Ossa rotte e ipotermia, la lotta No DAPL ancora nel mirino

Proiettili di gomma e granate stordenti, e cannoni ad acqua anche se il termometro segna -5°C: così la polizia Usa reprime le proteste pacifiche degli attivisti contro l’oleodotto Dakota Access

Ossa rotte e ipotermia, la lotta No DAPL ancora nel mirino

 

(Rinnovabili.it) – Trecento feriti, moltissimi casi di ipotermia e almeno 26 attivisti finiti in ospedale. È il bilancio dell’ennesima incursione della polizia contro i manifestanti che protestano contro la costruzione dell’oleodotto DAPL. Tra domenica e lunedì, nella notte, le autorità hanno alzato il livello dello scontro usando cannoni ad acqua, lacrimogeni, proiettili di gomma e granate stordenti. Misure repressive completamente ingiustificate, denunciano gli attivisti e giornalisti presenti, visto che le proteste continuano ad essere pacifiche.

Il DAPL è una pipeline di oltre 1.800 km che si dovrebbe snodare tra North Dakota, South Dakota e Ioha per trasportare circa 500mila barili di petrolio al giorno. Secondo la tribù Sioux Standing Rock, che ha fatto causa alla compagnia con l’appoggio dell’Ong Earthjustice, l’oleodotto rischia di inquinare irrimediabilmente le acque da cui dipendono i circa 8.000 membri della tribù e milioni di altri cittadini americani che abitano più a valle, oltre la riserva. Inoltre la tribù afferma che l’oleodotto attraversa terre che considera sacre e vìola quindi il National Historic Preservation Act.

 

 

L’intervento della polizia è stato violento. Alcuni attivisti riportano fratture, una rischia di perdere la vista a causa di un proiettile di gomma. Moltissimi sono stati bersagliati con i cannoni ad acqua accusando poi gravi ipotermie, viste le temperature gelate del North Dakota (i termometri segnavano -5°C). Le proteste vanno avanti ormai da diversi mesi, ma nell’ultimo periodo le autorità hanno alzato il livello dello scontro con arresti di massa, anche di giornalisti, detenzioni arbitrarie e altre violazioni dei più elementari diritti.

Proteste che non hanno bloccato i lavori. Il DAPL oggi è quasi ultimato, esclusa un ultimo tratto che attraversa un pezzo di terra federale. Energy Transfer, l’azienda dietro il megaprogetto, è in attesa del permesso finale per scavare un tunnel sotto il lago Oahe e attraversare il Missouri. Esattamente il punto più criticato dagli attivisti.

Il futuro si annuncia ancora più fosco per gli attivisti No DAPL. Proprio ieri è stata formalizzata la fusione tra Energy Transfer (di cui il neo presidente Trump ha quote azionarie) e la Sunoco. Un affare da 20 mld di dollari che crea un gigante delle fossili. La prima possiede più di 110mila km di pipeline negli Usa, mentre la seconda è il maggior operatore nazionale. Non solo: Sunoco è anche la compagnia con il più alto numero di fuoriuscite di petrolio di tutto il paese, almeno 203 dal 2010. Certo non una buona garanzia per chi potrebbe dover convivere con il DAPL.

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