Disastro ambientale: sversati 100 kmq di petrolio nel Mar Cinese

Le immagini satellitari mostrano la portata del disastro ambientale a seguito della collisione tra una petroliera iraniana e un mercantile cinese lo scorso 6 gennaio

disastro ambientale

 

Niente petrolio sulle coste, ma è comunque un disastro ambientale

 

(Rinnovabili.it) – Due chiazze di petrolio che si allargano su una superficie di oltre 100 chilometri quadrati. Per ora è questa la portata del disastro ambientale causato da una inspiegabile collisione avvenuta sabato 6 gennaio nel Mar Cinese tra una petroliera iraniana e un mercantile partito da Hong Kong. La polizia marittima sta cercando di precisare l’entità del danno e in queste ore dovrebbe iniziare l’esplorazione del relitto, affondato lunedì a circa 300 km dalla costa di Shanghai.

Le immagini satellitari utilizzate dall’Amministrazione oceanica cinese mostrano la diffusione dell’inquinamento su due superfici di 69 e 40 km quadrati, quest’ultima meno spessa e meno concentrata. Restano intanto le forti preoccupazioni per i danni all’ecosistema marino, mentre non c’è più nulla da fare per i 32 componenti dell’equipaggio, di cui sono state rinvenute soltanto tre salme.

In una dichiarazione arrivata oggi, il Ministero dei Trasporti ha detto che il team di recupero avrebbe localizzato il relitto ad una profondità di 115 metri. Ora le squadre sul posto si preparano ad immergere robot sottomarini per esplorarlo. Per ora sono stati prelevati 31 campioni d’acqua nell’area circostante, ritrovando in ciascuno tracce di olio pesante (utilizzato come combustibile per queste imbarcazioni) e in generale una concentrazione di petrolio oltre gli standard di qualità dell’acqua di mare. Ma l’impatto ecologico complessivo non è ancora stato valutato.

 

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La petroliera Sanchi è andata alla deriva, in fiamme, dopo essersi scontrata contro il mercantile Crystal una decina di giorni fa. I forti venti hanno allontanato la petroliera dalla costa cinese, rendendo quasi impossibili gli interventi di ricerca e soccorso. La nave, che trasportava 136 mila tonnellate di condensato – un tipo petrolio ultraleggero e altamente infiammabile – è affondata dopo che diverse esplosioni ne hanno sventrato lo scafo.

Sebbene ieri il ministero dell’Ambiente giapponese abbia affermato che non intravede molte possibilità che lo sversamento raggiungerà le sue coste, resta il disastro ambientale nel Mar Cinese, oltre che la tragedia di 32 morti per la gran parte non ritrovati.

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