Cosa finisce nel piatto?

Con la pubblicazione del rapporto “Pesticidi nel piatto 2012” Legambiente mette in guardia in consumatori sulla presenza di sostanze tossiche in molti degli alimenti che ingeriamo

(Rinnovabili.it) – Fino a 9 sostanze diverse nell’uva, 8 nel vino, 6 nelle mele e 5 nelle arance. Il rapporto annuale di Legambiente sui residui fitofarmaci nei prodotti ortofrutticoli che circolano in Italia “Pesticidi nel piatto2012” parla chiaro: nonostante il trend piuttosto rassicurante che nel 2011 ha registrato un calo nell’uso di molecole chimiche per la produzione agroalimentare, su un versante diametralmente opposto le analisi hanno evidenziato un aumento del numero delle diverse sostanze chimiche presenti contemporaneamente su uno stesso campione. In pratica un terzo della frutta e della verdura che finisce nel nostro piatto è contaminata. Una realtà sulla quale il Presidente di Legambiente, Vittorio Cogliati Dezza, mette in guardia tutti i consumatori.

 

«Una lettura più attenta dei risultati delle analisi condotte dai laboratori regionali ed elaborati da Legambiente in questo studio – ha dichiarato – mostra una situazione tutt’altro che rassicurante, con numerosi casi di prodotti ortofrutticoli e derivati contaminati da 7, 8 e addirittura 9 principi attivi differenti, in un composto che nessuno ha mai studiato e analizzato e che potenzialmente potrebbe essere molto dannoso per la salute dei consumatori e per l’ambiente».

 

Le sostanze più popolari rinvenute durante i campionamenti risultano il clorpirifos, un insetticida che, secondo quanto riportato nel comunicato stampa diffuso da Legambiente, sarebbe “riconosciuto da numerosi studi scientifici come interferente endocrino con spiccata attività neurotossica”, il captano, fungicida che l’Epa riconosce come cancerogeno, e il fosmet, un altro insetticida che oltre ad avere un notevole impatto ambientale danneggerebbe soprattutto le api. Quello del multi residuo è un tema piuttosto delicato, sul quale anche il Sen. Francesco Ferrante si è espresso, chiedendo al Governo di recepire il campanello d’allarme lanciato da Legambiente, «prevedendo le dovute le dovute contromisure nel Piano d’azione nazionale per l’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari che è in via di definizione e che ad oggi non contempla il riferimento al multi residuo».

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