L’isola più remota del mondo è una discarica di plastica

Sulla Henderson Island, nel Pacifico meridionale, sono stati rinvenuti 38 milioni di rifiuti di plastica. Una catastrofe ecologica da fermare adesso

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(Rinnovabili.it) – Uno dei luoghi più remoti al mondo, la piccola Henderson Island nel Pacifico meridionale, è anche il più inquinato. Ben 38 milioni di rifiuti di plastica infestano lo stupendo atollo corallino, completamente disabitato eppure ridotto a discarica dalla concentrazione altissima di spazzatura portata dalle correnti marine.

Secondo i ricercatori dell’Università della Tasmania, che hanno lavorato insieme alla Royal Society del Regno Unito, sull’isola si trovano quasi 18 tonnellate di materiale plastico, il 68% del quale è composto da frammenti invisibili. L’impressionante concentrazione di questi rifiuti raggiunge i 4.500 pezzi per metro quadro, fino ad una profondità di 10 cm.

 

Una discarica di plastica che viene da lontano

L’atollo è situato lontano da tutto il resto del mondo quasi a metà tra il Sud America e l’Australia, eppure è stato raggiunto dalle scorie prodotte dall’umanità. Tra gli altri rifiuti, sono state rinvenute bottiglie fabbricate in Germania, contenitori provenienti dal Canada e una cassetta di plastica della Nuova Zelanda.

 

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Perfino i ricercatori sono rimasti sorpresi, perché convinti che la distanza dalle zone abitate potesse essere garanzia di una buona conservazione della natura. Non è così. La Henderson Island, patrimonio dell’Unesco, è la più grande di un gruppo di isolette chiamate Pitcairn, ed è uno dei pochissimi luoghi sul pianeta dove l’ecosistema non è stato antropizzato. Sebbene si estenda su una superficie di appena 3.700 ettari, su di essa vivono 10 specie vegetali endemiche e quattro di uccelli.

 

plasticaMa la ricerca dimostra che nessun luogo al mondo può ormai dirsi al sicuro dall’inquinamento prodotto dagli esseri umani. Le isole remote, spia della salute degli ecosistemi, come un setaccio stanno trattenendo montagne di plastica che viaggia da anni nelle acque oceaniche.

Jennifer Lavers, ricercatrice dell’Università della Tasmania, ha dichiarato: «Per me, l’inquinamento marino da plastica è il nuovo cambiamento climatico, ma vorrei che non facessimo gli stessi errori. Cerchiamo di non aspettare sempre la scienza. Cerchiamo di non discuterne. Il tasso di plastica nei nostri oceani è assolutamente fenomenale, e dobbiamo fare qualcosa adesso».

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1 commento

  1. Il sistema per trattare tutti quei rifiuti esiste….basterebbe investire e dopo il ricavato sarebbe abbondante per ripagare gli interventi…..ma se però non trattiamo i rifiuti alle origini vorrebbe dire lasciare l’ oceano inquinato………

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