Cina: i rischi ambientali (ed economici) della nuova Via della seta

La Belt and Road Iniziative è finanziata per il 90% da sei banche statali cinesi che, senza un piano di gestione del rischio ambientale e con dei rating molto bassi, potrebbero correre nel prossimo futuro un pericolo economico spropositato.

nuova Via della seta
Credits: panayota da Pixabay

Se la Cina non provvederà ad una seria gestione del rischio ambientale della nuova Via della seta, i danni finanziari potrebbero essere ingenti.

 

(Rinnovabili.it) – La Belt and Road Initiative (BRI), la nuova Via della sete cinese, è il principale piano di sviluppo internazionale della potenza asiatica, con un investimento complessivo che dovrebbe aggirarsi intorno ai 12mila miliardi di dollari. Alcuni dei progetti della BRI, però, attraverseranno luoghi e habitat ecologicamente fragili, e le reti transcontinentali di strade, ferrovie e porti, costellate da dighe, miniere, centrali elettriche e parchi solari ed eolici, potrebbero avere dei considerevoli impatti ambientali. Questi includono l’inquinamento dell’aria e dell’acqua, la contaminazione del suolo e l’erosione, la perdita di biodiversità e di fauna selvatica.

 

Al di là delle evidenti conseguenze per il pianeta, una mancata risposta a questi impatti potrebbe tradursi in rischi normativi, reputazionali e finanziari per gli sviluppatori e gli investitori dei progetti. Per questo, dei sostanziali piani di mitigazione dovranno necessariamente essere presi sul serio: i rischi possono includere sanzioni, azioni legali e contraccolpi da parte delle comunità locali, che potrebbero causare ritardi nei progetti e persino chiusure. Secondo uno studio del 2018, il 14% dei progetti BRI in 66 paesi ha già subito delle forti proteste locali.

 

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Ad esempio, con la diga di Myitsone, in Myanmar, gli investitori cinesi hanno avuto un assaggio di quale potrebbe essere lo scenario peggiore. I fondi per la diga, infatti, sono stati bloccati indefinitamente dopo che la costruzione dell’infrastruttura è stata sospesa per motivi ambientali. Le comunità di pescatori temevano che il progetto avrebbe messo a repentaglio il loro sostentamento e ostacolato la migrazione dei pesci a monte verso le aree di riproduzione. Il progetto, dunque, è stato accantonato dopo una forte opposizione locale e internazionale, lasciando la China Power Investment Corporation (CPI), sviluppatore, e la banca China EXIM, investitore, nel limbo.

 

Anche la diga nella foresta pluviale di Batang Toru in Indonesia, finanziata dalla Bank of China (BOC), è stata accolta con significative proteste locali e internazionali, soprattutto a causa della minaccia per l’habitat dell’orango di Tapanuli. Stessa sorte per quanto riguarda la diga di Sambor, in Cambogia, considerata un disastro ambientale per il fiume Mekong.

 

I rischi ambientali, dunque, possono avere degli impatti finanziari notevoli per la Belt and Road. Come mette in luce Chinadialogue, sei banche statali cinesi (CDB, CHEXIM, BOC, ICBC, ABC, CCB) hanno riferito di aver fornito oltre il 90% del finanziamento alla nuova Via della seta, condizione che le mette di fronte ad un rischio economico spropositato. Un ulteriore problema è che molti progetti della BRI saranno implementati in alcuni dei regimi di governance più difficili del mondo, poiché vedono coinvolti molteplici attori pubblici e privati.

 

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La Cina continua però a sponsorizzare i progetti immaginando che la connettività complessiva e la spinta commerciale della nuova Via della seta la renderanno commercialmente redditizia nel complesso. Questa strategia, però, potrebbe ritorcersi contro la potenzia asiatica, poiché le banche pubbliche cinesi stanno già lottando con prestiti in sofferenza. È probabile che il problema del debito peggiori in futuro, specie con molti progetti di punta colpiti da blocchi e ritardi, molti dei quali dovuti a una cattiva gestione ambientale.

 

Per questa ragione, i responsabili politici cinesi stanno ora prestando maggiore attenzione agli aspetti ambientali della gestione del rischio. Ad esempio, nell’articolo 21 delle Linee guida sul credito verde, la Commissione di regolamentazione bancaria (CBRC) ha invitato le banche cinesi a garantire che i loro clienti si allineino alle buone prassi internazionali quando operano all’estero. Fra le speranze della Cina c’è che tali linee guida possano generare maggiore slancio per i finanziatori BRI nel prendere sul serio gli impatti ambientali nelle loro politiche di gestione del rischio. Anche perché la maggior parte delle banche cinesi ha rating molto bassi. Da questo punto di vista, quindi, garanzie ambientali esplicite e vincolanti fornirebbero una maggiore sostenibilità al debito per i progetti della nuova Via della seta.

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