L’Europa dice sì all’acqua come diritto umano

Storico voto del Parlamento europeo. Trionfo della campagna Right2Water, che con 1.8 milioni di firme ha sollevato il tema del diritto umano all’acqua

L’Europa dice sì all’acqua come diritto umano 2

 

(Rinnovabili.it) – Il diritto umano all’acqua deve entrare nella legislazione comunitaria. È il verdetto dell’Europarlamento, che poche ore fa ha approvato una relazione modellata sulla proposta formulata dalla campagna Right2Water tramite una ECI (European Citizens Initiative) che ha raggiunto il tetto record di 1.884.790 adesioni.

Il documento è stato approvato con 363 sì, 96 no e 231 astenuti. La deputata irlandese del GUE, Lynn Boylan, ha accolto con favore l’esito della votazione: «Questa è una vittoria per la società civile e per gli attivisti di Right2Water in tutta Europa. Gli 1,8 milioni di firmatari dell’iniziativa dei cittadini europei, primo caso di successo per questo meccanismo, hanno finalmente ricevuto il sostegno che meritano da un’istituzione dell’Ue. La risposta iniziale della Commissione all’ECI era stata vaga, deludente e aveva fatto poco per esaudire le richieste. Io e altri colleghi progressisti ci siamo riuniti per produrre una relazione che meglio rispondesse alla loro campagna».

 

Lynn Bolan europarlamentare del GUE
Lynn Boylan, europarlamentare del GUE

Il testo votato in plenaria invita Bruxelles a presentare proposte legislative che sanciscano il diritto umano all’acqua, tra cui una revisione della direttiva quadro. Inoltre, chiede di contrastare la privatizzazione dei servizi idrici e di escluderli dai negoziati sul TTIP. Il trattato di libero scambio fra Stati Uniti e Unione europea, infatti, al momento non estromette l’acqua dai tanti servizi pubblici che intende aprire alla privatizzazione.

Secondo Food and Water Europe, branca europea della ONG Food and Water Watch, la risoluzione approvata a Strasburgo mette in chiaro che «l’acqua è un bene pubblico di fondamentale importanza per la vita e la dignità umana, e non deve essere trattata come una merce».

I movimenti hanno visto accolte le loro richieste di smettere di utilizzare le misure di austerità come grimaldello per spalancare i beni comuni alla privatizzazione. L’aula ha anche respinto la mozione alternativa presentata dal PPE e dall’ECR, che invece prevedeva alcuni emendamenti al testo uscito dalla Commissione Ambiente (ENVI). Oltre ad espungere ogni riferimento alle misure di austerità, venivano completamente tagliati questo passaggio:

 

…invita la Commissione a escludere in modo permanente servizi i servizi idrici, igienico-sanitari e di smaltimento delle acque reflue dalle regole del mercato interno e da qualsiasi accordo commerciale, e di fornirli a prezzi accessibili…

 

E soprattutto quest’altro:

 

…Sottolinea che il carattere particolare dei servizi idrico-sanitari, come la  produzione, la distribuzione e il trattamento, rende imperativo che siano esclusi da eventuali accordi commerciali che l’UE sta negoziando o intende negoziare; esorta la Commissione a concedere una esclusione giuridicamente vincolante per i servizi idrici, igienico-sanitari e di smaltimento delle acque reflue dai negoziati in corso per il Partenariato transatlantico sul commercio e gli investimenti (TTIP) e dall’Accordo sul commercio dei servizi [TISA ndr.]; sottolinea che tutti i futuri accordi sul commercio e gli investimenti dovrebbero includere clausole sull’accesso libero all’acqua potabile per la popolazione del paese terzo cui l’accordo si riferisce, in linea con l’impegno di lungo periodo dell’Unione per lo sviluppo sostenibile e i diritti umani, e che un reale accesso all’acqua potabile per la popolazione del paese terzo cui si riferisce l’accordo deve essere condizione preliminare per eventuali futuri accordi di libero scambio…

 

L’Europa dice sì all’acqua come diritto umano

 

Se tutti gli emendamenti che puntavano a gestire l’acqua secondo le leggi del libero mercato sono stati rifiutati, è pur vero che è sparito il paragrafo della relazione che spingeva l’Unione europea a sviluppare partenariati pubblico-pubblico nell’ambito della cooperazione internazionale sull’acqua, rompendo lo schema consueto delle partnership pubblico-privato. Già da tempo questa formula si sta sperimentando in America Latina, e si pone obiettivi slegati da dinamiche di profitto: lo scopo del partenariato, infatti, è la garanzia dell’accesso ai beni comuni e la sedimentazione del concetto di diritto umano all’acqua, considerata bene comune universale.

