Inquinamento marino: una mappa mostra la distribuzione dei rifiuti

Per la prima volta un database racchiude tutti i dati scientifici raccolti sui rifiuti marini. E rivela: sono oltre 1200 le specie animali colpite dall’inquinamento degli oceani

Inquinamento marino: una mappa mostra la distribuzione dei rifiuti

 

 

(Rinnovabili.it) – Dove si trovano le maggiori concentrazioni dei rifiuti che finiscono negli oceani e quali specie e habitat colpiscono? Gli scienziati dell’Alfred Wegener Institute (AWI) hanno per la prima volta risposto a queste domande riunendo in un unico database tutti dati scientifici pubblicati dal 1960 sino ad oggi. Il risultato, disponibile on line, è Litterbase, la prima mappa virtuale dell’inquinamento marino in grado di mostrare la distribuzione del littering e i suoi impatti biologici.

 

Si scopre così che trovare acque incontaminate è praticamente impossibile. Persino ai Poli i rifiuti trovano una consistente rappresentazione percentuale: gli scienziati AWI hanno trovato anche in dieci anni la concentrazione di spazzatura nelle profondità dell’Oceano Artico è aumentato di venti volte. Plastica e vetro sono i peggiori inquinati (in termini percentuali) ma risulta difficile, soprattutto per la prima, valutare le fonti di origine, dal momento che è in grado di viaggiare per lunghe distanze.

E il Mar Mediterraneo si conferma ancora una volta come uno tra gli ecosistemi più inquinati. A farne le spese in maniera diretta è la fauna.

 

Inquinamento marino: una mappa mostra la distribuzione dei rifiuti

 

Il database dell’istituto tedesco ha suddiviso gli effetti dei rifiuti sugli animali in base alle interazioni stabilite. L’attuale analisi – ma i dati sono aggiornati periodicamente – mostra che il 34 per cento degli organismi studiati si ciba di spazzatura, il 31 per cento delle specie la colonizza, e il 30 per cento viene ferito, danneggiato o intrappolato dagli oggetti buttati in mare. Il numero di specie totali che “interagiscono in qualche modo con l’inquinamento – soprattutto quello da plastica – è in costante aumento (1.220) e risulta essere circa due volte tanto rispetto all’ultimo aggiornamento scientifico.

 

Guardando le mappe, fanno notare i ricercatori, si possono scorgere delle vaste aree vuote o, più precisamente, senza alcuna segnalazione di rifiuti. Ma non bisogna cadere in errore: non si tratta di luoghi incontaminati, semplicemente di zone di cui non si hanno ancora informazioni.

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