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Oltre 300mila euro di acquisti verdi per la provincia nel 2012

La scelta della Provincia di Trento premia i prodotti a basso impatto ambientale e favorisce i produttori con una politica ambientale positiva.

Nel 2012 la Centrale Acquisti della Provincia autonoma di Trento ha acquistato oltre 300.000 Euro di prodotti e attrezzatura con criteri verdi, cioè premiando i prodotti a basso impatto ambientale e favorendo i produttori con una politica ambientale positiva. Si tratta di una buona pratica, suggerita dall’Unione Europea e dal governo nazionale, e recepita dalla Provincia con apposita deliberazione di Giunta. Gli acquisti del settore pubblico sono una leva importante per indirizzare il mercato verso una maggior sostenibilità ambientale, sia attraverso l’acquisto dei prodotti sia favorendo presso imprese e cittadini la conoscenza dei prodotti e del loro impatto nell’intero ciclo di vita (materie prime, produzione, trasporto, utilizzo e smaltimento).


Nell’aprile 2010 la Provincia ha stabilito con apposita deliberazione di Giunta (la 885 del 2010, poi sostituita dalla 41 del 2012) di attivare una graduale e coerente azione di acquisto verde, indicando i requisiti minimi e gli elementi tecnici da valutare per gli acquisti effettuati in 15 categorie di prodotti e servizi, indicando nel 30% degli importi spesi con criteri verdi l’obiettivo minimo da raggiungere.

Per questa politica la Provincia ha ricevuto lo scorso 5 dicembre la menzione speciale del Premio CompraVerde 2012 (evento patrocinato dal Ministero dell’Ambiente) per la Categoria “Migliore politica di GPP realizzata”, “per l’impegno chiaro e formalizzato nell’adozione sistematica degli acquisti verdi”.

 

Per quanto riguarda gli acquisti effettuati nel 2012 dalla Centrale Acquisti della Provincia attraverso la piattaforma di e-procurement “Mercurio” (gestita dal Servizio gestioni patrimoniali e logistica,www.mercurio,provincia.tn.it), sono 4 le categorie considerate dal monitoraggio: autoveicoli, attrezzature informatiche, arredi, carta.

Le principali caratteristiche ambientali considerate per gli autoveicoli sono: motori euro 5 e con trazione ibrida o con metano/gpl; per le attrezzature informatiche: la rispondenza alla versione più aggiornata del marchio Energy Star; per gli arredi: la possibilità di sostituire ogni singolo pezzo (garantisce la durata delle attrezzature), l’origine delle fibre da riciclo o gestione forestale certificata (FSC o PEFC) per i pannelli il livello di emissione di formaldeide, la classe di reazione al fuoco delle vernici; per la carta: riciclata e sbiancata senza uso di cloro e carta con fibre di cellulosa proveniente da gestione forestale sostenibile (FSC o PEFC); l’acquisto di carta certificata rende peraltro possibile la certificazione PEFC del Centro Duplicazioni, che è attualmente in fase di realizzazione.

In conformità a questi criteri ambientali, nel 2012 la Provincia ha dunque effettuato acquisti verdi per oltre 300.000 euro su una spesa complessiva di poco più di un milione nelle categorie corrispondenti, raggiungendo per le 4 categorie l’obiettivo del 30% della spesa.

Si tratta di un contributo importante per lo sviluppo di un’economia a basso impatto ambientale in sede locale, al fine di orientare lo sviluppo verso la sostenibilità e ridurre la dimensione del cambiamento climatico causato dalle attività umane. Le economie che investono in questa direzione avranno un vantaggio in termini di innovazione e di competizione. Per questo è importante una politica coerente di acquisti verdi venga condivisa dalle amministrazioni pubbliche e proposta anche al settore privato, al fine di orientare in senso ambientale le decisioni di acquisto.

 

Nel sistema di acquisto pubblico verde della Provincia, che interessa arredi, carta e servizi di tipografia, la filiera del legno è quindi uno degli ambiti centrali. Questo deriva dalla grande importanza che tale filiera può avere nel quadro di un sistema di sviluppo sostenibile come quello cui l’acquisto pubblico verde intende contribuire. Il legno è infatti materia prima rinnovabile per eccellenza, la cui produzione, lavorazione e smaltimento hanno un impatto ambientale molto contenuto se la foresta è gestita in modo sostenibile. La produzione forestale e la lavorazione del legno, dal bosco ai prodotti finiti, sono un settore non trascurabile dell’economia trentina, nel quale tre quarti della superficie forestale complessiva risulta certificata (il 95% di quella con gestione pianificata). Nella trasformazione ben 120 imprese, da quelle di utilizzazione, alle segherie, falegnamerie, carpenterie, produttori di semilavorati fino alle case in legno, alle cartiere e alle tipografie, sono in possesso della certificazione di provenienza del legno da foreste gestite in modo sostenibile.

