Kamikatsu, il primo paese al mondo a produrre zero rifiuti

Situato nel sud ovest del Giappone, il piccolo villaggio mira a riciclare il 100% dei rifiuti cittadini entro il 2020

zero rifiutiCuore del progetto Zero Waste una sorta di isola ecologica con 45 contenitori per la raccolta differenziata divisi in 13 tipologie

 

(Rinnovabili.it) – In un piccolo villaggio, Kamikatsu situato sull’isola Shikoku, nel sud ovest del Giappone, il progetto Zero Waste prevede di raggiungere il 100% di riciclo del dei rifiuti prodotti dai 1.700 abitanti del paesino entro il 2020. Ad oggi, l’81% degli scarti urbani vengono recuperati, ma l’obiettivo finale resta quello di abbandonare completamente l’uso del piccolo inceneritore che smaltisce il restante 19% di rifiuti e diventare la prima comunità al mondo a produrre zero scarti.

 

La partecipazione attiva dei cittadini di Kamikatsu è essenziale: dal 2003, quando con il supporto della Japanese Zero Waste Academy è nato il progetto, ogni giorno i residenti sono chiamati a differenziare i propri rifiuti, selezionando l’organico da destinare al compostaggio, lavando e asciugando il resto degli scarti da portare poi allo Zero Waste Center, una sorta d’isola ecologica con 45 diversi contenitori (erano 34 all’inizio del progetto) divisi in 13 tipologie.

Anche il riuso viene incentivato: nel paesino è stato allestito un piccolo emporio dove i cittadini possono scambiare oggetti e utensili che non usano più con biglietti della lotteria.

 

zero waste

 

“Abbiamo raggiunto un tasso di riciclo dell’81% in un Paese, il Giappone, che raggiunge solo il 20% a livello nazionale – ha spiegato ai margini del WEF di Davos, Akira Sakano, tra le responsabili del progetto Zero Waste – Possiamo mostrare al resto del mondo che il cambiamento è possibile. Se agiamo insieme, possiamo creare cambiamenti sempre più grandi”.

“Essendo una piccola comunità locale, non possiamo cambiare l’intero sistema – aggiunge Sakano – Ma siamo comunque connessi al resto del mondo in una maniera o in un’altra. I leader mondiali devono vedere ciò che accade a livello locale perché quello è il posto dove prendono vita azioni concrete. Quelle azioni possono essere viste come i primi passi essenziali per un cambiamento più grande”.

“Non parliamo semplicemente di ridurre i rifiuti, ma anche e forse soprattutto di rivitalizzare le nostre comunità, da un punto di vista economico e sociale”.

 

In Italia, i comuni che per dimensioni possono essere paragonati all’esempio giapponese (con meno di 2 mila abitanti) sono 3.475 e rappresentano oltre il 43% del totale dei comuni nostrani (ma solo il 5.43% della popolazione totale).

Il dato nazionale sul riciclo nello scorso anno arrivava al 79% ma riguarda solamente i materiali che finiscono nella filiera della raccolta differenziata e non la totalità dei rifiuti prodotti dalle comunità. L’esempio di Kamikatsu potrebbe trovare quindi larga applicazione nei comuni italiani e aumentare percentuali di recupero di per sé già notevoli.

 

>>Leggi anche La Cina progetta le prime città a zero rifiuti<<

Articolo precedenteFukushima: catturato un pesce con alti livelli di cesio radioattivo
Articolo successivoBatterie: il sodio è il nuovo litio alla NITech

2 Commenti

  1. Credo che per garantire un futuro vivibile sul nostro pianeta si debba puntare da parte di tutti i paesi a due obiettivi : rifiuti zero ed energia rinnovabile da realizzare alla massima percentuale permessa dalla tecnolgia disponibile.
    Questi temi devono essere spiegati fin dalle scuole : se le nuove generazioni non comprendono in pieno queste esigenze e ne fanno un modus vivendi, è illusorio pensare che la situazione attuale possa migliorare.

  2. Totalmente d’accordo con Romano. Il problema è totalmente culturale. E’ necessario, in Italia e nel mondo, mettere dei paletti con scadenze invalicabili, per passare totalmente alle fonti rinnovabili. Ma forse è già troppo tardi.

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui

Leave the field below empty!