L’eredità ambientale di Obama è più inquinata del previsto

Attraverso la Export-Import Bank, l’amministrazione Obama ha speso dal 2009 a oggi quasi 34 miliardi su impianti di alimentati a carbone, petrolio e gas, fuori dai confini nazionali

L’eredità ambientale di Obama è più sporca del previsto

 

(Rinnovabili.it) – Gli otto anni di presidenza Usa si chiudevano con una certezza per Obama: aver compiuto il primo grande passo nella lotta ai cambiamenti climatici. Un impegno concretizzatosi nei confini domestici con il Clean Power Plan e a livello internazionale con la ratifica dell’Accordo di Parigi. Ma a guardare bene, la grande eredità ambientale del presidente uscente potrebbe non essere così grande.

 

Un’indagine condotta dal progetto Energy and Environment Reporting della Columbia Journalism School ha rivelato come la Export-Import Bank degli Stati Uniti, un’agenzia all’interno dell’amministrazione Obama, abbia speso miliardi di dollari per il finanziamento di progetti a base di combustibili fossili a livello mondiale. Una cifra che nessun altro presidente americano ha mai eguagliato.

Il rapporto è il frutto di diversi mesi di indagini condotta dalla redazione del Guardian e dai giornalisti del Progetto. Il team ha passato al setaccio decine di migliaia di transazioni bancarie, rilasciate in base al Freedom of Information Act e ha toccato con mano i risultati dei progetti finanziati per documentare gli impatti sanitari e ambientali. Il risultato va oltre lo sconcerto

 

“Il cambiamento climatico è un dato di fatto. E quando i figli dei nostri figli ci guarderanno negli occhi e chiederanno se abbiamo fatto tutto il possibile per lasciare loro un mondo più sicuro, più stabile e con nuove fonti di energia, dobbiamo essere in grado di dire di sì, lo abbiamo fatto“. Mentre Barack Obama pronunciava queste parole durante il discorso allo Stato dell’Unione a gennaio del 2014, la Export-Import Bank aveva già finanziato con 34 miliardi di dollari – sotto forma  di garanzie e prestiti a basso interesse – imprese e governi stranieri per costruire, ampliare e promuovere 70 progetti nei settori del petrolio, carbone e gas.

 

L’eredità ambientale di Obama è più sporca del previsto

 

Progetti come quello della centrale termoelettrica Sasan della Reliance Power, in India, che fin dal primo anno di attività (2012) si è contraddistinta per violazioni sanitarie e della sicurezza, danni ambientali e dispute per la terra. In un primo momento l’agenzia aveva scartato il progetto perché troppo inquinante, ma l’upgrade degli impianti con la tecnologia del carbone super-critico ha permesso alla Reliance di ottenere un finanziamento di 650 milioni di dollari dall’agenzia USA e crediti di carbonio attraverso il Clean Development Mechanism delle Nazioni Unite.

 

Secondo le stime della stessa Banca, quando tutti e 70 i progetti supportati saranno pienamente in funzionanti e operativi , rilasceranno in atmosfera 164 mila metri cubi di anidride carbonica ogni anno. Ma la cifra va considerata parziale rispetto al totale di emissioni che le operazioni della Export-Import Bank hanno sostenuto. Questo sia perché il numero non include le emissioni dalle numerose fonderie e miniere finanziate, sia perché lascia fuori oltre 600 transazioni registrate nel database di autorizzazione bancario, in cui i prodotti sono etichettati come ” N / a ” (dato non disponibile), il che – spiega il Guardian – “rende impossibile stimare la vera dimensione e la portata delle emissioni di anidride carbonica della banca”.

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