Greenpeace promuove Greenfreeze

Per promuovere la graduale eliminazione dei gas refrigeranti inquinanti Greenpeace riporta l’attenzione su gas a basso impatto ambientale e sull’impiego nella tecnologia Greefreeze

(Rinnovabili.it) – Prima Scipione e poi Caronte, masse di aria calda che opprimono la penisola e spingono a tenere accessi i sistemi di condizionamento per molto tempo, con aumenti sostanziali dell’inquinamento atmosferico e dei consumi energetici. Per valutare l’intero impatto del settore legato alla refrigerazione, e quindi il ruolo non solo dei condizionatori, ma anche dei frigoriferi e degli altri sistemi di refrigerazione, Greenpeace ha deciso di lanciare e promuovere nuovamente la tecnologia Greenfreeze, un sistema di refrigerazione che, al posto dei più impattanti gas refrigeranti HCFC e HFC, utilizza refrigeranti naturali a bassissimo impatto ambientale.

Introdotti nel settore industriale a seguito della redazione del Protocollo di Montreal del 1987 gli HCFC e gli HFC (idrofluorocarburi) hanno sostituito i CFC (clorofluorocarburi), responsabili dell’assottigliamento della fascia d’ozono in atmosfera. Ma per aiutare il buco dell’ozono l’industria ha provocato l’aumento del riscaldamento globale con la previsione che questi gas altamente dannosi nel 2050 rappresenteranno il 27% delle cause legate al riscaldamento globale.

La limitazione imposta dal Protocollo, che ha vietato a partire dal 1996 la produzione di CFC nei paesi industrializzati non faceva cenno alle economie in via sviluppo. Così in India e in Cina si è sviluppata un’industria dei refrigeranti altamente inquinante.

A partire dal 1996 quindi i clorofluorocarburi sono stati sostituiti con altri gas dannosi che potrebbero però essere scavalcati impiegando miscele di idrocarburi, ammoniaca, CO2 soluzione a basso impatto ambientale.

Greenpeace è al lavoro dal 1992, alla ricerca di una soluzione refrigerante green e grazie alla collaborazione di una squadra di tecnici l’anno successivo ha visto la luce il primo frigorifero Greenfreeze. Da allora la tecnologia non è stata brevettata e quindi rimane a disposizione di chi abbia intenzione di utilizzarla a fini ambientali, come suggerito anche mediante l’iniziativa “Refrigerants Naturally”, che l’associazione ambientalista hamesso in piedi grazie al sostegno di Coca Cola, Unilever e McDonald’s per stimolare l’eliminazione dei gas inquinanti dai banconi frigo.

Anche a livello economico i gas refrigeranti naturali risultano molto competitivi, consentendo in alcuni casi un risparmio energetico del 40%. “Ad oggi ci sono nel mondo 650 milioni di frigoriferi Greenfreeze in Cina la loro quota è del 75% (dato 2010, UNEP). Nel 2012 la tecnologia Greenfreeze rappresenta il 40% della  produzione globale, ma entro il 2020 si arriverà all’80%” si legge nel rapporto diffuso.

Anche in Italia Greenfreeze occupa una fetta rilevante di mercato, che varia a seconda delle case produttrici. A tal proposito Greenpeace ha chiesto, al fine di prevenire il “caos climatico” ed evitare il picco climatico previsto per il 2015, ottenere l’eliminazione graduale degli HFC entro il 2020 e stimolare i governi a redigere piani di azione che tengano conto dell’importanza di attuare politiche e regimi fiscali in grado di stimolare e sostenere le aziende nel passaggio a sistemi di refrigerazioni amici dell’ambiente.

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