borghese il Villaggio dello Sport ha offerto a tanti la possibilità di praticare decine di discipline sportive differenti, di sperimentare simulatori sportivi virtuali, di assistere alle dimostrazioni di grandi campioni e di lanciarsi in gare, tornei e contest sempre divertenti e all’insegna della sostenibilità. In questo contesto il Coni, il Comitato Paralimpico e decine tra federazioni, associazioni e società sportive, club e campioni hanno offerto un importante contributo in difesa dei valori più autentici dello sport e dell’ambiente.

A caratterizzare maggiormente le attività per i giovani studenti romani è stato il premio “Io Ci Tengo” (#IoCiTengo). Nato per portare l’attenzione delle scolaresche sulle tematiche ambientali, il premio ha cercato di catalizzare progetti, lavori artistici e reportage che raccontassero in maniera innovativa e rivoluzionaria come trasformare il deserto di cemento delle nostre città in una foresta. Fu proprio Papa Francesco, con una partecipazione a sorpresa durante l’edizione 2016, a lanciare il messaggio “Voi trasformate deserti in foreste”. Le scuole hanno partecipato in tanti modi: foto, disegni, articoli, storie e video; con fantasia e immaginazione hanno conquistato l’attestato di Testimone della Terra 2017, mentre i vincitori sono stati nominati Ambasciatrici della Terra 2017.

Inoltre, durante il Villaggio per la Terra, sono state dedicate delle intere giornate sia alla mobilità sostenibile che ai libri, riconoscendo alla mobilità green e alla cultura ruoli fondamentali nel cambiamento verso una cultura della sostenibilità.

Villaggio per la Terra – Roma 2018

La Giornata Mondiale della Terra delle Nazioni Unite è stata celebrata anche nel 2018 con una grande partecipazione che ha portato a Villa Borghese oltre 150.000 persone. Questa 48ª edizione ha visto un Earth Day ricchissimo di iniziative ed venti. Cinque giornate (dal 20 al 25 aprile) dedicate alla tutela del Pianeta con un focus sui 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite con altrettante piazze multimediali dedicate agli obiettivi che hanno ospitato talk, laboratori e mostre.

Le attività per i giovani erano inquadrate dal Villaggio per lo Sport, dal Villaggio per Bambini e dal Villaggio per ragazzi.

Il Villaggio per lo Sport ha offerto tantissimi giochi gratuiti e assistiti, ma anche dimostrazioni e tornei. Il Villaggio per Bambini ha ospitato molte attività didattiche che hanno divertito i piccoli, dal grande Parco della Biodiversità dei Forestali, alla Pompieropoli dei Vigili del Fuoco, dagli esperimenti su vulcani e terremoti dell’Istituto Nazionale di Geofisica, al Planetario dell’Istituto Nazionale di Astrofisica.

Il Villaggio dei Ragazzi, dedicato ai più grandicelli e alla scuola è stato protagonista del Festival dell’Educazione alla Sostenibilità e degli Stati Generali dell’Ambiente dei Giovani. A completare i programma per gli adolescenti tanti workshop, iniziative e la staffetta planetaria per la pace #RUN4UNITY.

Durante tutte e cinque i giorni i bambini si sono potuti cimentare con l’Orienteering, il canottaggio simulato, pallavolo, cavalcata sui pony, scherma, ping pong, e-bike, pallamano, tennis, calcio, tiro a segno con la fionda, tiro con l’arco e una alta parete da arrampicata.

Giornata della Terra 2019, proteggiamo la nostre specie

Protect our species – Proteggi le nostre specie”. Questo il tema della Giornata della Terra 2019. Oggi gli scienziati parlano senza troppe remore di una sesta estinzione di massa, di un “annichilimento biologico” della fauna selvatica. E a differenza delle precedenti cinque estinzioni di massa, causate da catastrofi e disastri naturali, questo sarebbe il primo evento provocato dall’uomo. La distruzione e lo sfruttamento degli habitat unitamente agli effetti del cambiamento climatico stanno, infatti, guidando la perdita di metà della popolazione mondiale di animali selvatici.

