DAPL: Energy Transfer non vuole studi di impatto ambientale

Gli avvocati di Energy Transfer hanno presentato una mozione per bloccare l’iniziativa del Corpo degli ingegneri dell’esercito americano, che è proprietario dell’ultimo tratto su cui dovrebbe passare l’opera

DAPL: Energy Transfer non vuole studi di impatto ambientale

 

(Rinnovabili.it) – La compagnia dell’oleodotto Dakota Access (DAPL) cerca di impedire per vie legali che vengano realizzati e pubblicati nuovi studi sull’impatto ambientale della pipeline. Gli avvocati di Energy Transfer hanno presentato una mozione per bloccare l’iniziativa del Corpo degli Ingegneri dell’esercito americano, che è proprietario dell’ultimo tratto su cui dovrebbe passare l’opera. È il punto caldo, dove si sono concentrate negli ultimi mesi le proteste guidate dalla tribù Sioux Standing Rock: l’attraversamento del lago Oahe. Se si verificasse una perdita lì, sostengono gli attivisti, verrebbero inquinate le acque da cui dipendono i circa 8.000 membri della tribù e milioni di altri cittadini americani che abitano più a valle.

La mossa di Energy Transfer è l’ultimo episodio di un lungo braccio di ferro tra l’azienda e i militari statunitensi. Nel luglio del 2015 il Corpo degli ingegneri aveva accordato alla compagnia il permesso di procedere con i lavori dell’oleodotto per attraversare il lago. Poi l’Ong Earthjustice – capofila degli attivisti – ha portato in tribunale Energy Transfer. Lo scorso 9 settembre la sentenza ha dato ragione all’azienda, ma lo stesso giorno l’esercito e i dipartimenti dell’Interno e della Giustizia le hanno chiesto di interrompere volontariamente i lavori del DAPL. Dopo altri due mesi di dure proteste, represse con la violenza (spesso del tutto ingiustificata) dalla polizia, a dicembre l’esercito ha infine bloccato tutto revocando il permesso.

 

DAPL: Energy Transfer non vuole studi di impatto ambientalePrima di prendere la decisione finale, il genio militare vuole produrre nuovi studi di impatto ambientale. La cosa non va giù a Energy Transfer, e non solo perché ne teme gli esiti. Infatti, la nuova procedura riapre un capitolo che l’azienda sperava di avere già chiuso: permette alle parti interessate di depositare osservazioni e, soprattutto, proposte per un tragitto alternativo.

Il tracciato del DAPL è già stato modificato una volta, una vicenda dietro la quale si intravede un caso nemmeno troppo velato di razzismo ambientale. Il piano originale infatti prevedeva che l’oleodotto passasse vicino alla città di Bismarck, ma le proteste degli abitanti (dove le minoranze sono meno dell’8% della popolazione) avevano presto convinto l’azienda a cambiare idea. E l’oleodotto è stato spostato a ridosso della riserva dei nativi americani Standing Rock, da cui probabilmente non ci si aspettava una reazione così organizzata.

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