Nessuna giustizia per le vittime della Fukushima brasiliana

Molte vittime della valanga di fanghi tossici, causata un anno fa dal cedimento della diga della Samarco, rischiano di non ricevere alcuna compensazione

Nessuna giustizia per le vittime del disastro ambientale in Brasile

 

(Rinnovabili.it) – I rappresentati delle comunità locali di Minas Gerais tornano a farsi sentire dopo il disastro ambientale causato dal cedimento della diga della Samarco. E’ passato quasi un anno da quando la valanga di fanghi tossici e detriti metallici si è riversata nel Rio Doce, per poi arrivare fino all’Oceano. Ma durante questo periodo la gestione dell’emergenza post disastro da parte dell’azienda, una joint venture al 50% tra la brasiliana Vale SA e l’australiana BHP Billiton, è stata quanto meno discutibile. Così per questa mattina è stata organizzata una protesta a Londra, davanti agli uffici della BHP in occasione della riunione annuale del gruppo.

Uno dei punti più controversi riguarda i risarcimenti alle popolazioni colpite. Come spiega London Mining Network, una delle Ong ambientaliste che spalleggiano gli abitanti dello stato di Minas Gerais contro il colosso del settore minerario, “attualmente è la compagnia che decide chi è da considerare colpito e chi no, il tutto mentre continua a negare i costi indiretti del disastro”.

 

Nessuna giustizia per le vittime del disastro ambientale in BrasileLa massa d’acqua, che ha ucciso una ventina di persone, ha veicolato 60 milioni di metri cubi di rifiuti minerari, sconvolgendo l’ecosistema fluviale, travolgendo gli impianti di depurazione lungo il fiume e lasciando senz’acqua potabile 250 mila abitanti. Si è trattato del più grave disastro ambientale mai provocato in Brasile, che ha sconvolto il mondo dei biologi per la portata dei danni. Danni che però è – almeno in parte – proprio l’azienda a “verificare”. E come spesso capita quando il controllato si erge a controllore, si cerca in ogni modo di ridimensionare la portata dei danni.

Sotto accusa finisce quindi la Renova Foundation, un organismo creato ex novo da Vale e BHP per coordinare risarcimenti e ricostruzione. I rappresentanti delle comunità locali però sostengono che non ha alcuna legittimità, perché non prende in alcun modo in considerazione i loro bisogni e, cosa ancor più grave, la loro reale situazione. “Ci sono intere comunità distrutte dalle operazioni delle compagnie: hanno perso tutto e rischiano di non ricevere alcuna reale compensazione”, sostengono i promotori della protesta.

Samarco e governo brasiliano sembravano aver trovato un accordo per i risarcimenti: 5 mld in 15 anni e un piano di pulizia dell’area da 6 mln di dollari. Nulla di concreto però è stato fatto per i cittadini colpiti. Che attendono con angoscia le piogge della prossima primavera:  i tre quarti delle sostanze tossiche  – 2,8 mln di mq – non sono ancora stati trascinati a valle, e potrebbero arrivare attorno a marzo, ripetendo il disastro.

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