Fracking: il Brasile svende l’Amazzonia, indigeni in rivolta

Il governo vuole mettere all’asta 266 lotti di terreno, comprese parti di Amazzonia e un santuario marino, giurando che il fracking è sicuro al 100%

Fracking il Brasile svende l'Amazzonia indigeni in rivolta

 

(Rinnovabili.it) – C’erano parti di foresta amazzonica, inclusi luoghi remoti in cui vivono popoli indigeni che rischiano di sparire dalla faccia della terra, fra i territori che il governo brasiliano ha messo all’asta per le compagnie del fracking la scorsa settimana. BP, Shell ed Exxon erano fra le circa 40 società interessate ad accaparrarsi parte di questi 266 lotti in 16 Stati. Ma non avevano fatto i conti con la protesta delle comunità locali che hanno interrotto l’asta mercoledì, seguite dai lavoratori di quelle stesse aziende partecipanti. Solo 37 lotti, al momento del blitz, erano stati dati in concessione.

La Coalizione No Fracking Brasile (COESUS), supportata dall’ONG 350.org, ha colto l’occasione per parlare ai media di giustizia climatica, riscaldamento globale e diritti dei popoli indigeni. Nello stesso contesto, 9 capi e 9 leader dei nativi hanno condiviso le loro esperienze negative con le compagnie del petrolio e del gas contro cui già da tempo stanno lottando sui territori.

Le aree scelte dal governo per l’asta sono percorse dalle principali falde acquifere del Brasile. Sono zone ad alta produttività agricola, superfici forestali e importanti aree protette come Abrolhos, un santuario marino dove nascono le megattere.

 

Fracking il Brasile svende l'Amazzonia indigeni in rivolta 2Oltre alle multinazionali del fossile già citate, diversi grandi gruppi sono alla finestra per aggiudicarsi un pezzo di Brasile da trivellare: Rosneft, Petrobras, Statoil, Premier Oil, GDF Suez, Total e Anadarko fra gli altri. Sperano di addentrarsi, grazie alle concessioni governative, nel cuore di Stati come Acre e Amazonas, nell’estremo ovest del Paese, dove in alcune valli vengono segnalati giacimenti di shale gas. Ma qui, al confine con il Perù e la Bolivia, vivono numerose comunità indigene – Nawa, Nukini, Puyanawa e Hunu Kui –  ritiratesi sempre più dentro la foresta a seguito degli scontri con i trafficanti di droga.

La Coalizione contraria al fracking in Brasile ha passato una settimana in questi territori, per sensibilizzare le popolazioni sui rischi delle trivellazioni per l’ambiente e la salute. Ma il governo brasiliano ha messo in campo una retorica accomodante, affermando che il fracking è così sicuro che non c’è nessuno che vi si opponga in tutto il mondo. I gruppi internazionali dei fracktivists si preparano a mostrare all’opinione pubblica che il movimento globale contro la fratturazione idraulica è vivo e vegeto. Anche in Brasile.

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