RAEE: alla ricerca dei rifiuti scomparsi

44mila tonnellate di frigoriferi, congelatori, lavatrici, lavastoviglie e asciugatrici si perdono ogni anno. Attraverso il monitoraggio di 205 RAEE per mezzo della tecnologia satellitare, l’inchiesta di Altroconsumo ed Ecodom mostra le falle della filiera dei rifiuti.

RAEE
Credits: Pexels da Pixabay

L’indagine di Altroconsume e Ecodom mostra che il 39% dei RAEE non raggiunge gli impianti

 

(Rinnovabili.it) – Il 14 ottobre è stata presentata a Roma l’inchiesta promossa da Altroconsumo e Ecodom (Consorzio italiano recupero e riciclaggio RAEE) sui rifiuti RAEE, vale a dire apparecchiature elettriche ed elettroniche dismesse. L’indagine, che ha interessato l’intero territorio nazionale, mostra che il 39% dei grandi elettrodomestici buttati non arriva mai negli impianti di trattamento. Si tratta di circa 44mila tonnellate di frigoriferi, congelatori, lavatrici, lavastoviglie e asciugatrici che, letteralmente, si perdono ogni anno.

 

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Ma dove finiscono i RAEE consegnati dai privati alle isole ecologiche comunali o ai negozianti per essere inviati verso il processo di trattamento? Per capirlo, l’indagine si è avvalsa della tecnologia satellitare per monitorare 205 rifiuti RAEE una volta usciti dalle case, impiantando al loro interno un dispositivo GPS. La “rotta dei rifiuti” ha mostrato come su 174 RAEE (per gli altri 31 non è stato possibile effettuare un’analisi completa, perché il dispositivo GPS ha interrotto anticipatamente la trasmissione o perché il RAEE è ancora in viaggio) solo 107 esemplari (61%) sono effettivamente approdati in impianti autorizzati. Il restante 39% è invece finito in impianti non autorizzati oppure in mercatini dell’usato o in abitazioni private.

 

L’indagine ha anche portato alla luce il malfunzionamento della filiera italiana dei RAEE, dovuto per la maggior parte dei casi alla mancanza di servizi efficaci per consentire una sicura dismissione da parte dei cittadini. Inoltre, molti sono i casi di comportamento non corretto tenuto da alcuni degli stessi attori della filiera, soprattutto nelle isole ecologiche e negli impianti di trattamento. Ma i due aspetti più critici nel nostro Paese sono l’incompletezza della normativa (basi pensare all’assenza di regole sulla preparazione al riutilizzo dei RAEE) e l’insufficiente livello di controlli sulla filiera.

 

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“L’auspicio mio e di Ecodom è che questa ricerca possa dare ai decisori istituzionali indicazioni chiare sulle misure legislative da adottare per far emergere i flussi sommersi di RAEE, che tengono l’Italia lontana dagli obiettivi di raccolta fissati dalla Comunità Europea”, ha dichiarato il presidente di Ecodom, Maurizio Bernardi.

 

 “A fronte di un quadro normativo favorevole a economia circolare e recupero delle materie prime, la filiera mostra ancora vaste e preoccupanti sacche di illegalità. Urge un intervento coordinato delle istituzioni per fermare chi lucra e potenzialmente scoraggia i comportamenti corretti” ha dichiarato Ivo Tarantino, Responsabile Relazioni Esterne Altroconsumo.

 

 

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