Tutti gli esseri viventi hanno un valore intrinseco e ognuno gioca un ruolo unico nella complessa rete della vita – scrive Eart Day Network – Dobbiamo lavorare insieme per proteggere le specie minacciate e in via di estinzione: api,  barriere coralline, elefanti, giraffe, insetti, balene e altro ancora. La buona notizia è che il tasso di scomparsa può ancora essere rallentato e molte delle nostre specie in declino possono recuperare ma solo a patto di lavorare assieme per costruire un movimento globale di consumatori, elettori, educatori, leader religiosi e scienziati che pretendano un’azione immediata”.

L’appuntamento 2020 con la Giornata Mondiale della Terra diventa una maratona online

Nel 2020 la manifestazione ha celebrato il suo 50esimo anniversario in corrispondenza delle prime chiusure nazionali per arginare la pandemia di COVID-19. Ma la crisi del coronavirus non ha intaccato lo spirito della manifestazione che, in risposta ai lockdown e alle cancellazioni degli eventi in pubblico, si è trasformata in una gigantesca maratona virtuale. Una staffetta digitale che, per 24 ore, ha attraversato il globo raccogliendo azioni grandi e piccole, testimonianze e impegni a favore del Pianeta. “Il coronavirus può costringerci a mantenere le distanze, non ci costringerà a mantenere bassa la voce”, hanno spiegato gli organizzatori dell’Earth Day 2020. “L’unica cosa che cambierà il mondo è chiedere tutti assieme un nuovo modo di procedere. Potremmo essere separati, ma grazie al potere dei media digitali, siamo anche più connessi di prima”. Tema dell’edizione, l’azione per il clima. La pandemia virale ha sottolineato ancora una volta l’importanza di continuare a impegnarsi per contrastare i cambiamenti climatici. D’altra parte il riscaldamento globale è stato segnalato tra le concause della diffusione del Sars-Cov2, assieme all’intenso sfruttamento ambientale e alla distruzione della biodiversità e degli habitat naturali. Gli scienziati hanno avvertito che abbiamo poco più di un decennio per dimezzare le emissioni ed evitare gli impatti più devastanti su fornitura alimentare, sicurezza nazionale, salute globale, condizioni meteo e altro ancora. Tra le azioni da mettere in campo, la Giornata ha promosso la partecipazione all’Earth Challenge 2020, progetto dedicato alla creazione della più grande comunità di Citizen Science (Scienza dei cittadini). Grazie ad un app, disponibile in 11 lingue, è possibile divenire delle sentinelle ambientali, raccogliendo dati che saranno integrati in un’unica piattaforma su qualità dell’aria, l’inquinamento da plastica, qualità idrica, sicurezza alimentare e impatto sul clima locale.

Nel 2021 la maratona per la Giornata Mondiale della Terra era online con una lunga diretta multimediale.

Nel 2021 la Giornata Mondiale della Terra (Earth Day) è stata una maratona multimediale con 13 ore di diretta televisiva. La diretta televisiva è iniziata alle 7:30 del 22 aprile per proseguire fino alle 20:30: dagli studi televisivi di Via Asiago RaiPlay si è collegata con tanti programmi RAI durante tutta la giornata.

In diretta e on demand anche sulla piattaforma www.onepeopleoneplanet.it , numerosi sono stati i contributi, dalla galassia di partner, associazioni, istituzioni, testimonial, esponenti del mondo della scienza, della cultura, dell’arte, dello spettacolo e dello sport.

Nel 2022 la Giornata mondiale della Terra sarà una maratona caratterizzata dal Concerto per la Terra di Earth Day Italia, con la direzione artistica del Maestro Giovanni Allevi 

villaggio per la terraAllevi, compositore di fama internazionale, è stato nominato Ambassador dello Earth Day European Network durante la COP26 di Glasgow. Il concerto sarà uno spettacolo che il Maestro vuole dedicare alle nuove generazioni in vista della prossima Conferenza sul Clima dell’ONU. L’evento vuole mettere in collegamento tanti artisti provenienti da tante parti del mondo: un’unione artistica in grado di superare ogni confine e diversità, la “Voce della Terra”.

