Così i giganti del petrolio rifilano benzina tossica all’Africa

Secondo un rapporto dei Paesi Bassi, gli operatori esportano nel continente africano idrocarburi con un contenuto di zolfo fino a 1.000 volte superiore rispetto agli standard europei

combustibili tossici

 

 

Alti contenuti di zolfo e presenza di manganese rendono le miscele esportate combustili tossici

(Rinnovabili.it) – I Paesi Bassi alzano il velo sul commercio di combustibili tossici in Africa. L’ispettorato dei trasporti e dell’ambiente olandese ha rivelato in questi giorni di aver avviato sei diverse indagini sulle partite di gasolio e benzina esportate dall’Unione Europea nei paesi dell’Africa occidentale. Le inchieste arrivano a seguito della scoperta dei livelli di tossicità di questi carburanti, ma non dicono nulla di nuovo. Già nel 2016 il report “Dirty Diesel”,  frutto di 3 anni di indagini della svizzera Public Eye, aveva rivelato come l’inquinamento osservato nelle città africane fosse in gran parte legato alle miscele di carburanti venduti dai traders europei nel Continente. Si tratta di quella che le società chiamano “african quality”: prodotti petroliferi di scarsa qualità mescolati con sostanze altamente tossiche.

 

In questi combustibili il contenuto di zolfo è tra le 200 e le 1.000 volte superiore agli standard europei, con devastanti conseguenze per la salute pubblica e ambientale. A suo tempo il documento faceva riferimento solo a società svizzere come Vitol o Trafigura, ma come dimostrano i Paesi bassi, la pratica non conosce un’unica nazionalità. L’indagine olandese ha interessato i carichi di quarantaquattro petroliere dirette verso l’Africa occidentale. In un rapporto di 47 pagine sull’inchiesta, il regolatore olandese ha dichiarato: “La benzina e il diesel possono contenere sostanze cancerogene e tossiche in misura maggiore di quella presente nell’UE […] Usano scorte miste di qualità scadente e malsane” e “poiché non viene mantenuta traccia accurata di ciò che viene aggiunto alle miscele, si può facilmente produrre olio combustibile pesante, che rappresenta un rischio per le persone e l’ambiente”.

 

Il regolatore, che monitora il commercio nei porti di Amsterdam e Rotterdam (il più grande hub europeo per il bunkeraggio di carburante e il terzo più grande al mondo) sottolinea come la pratica violi le regole europee per i prodotti chimici e, in alcuni casi, anche la legge sui rifiuti dell’UE. Nel rapporto, che non menziona le imprese coinvolte nello scandalo, si legge come nelle miscele di benzina testate sia stato rivenuto persino manganese, “una sostanza che è proibita in Europa”.

Le Nazioni Unite hanno applaudito l’azione intrapresa dal governo dei Paesi Bassi cogliendo l’occasione per sollecitare altre nazioni a fare lo stesso. “Il trasporto dei combustibili sporchi verso l’Africa occidentale è a dir poco uno scandalo ambientale e sanitario. L’idea che la salute di alcune parti del mondo non meritino lo stesso tipo di protezione di altre è semplicemente scioccante”, ha affermato il capo dell’ambiente dell’ONU Erik Solheim“Gli attori del settore hanno un ruolo fondamentale nell’innalzare il livello: i prodotti declassati non dovrebbero essere venduti anche se rispettano gli standard nazionali”.  

 

 

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