Fiasco o successo? L’analisi del G7

I leader G7 sostengono l’importanza di un impegno rispettoso dei 2°C ed elogiano gli investimenti nelle rinnovabili, ma Oxfam critica il boom del carbone

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(Rinnovabili.it) – Ieri al G7 i leader del mondo industrializzato occidentale hanno concordato l’obiettivo vincolante dei 2 °C per limitare gli effetti del cambiamento climatico. Ma secondo i critici resta un mistero il “come” faranno a rispettare gli impegni. In particolare, sottolineano i dati diffusi ieri da Oxfam, alla luce di un boom del carbone a livello mondiale.

Secondo l’organizzazione, gli effetti delle centrali a carbone sulla lotta globale contro la fame sarebbero devastanti. Senza un’azione urgente, le emissioni prodotte dai Paesi del G7 si tradurranno in 40 miliardi di euro annui di danni climatici e costi di adattamento.

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Oxfam e Merkel, è scontro sui dati

Il rapporto Oxfam afferma che, dal 2080, andranno perse 7 milioni di tonnellate di cibo ogni anno per colpa delle emissioni delle centrali elettriche a carbone finanziate dai Paesi del G7. Il collegamento tra la protezione del clima e la sicurezza alimentare è stato riconosciuto dalle Nazioni Unite. Infine, secondo Oxfam, il riscaldamento globale aumenterà di 3-4 gradi perché le attuali proposte del G7 sono insufficienti.

Sui grandi media, tuttavia, l’esito del vertice ad Elmau è stato presentato come un successo di Angela Merkel, che dal primo giorno ha spinto per includere nella dichiarazione finale l’obiettivo dei 2° C. Il cancelliere tedesco ha detto che i Paesi industrializzati si impegneranno a ridurre allo zero le emissioni di gas serra, eliminando gradualmente i combustibili fossili fino a pensionarli del tutto entro la fine del secolo.

«Ci impegniamo a fare la nostra parte per realizzare un’economia globale a basse emissioni di carbonio nel lungo termine – recita il comunicato congiunto – includendo lo sviluppo e la diffusione di tecnologie innovative nello sforzo di trasformare il settore energetico entro il 2050».

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Le promesse del G7 su fondo climatico e rinnovabili

Il 30 novembre inizia la COP 21, la Conferenza UNFCCC sul clima di Parigi, che dovrà necessariamente portare all’approvazione di un accordo planetario sulla limitazione del riscaldamento globale. In quest’ottica, i Paesi del G7 intendono insistere sulla riduzione dei gas serra puntando ai target di fascia più alta: questo significa che dovranno mettere a punto piani per un taglio della CO2 del 40-70% entro il 2050 rispetto ai livelli preindustriali. Un altro annuncio riguardava l’intenzione di aumentare fino a 400 milioni il numero di persone nei Paesi in via di sviluppo che hanno accesso a coperture assicurative dirette o indirette contro i rischi legati al clima entro il 2020.

Tuttavia hanno perso una buona occasione per dichiarare subito tali impegni, restando sul vago e rinviando tutto all’accordo di Parigi. I leader del G7 hanno anche raggiunto un accordo sulle sorti del Green Climate Fund, il fondo ONU che dovrebbe finanziare, con fondi dei Paesi ricchi, misure di adattamento e mitigazione del clima nelle nazioni in via di sviluppo. L’asticella del GCF individua in 100 miliardi di dollari di contributi pubblici e privati il target minimo, entro il 2020, per dare qualche possibilità alle economie del Sud del mondo. Fino ad oggi, il fondo è stato riempito soltanto per il 10%, e lo scetticismo delle ONG regna sovrano.

Eppure da Elmau arrivano promesse di promozione delle energie rinnovabili nei Paesi in via di sviluppo: «Renderemo possibile un Energiewende in Africa – ha annunciato il ministro dello Sviluppo tedesco, Gerd Müller – Il G7 sta investendo in una capacità di energia rinnovabile pari a dieci grandi centrali a carbone».

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