Come ogni anno Rinnovabili.it sarà media partner e trasmetterà parte della diretta sul sito e sui canali social. Segui la diretta visitando il sito OnePeopleOnePlanet

Segui gli hashtag ufficiali #OnePeopleOnePlanet #EarthDay2022 #OPOP22 #IoCiTengo

Earth Day Italia 2023: una staffetta di voci per il Pianeta

In occasione della Giornata Mondiale della Terra 2023, torna con la sua quarta edizione la Maratona Multimediale #OnePeopleOnePlanet (#OPOP) di Earth Day Italia. Una staffetta live che dalla Nuvola di Fuksas porterà in diretta su Rai Play dalle 8 di mattina talk show, collegamenti internazionali, testimonianze artistiche, scientifiche e istituzionali. Per culminare alle 21.00 nell’atteso Concerto per La Terra, con grandi cantanti del calibro di Leo Gassmann, Ermal Meta e Tommaso Paradiso.

Ma prima di arrivare alla maratona del 22 aprile, il Galoppatoio di Villa Borghese aprirà le porte il Villaggio per la Terra: 17 piazze multimediali guidate da giovani universitari di diversi atenei che dal 21 al 25 aprile approfondiranno 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite. Nel palco principale allestito sulla Terrazza del Pincio, invece, si daranno il cambio quotidianamente Talk Show e performance di street artist di fama internazionale che realizzeranno delle opere sul tema ambientale.

 “Le celebrazioni italiane della Giornata della Terra  – spiega Pierluigi Sassi, Presidente di Earth Day Italia – hanno caratteristiche uniche perché nascono da una storia unica. Storia d’incontro e di dialogo con centinaia di organizzazioni, che negli anni, insieme al Movimento dei Focolari, abbiamo imparato ad accogliere e valorizzare. Crediamo che il nostro vero lavoro sia proprio questo: creare ponti tra persone, tra organizzazioni, tra Paesi, che hanno davvero tanto da dire e da dare ma che a volte solo nel nostro evento trovano l’occasione giusta per iniziare a lavorare insieme”.

Giornata Mondiale della Terra 2024, Pianeta vs Plastica

“Pianeta contro Plastica”, questo il tema che contraddistingue la 54ma edizione della manifestazione. La Giornata Mondiale della Terra 2024 non poteva che affrontare uno dei problemi più sentiti a livello globale quando si parla di tutela amabientale. Riflettori puntati dunque sull’inquinamento dei rifiuti plastici, con l’obiettivo di sollecitare un’azione che riduca l’usa e getta, metta al bando il fast-fashion e investa in tecnologie e materiali alternativi ai polimeri di origine fossile. Chiedendo un riduzione del 60% della produzione di plastica entro il 2024.

In Italia il conto alla rovescia verso l’Earth Day 2024 sarà scandito quest’anno da due eventi:

  • il Villaggio per la Terra a Villa Borghese e sulla suggestiva Terrazza del Pincioa Roma: 600 eventi gratuiti e aperti a tutti, tra laboratori ludici e didattici, lezioni, incontri e dibattiti sui temi della sostenibilità ambientale, sociale e dell’innovazione, presentazioni di libri, proiezioni, giochi, dimostrazioni e pratiche sportive, spettacoli, esibizioni musicali e artistiche, e altri eventi culturali.
  • il Festival dell’Innovability presso la Casa del Cinema a Roma, pensato per celebrare anche la Giornata mondiale della Creatività e dell’Innovazione che le Nazioni Unite.

Entrambi si apriranno il 18 aprile per proseguire fino a domenica 21 per culminare il 22 aprile nella ormai consueta #OnePeopleOnePlanet, la maratona multimediale di 16 ore, dall’auditorium della Nuvola di Fuksas.

Giornata mondiale della terra 2021

Giornata mondiale della terra 2020

Giornata mondiale della terra 2019

Visita il sito di Earth Day Italia

Visita il sito del Villaggio per la Terra 2018

Visita la pagina dedicata al Villaggio per la Terra 2017

Visita la pagina dedicata alla Marcia per la Scienza 2017

Visita il sito di Earth Day Network

Leggi il nostro articolo sul Earth Day 2017

About Author / La Redazione

Rinnovabili • Batterie al sodio allo stato solido

Batterie al sodio allo stato solido, verso la produzione di massa

Grazie ad un nuovo processo sintetico è stato creato un elettrolita di solfuro solido dotato della più alta conduttività per gli ioni di sodio più alta mai registrata. Circa 10 volte superiore a quella richiesta per l'uso pratico

Batterie al sodio allo stato solido
via Depositphotos

Batterie al Sodio allo Stato Solido più facili da Produrre

La batterie allo stato solido incarnano a tutti gli effetti il nuovo mega trend dell’accumulo elettrochimico. E mentre diverse aziende automobilistiche tentano di applicare questa tecnologia agli ioni di litio, c’è chi sta percorrendo strade parallele. É il caso di alcuni ingegneri dell’Università Metropolitana di Osaka, in Giappone. Qui i professori Osaka Atsushi Sakuda e Akitoshi Hayash hanno guidato un gruppo di ricerca nella realizzazione di batterie al sodio allo stato solido attraverso un innovativo processo di sintesi.

