Le “eco” virtù dell’ortica

Il progetto si propone di studiare l’intera filiera dell’ortica per poterla valorizzare al meglio in campo ambientale e commerciale

(Rinnovabili.it) – Può una pianta comune, per tradizione impiegata per lo più nel campo alimentare, prestarsi a nuove valorizzazione in abito agricolo, ambientale e commerciale? All’Università di Ferrara si è convinti di sì e per questo motivo la Cattedra di Chimica degli alimenti ha avviato un progetto che scoprirà tutte le potenzialità non ancora sfruttate a pieno dell’ortica. Lo studio, con il sostegno dell’Assessorato regionale all’agricoltura, nei prossimi tre anni analizzerà e valorizzerà le specie di ortica tipiche del comprensorio emiliano, testandone possibilità di coltivazione e ricadute sui terreni grazie alle sue naturali doti repellente naturale e di pro attivatore dei processi batterici nella preparazione di compost. “Per questo – scrive la regione in una nota stampa – potrebbe trovare uno spazio di applicazione molto interessante nell’agricoltura biologica o a basso impatto ambientale”. Le caratteristiche nitrofile  dell’ortica, inoltre, la rendono particolarmente adatta a vivere nei terreni ricchi di azoto dell’Emilia-Romagna e dunque utile per valorizzare le aree agricole più marginali, o addirittura per depurare terreni e acque inquinate.

“L’ortica è a pieno titolo una delle piante della secolare tradizione agricola emiliano-romagnola – ha commentato l’assessore regionale all’agricoltura Tiberio Rabboni –  celebrarne la storia e le proprietà, come si propone di fare il Comune di Malalbergo,  aiuta a mettere in luce uno dei tratti dimenticati della nostra identità territoriale e contemporaneamente favorisce la riscoperta dei suoi molteplici impieghi alimentari, terapeutici e tessili. Già diverse aziende alimentari locali hanno avviato produzioni a base di ortica. E’ quindi una piccola filiera economica con buone possibilità di crescita. Per questo sosteniamo il progetto di ricerca della Università di Ferrara che punta ad individuare le specie più adatte alla coltivazione nei territori marginali della regione”.

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