Rischi associati a un impiego su vasta scala di soluzioni naturali per la rimozione della CO2 includono perdita di biodiversità, meno sicurezza alimentare, un consumo maggiore di risorse idriche e possibili violazioni dei diritti umani
L’altra faccia della protesta dei trattori europei la mostrano gli avvenimenti di ieri davanti al parlamento europeo: statue abbattute, scontri con la polizia, toni sempre più aspri. Ma a Bruxelles le istituzioni europee non stigmatizzano e derubricano i fatti a “preoccupazioni espresse dagli agricoltori”
Analizzando la chiarezza di informazioni e la coerenza interna di quattro temi trasversali - elettricità rinnovabile e idrogeno rinnovabile, usi del territorio, bioenergia e stoccaggio geologico a lungo termine della CO2, l’Osservatorio sulla neutralità climatica europea avverte: il piano dell’Italia al 2030 per la transizione rischia di fallire diversi obiettivi
Barriere protettive naturali contro le inondazioni, questi ecosistemi filtrano inquinanti e ci danno acqua pulita da bere e per l’agricoltura. Occupano solo il 6% della superficie delle terre emerse ma sostengono il 40% della biodiversità animale e vegetale. E sono gli ecosistemi più a rischio. In Italia, dal 1700 a oggi, ne abbiamo distrutto il 75%
Esenzioni dagli standard del GAEC 8, salta per un altro anno l’obbligo di vincolare il 4% dei terreni a destinazioni non produttive e funzionali al sostegno della biodiversità. La misura era già stata sospesa come risposta alla guerra in Ucraina e alla presunta insicurezza alimentare che lo stop alle forniture di grano ucraino avrebbe potuto comportare
Tra i tanti settori di competenza dei periti industriali, quello dell’energia riveste grande importanza. Puntare all’autonomia energetica avrebbe un duplice valore: incidere sulle bollette di aziende e famiglie e portare un effettivo cambiamento a livello ambientale, spiega il perito industriale Stefano Tramarin
La proposta sugli obiettivi clima al 2040, che sarà presentata il 6 febbraio dalla Commissione UE, prevede un target per il settore di -30% emissioni di gas serra diversi dalla CO2 rispetto ai livelli del 2015. La chiave di volta è l’introduzione di un meccanismo di prezzo del carbonio per agricoltura e allevamento, analogo a quello in vigore con l’ETS per l’industria
Dal 1970 a oggi, l’estrazione di materie prime è aumentato del 400%. Anche con le politiche in vigore e la spinta dell’economia circolare, i consumi aumenteranno ancora del 60% nei prossimi 35 anni. La transizione deve quindi passare da una riduzione della domanda. Come? Un rapporto Onu presenta un ventaglio di opzioni per mobilità, energia, costruzioni
Energia, acqua e agricoltura sono tra le aree prioritarie di intervento. Ma molti dei progetti citati dalla premier Giorgia Meloni sono interventi già in corso, spesso avviati dalla cooperazione italiana o da grandi aziende come Eni. Pochissimi i dettagli su nuovi progetti in cantiere. E il Piano Mattei “cannibalizza” il 70% delle risorse stanziate per il Fondo italiano per il clima: il governo però non ha ancora chiarito quali saranno i benefici attesi da questi progetti per il contrasto della crisi climatica
Il 6 febbraio Bruxelles presenterà la sua proposta di nuovi obiettivi di riduzione delle emissioni al 2040. WWF, Greenpeace, Transport & Environment, CAN Europe, EEB, E3G, Global Citizen e Carbon Market Watch chiedono di indicare lo stop al carbone nel 2030, al gas nel 2035 e al petrolio nel 2040