Batterie a Ioni Sodio, nuova Frontiera dell’Accumulo

Le batterie al sodio (conosciute erroneamente anche come batterie al sale) hanno conquistato negli ultimi anni parecchia attenzione da parte del mondo scientifico e industriale. L’abbondanza e la facilità di reperimento di questo metallo alcalino ne fanno un concorrente di primo livello dei confronti del litio. Inoltre l’impegno costante sul fronte delle prestazioni sta portando al superamento di alcuni svantaggi intrinseci, come la minore capacità. L’ultimo traguardo raggiunto in questo campo appartiene ad una ricerca cinese che ha realizzato un unità senza anodo con una densità di energia superiore ai 200 Wh/kg.

Integrare questa tecnologia con l’impiego di elettroliti solidi potrebbe teoricamente dare un’ulteriore boost alla densità energetica e migliorare i cicli di carica-scarica (nota dolente per le tradizionali batterie agli ioni di sodio). Quale elettrolita impiegare in questo caso? Quelli di solfuro rappresentano una scelta interessante grazie alla loro elevata conduttività ionica e lavorabilità. Peccato che la sintesi degli elettroliti solforati non sia così semplice e controllabile. Il che si traduce in un’elevata barriera per la produzione commerciale delle batterie al sodio allo stato solido.

Un Flusso di Polisolfuro reattivo

É qui che si inserisce il lavoro del team di Sakuda a Hayash. Gli ingegneri hanno messo a punto un processo sintetico che impiega sali fusi di polisolfuro reattivo per sviluppare elettroliti solidi solforati. Nel dettaglio utilizzando il flusso di polisolfuro Na2Sx come reagente stechiometrico, i ricercatori hanno sintetizzato due elettroliti di solfuri di sodio dalle caratteristiche distintive, uno dotato della conduttività degli ioni di sodio più alta al mondo (circa 10 volte superiore a quella richiesta per l’uso pratico) e uno vetroso con elevata resistenza alla riduzione.

Questo processo è utile per la produzione di quasi tutti i materiali solforati contenenti sodio, compresi elettroliti solidi e materiali attivi per elettrodi“, ha affermato il professor Sakuda. “Inoltre, rispetto ai metodi convenzionali, rende più semplice ottenere composti che mostrano prestazioni più elevate, quindi crediamo che diventerà una metodologia mainstream per il futuro sviluppo di materiali per batterie al sodio completamente allo stato solido“.  I risultati sono stati pubblicati su Energy Storage Materials and Inorganic Chemistry .

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About Author / Stefania Del Bianco

Giornalista scientifica. Da sempre appassionata di hi-tech e innovazione energetica, ha iniziato a collaborare alla testata fin dalle prime fasi progettuali, profilando le aziende di settore. Nel 2008 è entrata a far parte del team di redattori e nel 2011 è diventata coordinatrice di redazione. Negli anni ha curato anche la comunicazione e l'ufficio stampa di Rinnovabili.it. Oggi è Caporedattrice del quotidiano e, tra le altre cose, si occupa quotidianamente delle novità sulle rinnovabili, delle politiche energetiche e delle tematiche legate a tecnologie e mercato.