 

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About Author / Stefania Del Bianco

Giornalista scientifica. Da sempre appassionata di hi-tech e innovazione energetica, ha iniziato a collaborare alla testata fin dalle prime fasi progettuali, profilando le aziende di settore. Nel 2008 è entrata a far parte del team di redattori e nel 2011 è diventata coordinatrice di redazione. Negli anni ha curato anche la comunicazione e l'ufficio stampa di Rinnovabili.it. Oggi è Caporedattrice del quotidiano e, tra le altre cose, si occupa quotidianamente delle novità sulle rinnovabili, delle politiche energetiche e delle tematiche legate a tecnologie e mercato.


Rinnovabili • Batterie al sodio allo stato solido

Batterie al sodio allo stato solido, verso la produzione di massa

Grazie ad un nuovo processo sintetico è stato creato un elettrolita di solfuro solido dotato della più alta conduttività per gli ioni di sodio più alta mai registrata. Circa 10 volte superiore a quella richiesta per l'uso pratico

Batterie al sodio allo stato solido
via Depositphotos

Batterie al Sodio allo Stato Solido più facili da Produrre

La batterie allo stato solido incarnano a tutti gli effetti il nuovo mega trend dell’accumulo elettrochimico. E mentre diverse aziende automobilistiche tentano di applicare questa tecnologia agli ioni di litio, c’è chi sta percorrendo strade parallele. É il caso di alcuni ingegneri dell’Università Metropolitana di Osaka, in Giappone. Qui i professori Osaka Atsushi Sakuda e Akitoshi Hayash hanno guidato un gruppo di ricerca nella realizzazione di batterie al sodio allo stato solido attraverso un innovativo processo di sintesi.

Batterie a Ioni Sodio, nuova Frontiera dell’Accumulo

Le batterie al sodio (conosciute erroneamente anche come batterie al sale) hanno conquistato negli ultimi anni parecchia attenzione da parte del mondo scientifico e industriale. L’abbondanza e la facilità di reperimento di questo metallo alcalino ne fanno un concorrente di primo livello dei confronti del litio. Inoltre l’impegno costante sul fronte delle prestazioni sta portando al superamento di alcuni svantaggi intrinseci, come la minore capacità. L’ultimo traguardo raggiunto in questo campo appartiene ad una ricerca cinese che ha realizzato un unità senza anodo con una densità di energia superiore ai 200 Wh/kg.

Integrare questa tecnologia con l’impiego di elettroliti solidi potrebbe teoricamente dare un’ulteriore boost alla densità energetica e migliorare i cicli di carica-scarica (nota dolente per le tradizionali batterie agli ioni di sodio). Quale elettrolita impiegare in questo caso? Quelli di solfuro rappresentano una scelta interessante grazie alla loro elevata conduttività ionica e lavorabilità. Peccato che la sintesi degli elettroliti solforati non sia così semplice e controllabile. Il che si traduce in un’elevata barriera per la produzione commerciale delle batterie al sodio allo stato solido.

Un Flusso di Polisolfuro reattivo

É qui che si inserisce il lavoro del team di Sakuda a Hayash. Gli ingegneri hanno messo a punto un processo sintetico che impiega sali fusi di polisolfuro reattivo per sviluppare elettroliti solidi solforati. Nel dettaglio utilizzando il flusso di polisolfuro Na2Sx come reagente stechiometrico, i ricercatori hanno sintetizzato due elettroliti di solfuri di sodio dalle caratteristiche distintive, uno dotato della conduttività degli ioni di sodio più alta al mondo (circa 10 volte superiore a quella richiesta per l’uso pratico) e uno vetroso con elevata resistenza alla riduzione.

Questo processo è utile per la produzione di quasi tutti i materiali solforati contenenti sodio, compresi elettroliti solidi e materiali attivi per elettrodi“, ha affermato il professor Sakuda. “Inoltre, rispetto ai metodi convenzionali, rende più semplice ottenere composti che mostrano prestazioni più elevate, quindi crediamo che diventerà una metodologia mainstream per il futuro sviluppo di materiali per batterie al sodio completamente allo stato solido“.  I risultati sono stati pubblicati su Energy Storage Materials and Inorganic Chemistry .

