Villaggi del cancro, Greenpeace raccoglie le testimonianze degli abitanti

L’associazione ambientalista documenta con un video la vita negli oltre 400 Villaggi del Cancro, quelle cittadine cinesi che hanno rivelato un’impennata dell’incidenza dei tumori a causa dell’inquinamento industriale

 

(Rinnovabili.it) – Come si vive negli oltre 400 Villaggi del Cancro della Cina, quelle aree in cui il forte inquinamento industriale ha provocata un’impennata dell’incidenza dei tumori? La risposta arriva dal documentario “Textile Towns in the Shadows of Pollution”, filmato girato da Greenpeace per accogliere le testimonianze di chi vive in questi luoghi. Dopo la scioccante pubblicazione da parte dello stesso  ministero ambientale cinese della mappa dei Villaggi del Cancro, prima ammissione ufficiale del Governo, l’associazione ambientalista ha deciso di indagare da vicino come può essere possibile vivere in queste aree rurali pesantemente contaminate dagli scarichi delle industrie tessili.

 

“Se non diciamo niente e non ci facciamo caso, che cosa faranno le generazioni future? Come faranno a sopravvivere con questo tipo di inquinamento? Quando i nostri discendenti verranno a rendere omaggio, non ci ringrazieranno. Diranno, ‘che cosa hanno fatto i nostri antenati? Sapevano già di questo problema e non hanno detto niente? A cosa stavano pensando?’”, commenta nel documentario Wei Dongying, attivista ambientale.

 

Dai Villaggi del Cancro ai segreti di stato

Nonostante Pechino abbia ammesso e reso nota la collocazione di questi aree, i dati sulla presenza di sostanze pericolose e metalli pesanti nel suolo e nell’acqua sono ancora secretati. L’impegno di Greenpeace, da sempre attenta sentinella delle problematiche ambientali, continua a rimanere alto soprattutto nei confronti di coloro che vivono in prossimità delle industrie per far sì che venga rispettato il loro diritto di conoscere esattamente quanto e cosa scaricano nell’ambiente queste fabbriche; in questo contesto la campagna “Detox” lanciata a luglio 2011, ha visto finora l’adesione di 17 marchi globali della moda, tra cui Benetton, Zara, Levi’s e Victoria’s Secret, che si sono impegnati a eliminare entro il 2020 le sostanze tossiche dalla loro filiera produttiva e dai prodotti.

 

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