Rinnovabili • fotovoltaico materiale quantistico

Fotovoltaico, ecco il materiale quantistico con un’efficienza del 190%

Un gruppo di scienziati della Lehigh University ha sviluppato un materiale dotato di una efficienza quantistica esterna di 90 punti percentuali sopra quella delle celle solari tradizionali

fotovoltaico materiale quantistico
via Depositphotos

Nuovo materiale quantistico con un assorbimento solare medio dell’80%

Atomi di rame inseriti tra strati bidimensionali di seleniuro di germanio e solfuro di stagno. Questa la ricetta messa a punto dai fisici Srihari Kastuar e Chinedu Ekuma nei laboratori della Lehigh University, negli Stati Uniti, per dare una svecchiata alla prestazioni delle celle solari. Il duo di ricercatori ha così creato un nuovo materiale quantistico dalle interessanti proprietà fotovoltaiche. Impiegato come strato attivo in una cella prototipo, infatti, il nuovo materiale ha mostrato un assorbimento solare medio dell’80%, un alto tasso di generazione di portatori fotoeccitati e un’efficienza quantistica esterna (EQE) record del 190%. Secondo gli scienziati il risultato raggiunto supera di gran lunga il limite teorico di efficienza di Shockley-Queisser per i materiali a base di silicio e spinge il campo dei materiali quantistici per il fotovoltaico a nuovi livelli. 

leggi anche Fotovoltaico in perovskite, i punti quantici raggiungono un’efficienza record

L’efficienza quantistica esterna

Tocca fare una precisazione. L’efficienza quantistica esterna non va confusa con l’efficienza di conversione, il dato più celebre quando si parla di prestazioni solari. L’EQE rappresenta il rapporto tra il numero di elettroni che danno luogo a una corrente in un circuito esterno e il numero di fotoni incidenti ad una precisa lunghezza d’onda

Nelle celle solari tradizionali, l’EQE massimo è del 100%, tuttavia negli ultimi anni alcuni materiali e configurazioni avanzate hanno dimostrato la capacità di generare e raccogliere più di un elettrone da ogni fotone ad alta energia incidente, per un efficienza quantistica esterna superiore al 100%. Il risultato di Kastua e Ekuma, però, rappresenta un unicum nel settore.

Celle solari a banda intermedia

Per il loro lavoro due fisici sono partiti da un campo particolare della ricerca fotovoltaica. Parliamo delle celle solari a banda intermedia (IBSC – Intermediate Band Solar Cells), una tecnologia emergente che ha il potenziale per rivoluzionare la produzione di energia pulita. In questi sistemi la radiazione solare può eccitare i portatori dalla banda di valenza a quella di conduzione, oltre che direttamente, anche in maniera graduale. Come?  “Passando” per l’appunto attraverso stati di una banda intermedia, livelli energetici specifici posizionati all’interno della struttura elettronica di un materiale creato ad hoc. “Ciò consente a un singolo fotone di provocare generazioni multiple di eccitoni attraverso un processo di assorbimento in due fasi“, scrivono i due ricercatori sulla rivista Science Advances.

Nel nuovo materiale quantistico creato dagli scienziati della Lehigh University questi stati hanno livelli di energia all’interno dei gap di sottobanda ideali. Una volta testato all’interno di una cella fotovoltaica prototipale il materiale ha mostrato di poter migliorare l’assorbimento e la generazione di portatori nella gamma dello spettro dal vicino infrarosso alla luce visibile. 

La rivoluzione dei materiali quantistici

Il duo ha sviluppato il nuovo materiale sfruttando i “gap di van der Waals”, spazi atomicamente piccoli tra materiali bidimensionali stratificati. Questi spazi possono confinare molecole o ioni e gli scienziati dei materiali li usano comunemente per inserire, o “intercalare”, altri elementi per ottimizzare le proprietà dei materiali. Per la precisione hanno inserito atomi di rame tra strati di seleniuro di germanio e solfuro di stagno. “Rappresenta un candidato promettente per lo sviluppo di celle solari ad alta efficienza di prossima generazione – ha sottolineato Ekuma – che svolgeranno un ruolo cruciale nell’affrontare il fabbisogno energetico globale“.

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Giornalista scientifica. Da sempre appassionata di hi-tech e innovazione energetica, ha iniziato a collaborare alla testata fin dalle prime fasi progettuali, profilando le aziende di settore. Nel 2008 è entrata a far parte del team di redattori e nel 2011 è diventata coordinatrice di redazione. Negli anni ha curato anche la comunicazione e l'ufficio stampa di Rinnovabili.it. Oggi è Caporedattrice del quotidiano e, tra le altre cose, si occupa quotidianamente delle novità sulle rinnovabili, delle politiche energetiche e delle tematiche legate a tecnologie e mercato.