 

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Marco Bersani, portavoce del movimento per l’acqua

Tuttavia, secondo il portavoce del Forum italiano dei movimenti per l’acqua, Marco Bersani, il voto è fondamentale per rafforzare le battaglie che in tutto il continente i movimenti stanno portando avanti con l’obiettivo della ripubblicizzazione. «È particolarmente importante perché – spiega – mentre le sirene liberiste continuano a guidare le politiche dell’Unione, in tantissime città d’Europa si va progressivamente affermando la pratica della rimunicipalizzazione del servizio idrico».

Quale futuro attende la battaglia per l’acqua? Se da una parte la Commissione europea potrebbe decidere di non dar seguito alle pressioni politiche, è anche vero che l’intera architettura dell’Unione perderebbe legittimità agli occhi di una opinione pubblica già molto scettica. È l’aspetto su cui Bersani calca la mano: «Formalmente la Commissione può ignorare qualsiasi pronunciamento del Parlamento Europeo, ma se la mobilitazione sociale è costante e incisiva non può permettersi di non tenerne conto. Sottolineo che tra i punti qualificanti del documento ci sono: le richieste di tenere fuori l’acqua da qualsiasi accordo commerciale internazionale o interno e di fermare la promozione della privatizzazione attraverso i memorandum imposti dalla Troika ai Paesi indebitati». Come è accaduto in Grecia.

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3 Commenti

  1. http://francescocorradino.blogspot.it/2011/06/le-prime-precipitazioni-di-acqua-sulla.html
    Forse non era solo utopia
    L’ACQUA LIBERA COME L’ARIA, SOGNO O UTOPIA?
    Un mio grande sogno si realizzerà quando tutti gli esseri umani potranno dissetarsi liberamente ad una fonte libera. Quando in ogni angolo della terra abitata ci saranno fontane con acqua potabile, dove tutti, anche senza danaro in tasca, si potranno dissetare ed attingere acqua per i bisogni essenziali.
    Sono consapevole che la mia può sembrare utopia. Ma la storia ci insegna che lo era anche quella di tanti altri “utopistici sognatori”: tutti coloro che, col tempo e con l’aiuto di altri , hanno elaborato e realizzato cose che sembravano impossibili portare a termine; coloro che credendo alle loro “utopie” hanno dato un contributo alla crescita e alla realizzazione del così detto mondo civilizzato. Un mondo irrefutabilmente avanzato in arte, tecnologia e ricchezza, ma iniquo in quello che i Francesi, con la Rivoluzione, misero al primo posto nelle basi della Costituzione: Égalité.

    Se nella parola utopia, facciamo cadere l’accento sulla o , diventa: “La città perfetta” dell’umanista Tommaso Moro, oggi venerato come santo anche dalla Chiesa Cattolica.
    Tommaso Moro inventò il termine utòpia, con cui chiamò un’immaginaria isola dotata di una società ideale, di cui descrisse il sistema politico nella sua opera più famosa, appunto “L’utopia”. Un posto dove un mondo migliore è possibile, anche se laborioso da realizzare. In un’altra epoca (intorno al 380 a.c. ), Platone nei suoi scritti “La Repubblica”, idealizzava un mondo più giusto possibile, se tutto ruotasse su due perni fondamentali: la legalità e la giustizia.
    Alcuni paesi della nostra penisola, che per molta parte dei suoi confini sprofonda nell’acqua e spesso dall’acqua alcune zone vengono trascinate a valle dalle alluvioni, soffrono la mancanza di questo elemento fondamentale per l’utilizzo quotidiano; arrivando a penose situazioni, dove l’erogazione di acqua (nemmeno potabile) avviene due, tre volte alla settimana per poche ore.
    Mi rimane difficile definire civiltà una società che priva qualcuno di un bene così indispensabile alla vita, peraltro molto abbondante sulla Terra.
    Dato che buona parte del mio reddito viene trattenuto come tasse, delle quali una parte serve a pagare gli stipendi di chi dovrebbe, ma non sempre mi assicura la fruizione dei miei diritti; con un pizzico di ironia mista a rabbia potrei domandarmi: « Chi mi priva di questo bene, attenta alla sicurezza della mia vita? ».
    Per realizzare questa “utopia”, secondo me, non serve privarsi né dell’utile né dell’inutile. Basterebbe solo destinare all’acqua una parte di quello che si spreca per il superfluo, spacciato per utile, di cui buona parte dei popoli occidentali fa largamente uso. O, comunque, applicare un pensiero di Tommaso Moro che recita: “Non tutto quello che è utile è giusto”.
    Pretendere che il poter bere acqua venga collocato, nella scala dei valori, al pari del poter respirare aria, sarebbe dovere di tutti i cittadini, perché sono due elementi entrambi indispensabili per il diritto alla vita.
    Francesco Corradino

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