Un mondo di rifiuti giace nelle profondità oceaniche

18.000 ore di video subacquei girati fino a 4.000 metri di profondità hanno mostrato che nell’area del Monterey Canyon in California sono presenti numerosi detriti formati da oggetti di plastica, vetro, metallo e carta

Un mondo di rifiuti giace nelle profondità marine(Rinnovabili.it) – Una cosa è certa, le nostre attività quotidiane influiscono in modo incisivo sulle specie che vivono a 2.000 metri di profondità nell’oceano ed è qualcosa di cui l’uomo purtroppo non è ancora consapevole. Un’enorme quantità di rifiuti, infatti, giace sui fondali marini più profondi, come dimostrano i ricercatori del Monterey Bay Aquarium Research Institute, i quali hanno perlustrato l’area del Monterey Canyon in California fino a 4.000 metri di profondità.

Grazie a dei veicoli comandati a distanza (ROVs), gli studiosi sono stati in grado di girare negli ultimi 22 anni ben 18.000 ore di video subacquei. I tecnici hanno perlustrato ogni immagine che mostrava detriti sul fondo del mare, classificandoli per tipologia e luogo di avvistamento.

 

Solo nella zona di Monterey Bay i ricercatori hanno notato oltre 1.150 pezzi di detriti sui fondali: circa un terzo del totale era formato da oggetti di plastica e di questi più della metà erano sacchetti, potenzialmente pericolosi per le specie marine, che li ingeriscono scambiandoli per cibo. Gli oggetti metallici costituivano la seconda tipologia di scarti più diffusi, in particolare alluminio, acciaio e scatole di latta.  Non mancavano, inoltre, corde, attrezzature da pesca, bottiglie di vetro, carta e oggetti di stoffa.

 

Sono rimasta sorpresa di vedere tanta spazzatura in acque così profonde”, ha commentato Kyra Schlining, autore principale dello studio. “Sono sicura che i detriti presenti nel canyon sono in realtà più numerosi di quelli che siamo riusciti a monitorare. Molti di essi infatti vengono sepolti da frane sottomarine e dal movimento dei sedimenti”.

La soluzione più economica ed efficiente a questo problema è quella di impedire l’introduzione di rifiuti nell’ambiente marino attraverso una maggiore consapevolezza delle persone, conclude lo studio californiano. “La cosa più frustrante per me è vedere che la maggior parte del materiale scoperto – vetro, metallo, carta, plastica – potrebbe essere riciclato“, aggiunge Schlining.

 

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