Italia e Polonia unite nel sabotare la legge UE sulle emissioni

Il nostro governo vuole indebolire la nuova regolamentazione che stabilirà i target di riduzione delle emissioni a livello nazionale

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(Rinnovabili.it) – L’Italia sta remando contro la nuova Effort Sharing Regulation, la proposta legislativa della Commissione Europea per distribuire a ciascuno stato membro i compiti di riduzione delle emissioni che permetterebbero di rispettare gli obiettivi stabiliti alla COP21 di Parigi. Una volta conclusa, entro i prossimi due mesi, sarà il più importante regolamento climatico per mettere l’Europa sui binari della decarbonizzazione. Infatti, questa normativa copre il 60% delle emissioni di gas serra a livello continentale. I Ventisette stanno negoziando il testo, nel tentativo di arrivare ad un accordo sui target vincolanti per settori quali i trasporti, l’edilizia, l’agricoltura e i rifiuti, esclusi dal sistema europeo di scambio delle emissioni (ETS), che copre l’altro 40% della CO2 emessa in atmosfera. Ma molti stanno facendo blocco, esponendo i loro cittadini agli effetti più disastrosi del cambiamento climatico. La ONG Carbon Market Watch di recente ha stilato una classifica, che vede l’Italia agli ultimi posti, in compagnia di un tradizionale nemico delle politiche climatiche: la Polonia. Secondo Femke De Jong, EU policy director dell’organizzazione, Roma dovrebbe cambiare completamente approccio per aiutare tutta l’UE a darsi degli obiettivi credibili ed efficaci.

 

Femke De Jong
Femke De Jong

Come giudica la proposta della Commissione Europea sull’Effort Sharing Regulation?

La proposta purtroppo include diverse scappatoie che mettono a serio rischio il reale rispetto degli obiettivi climatici. Tali vie di fuga permettono agli stati membri di truccare i loro impegni sul clima e trasformare l’ESR in una grande partita sul calcolo delle emissioni.

 

Quali stati stanno cercando di picconare la nuova regolamentazione e perché?

Gli stati membri impegnati nell’indebolimento dell’ESR sono diversi. Cercano di assicurarsi gli espedienti per continuare come se nulla fosse, evitando le responsabilità climatiche. Queste nazioni si focalizzano sui costi dell’implementazione di misure a salvaguardia del clima, piuttosto che sui benefici che queste possono portare ai cittadini in termini di città più pulite, abitazioni più confortevoli e migliori sistemi di gestione dei rifiuti.

 

Quali strategie stanno utilizzando gli stati membri per ridurre l’impegno?

Vogliono calcolare le emissioni a partire da una baseline ingannevole [meno ambiziosa], abusare dei crediti di carbonio legati alla gestione delle foreste o sfruttare l’enorme surplus di quote di CO2 del Sistema di Scambio delle Emissioni europeo (ETS). Il potenziale dell’Effort Sharing Regulation può dispiegarsi pienamente soltanto limitando queste scappatoie e aumentando gli obiettivi al 2030 in modo da rispettare l’Accordo di Parigi.

 

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Qual è la posizione dell’Italia, e cosa dovrebbe fare il nostro paese per rafforzare la proposta della Commissione?

L’Italia, insieme alla Polonia e ad altri paesi, spinge per fiaccare la proposta, contrastando gli sforzi dell’Europa per ottemperare all’Accordo di Parigi. Ad esempio, il governo italiano vorrebbe calcolare le emissioni un punto di partenza sbagliato, che le permetterebbe di evitare parte dello sforzo. Inoltre, l’Italia chiede di poter utilizzare più crediti forestali di quelli ammessi, così da poter compensare maggiori emissioni da combustibili fossili.

Per trasformarsi in un leader climatico, l’Italia dovrebbe schierarsi per una baseline che rifletta più realisticamente le emissioni attuali, chiedere la rimozione di tutte le scappatoie nella normativa e, infine, supportare target interni per il 2030 più ambiziosi, così come quelli a lungo termine.

 

Cosa accadrà se la versione finale dell’Effort Sharing Regulation non sarà in linea con gli obiettivi di Parigi?

Se falliremo nel contenere l’innalzamento delle temperature oltre il grado e mezzo, il mondo si troverà a fare i conti con gli effetti devastanti del cambiamento climatico. Solo con una azione climatica forte e determinata i legislatori potranno rassicurarci sulla possibilità di ostacolare gli impatti più pericolosi del climate change e consentire ai cittadini europei di vivere i benefici di una società decarbonizzata.

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4 Commenti

  1. Esiste una petizione? Possiamo avere i nomi dei politici che sono in prima linea in questo negoziato, cosi’ da poterli telefonare, scrivergli, rendere questo loro lavoro visibile? Sconcertante quanto sta facendo l’Italia, e dobbiamo fare sentire la nostra voce perche’ gli Italiani vogliono un clima sicuro e vogliono essere in prima linea in Europa e nel mondo nella lotta al cambiamento climatico. Non da ultimo, questa’ e’ una grandissima opportunita’ economica per un paese come il nostro ricco di risorse rinnovabili da cui poter produrre energia.

  2. Gentile Marco,
    grazie per la sua domanda. Per quanto riguarda i nomi dei politici, possiamo dirle che all’interno del Parlamento Europeo la maggior parte dei deputati italiani in linea con le posizioni del nostro governo in questo negoziato si trovano tra le fila dei socialdemocratici e dei popolari.
    Non esiste al momento una petizione o uno strumento di pressione diretto sui responsabili politici.
    Non è escluso che venga lanciata qualche iniziativa nelle prossime settimane. Le organizzazioni ambientaliste si stanno attivando anche a livello nazionale per cercare di modificare le posizioni del governo. Ma i tempi sono molto stretti.
    Continueremo a seguire l’argomento e le sue evoluzioni, se vorrà seguirci troverà tutti gli aggiornamenti.
    Un caro saluto
    La Redazione

  3. Non potreste almeno darci l’elenco di tutti i deputati italiani interessati a questo negoziato in modo da poter organizzare una campagna da fare arrivare a tutti loro, indistintamente ?

  4. Non credo all’inettitudine dei nostri politici, bensì del voler essere utili a chi è potente. La “crisi” può essere un momento di crescita per la nostra società. Infatti, portando avanti un programma di riduzione delle emissioni per mezzo di uno sviluppo dei trasporti pubblici, è possibile dare lavoro a migliaia di persone (sbaglio per difetto). Ogni famiglia continuerà ad avere la sua auto per gli spostamenti di necessità; però sarà possibile, organizzandosi in tal senso, permettere che la maggiori parte del trasporto urbano e verso le città di maggiore importanza (capoluoghi di provincia e/o di regione) avvenga con mezzi pubblici con grande risparmio per il bilancio familiare, con un grande decongestionamento dei centri urbani e con una grandissima riduzione delle emissioni di gas combusti in atmosfera.

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