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Giornalista scientifica. Da sempre appassionata di hi-tech e innovazione energetica, ha iniziato a collaborare alla testata fin dalle prime fasi progettuali, profilando le aziende di settore. Nel 2008 è entrata a far parte del team di redattori e nel 2011 è diventata coordinatrice di redazione. Negli anni ha curato anche la comunicazione e l'ufficio stampa di Rinnovabili.it. Oggi è Caporedattrice del quotidiano e, tra le altre cose, si occupa quotidianamente delle novità sulle rinnovabili, delle politiche energetiche e delle tematiche legate a tecnologie e mercato.


Rinnovabili • fotovoltaico materiale quantistico

Fotovoltaico, ecco il materiale quantistico con un’efficienza del 190%

Un gruppo di scienziati della Lehigh University ha sviluppato un materiale dotato di una efficienza quantistica esterna di 90 punti percentuali sopra quella delle celle solari tradizionali

fotovoltaico materiale quantistico
via Depositphotos

Nuovo materiale quantistico con un assorbimento solare medio dell’80%

Atomi di rame inseriti tra strati bidimensionali di seleniuro di germanio e solfuro di stagno. Questa la ricetta messa a punto dai fisici Srihari Kastuar e Chinedu Ekuma nei laboratori della Lehigh University, negli Stati Uniti, per dare una svecchiata alla prestazioni delle celle solari. Il duo di ricercatori ha così creato un nuovo materiale quantistico dalle interessanti proprietà fotovoltaiche. Impiegato come strato attivo in una cella prototipo, infatti, il nuovo materiale ha mostrato un assorbimento solare medio dell’80%, un alto tasso di generazione di portatori fotoeccitati e un’efficienza quantistica esterna (EQE) record del 190%. Secondo gli scienziati il risultato raggiunto supera di gran lunga il limite teorico di efficienza di Shockley-Queisser per i materiali a base di silicio e spinge il campo dei materiali quantistici per il fotovoltaico a nuovi livelli. 

leggi anche Fotovoltaico in perovskite, i punti quantici raggiungono un’efficienza record

L’efficienza quantistica esterna

Tocca fare una precisazione. L’efficienza quantistica esterna non va confusa con l’efficienza di conversione, il dato più celebre quando si parla di prestazioni solari. L’EQE rappresenta il rapporto tra il numero di elettroni che danno luogo a una corrente in un circuito esterno e il numero di fotoni incidenti ad una precisa lunghezza d’onda

Nelle celle solari tradizionali, l’EQE massimo è del 100%, tuttavia negli ultimi anni alcuni materiali e configurazioni avanzate hanno dimostrato la capacità di generare e raccogliere più di un elettrone da ogni fotone ad alta energia incidente, per un efficienza quantistica esterna superiore al 100%. Il risultato di Kastua e Ekuma, però, rappresenta un unicum nel settore.

Celle solari a banda intermedia

Per il loro lavoro due fisici sono partiti da un campo particolare della ricerca fotovoltaica. Parliamo delle celle solari a banda intermedia (IBSC – Intermediate Band Solar Cells), una tecnologia emergente che ha il potenziale per rivoluzionare la produzione di energia pulita. In questi sistemi la radiazione solare può eccitare i portatori dalla banda di valenza a quella di conduzione, oltre che direttamente, anche in maniera graduale. Come?  “Passando” per l’appunto attraverso stati di una banda intermedia, livelli energetici specifici posizionati all’interno della struttura elettronica di un materiale creato ad hoc. “Ciò consente a un singolo fotone di provocare generazioni multiple di eccitoni attraverso un processo di assorbimento in due fasi“, scrivono i due ricercatori sulla rivista Science Advances.

Nel nuovo materiale quantistico creato dagli scienziati della Lehigh University questi stati hanno livelli di energia all’interno dei gap di sottobanda ideali. Una volta testato all’interno di una cella fotovoltaica prototipale il materiale ha mostrato di poter migliorare l’assorbimento e la generazione di portatori nella gamma dello spettro dal vicino infrarosso alla luce visibile. 

La rivoluzione dei materiali quantistici

Il duo ha sviluppato il nuovo materiale sfruttando i “gap di van der Waals”, spazi atomicamente piccoli tra materiali bidimensionali stratificati. Questi spazi possono confinare molecole o ioni e gli scienziati dei materiali li usano comunemente per inserire, o “intercalare”, altri elementi per ottimizzare le proprietà dei materiali. Per la precisione hanno inserito atomi di rame tra strati di seleniuro di germanio e solfuro di stagno. “Rappresenta un candidato promettente per lo sviluppo di celle solari ad alta efficienza di prossima generazione – ha sottolineato Ekuma – che svolgeranno un ruolo cruciale nell’affrontare il fabbisogno energetico globale“.

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