Scandalo emissioni: nominata la commissione d’inchiesta Ue

Per accertare il potenziale coinvolgimento delle istituzioni europee e nazionali nello scandalo emissioni, 45 eurodeputati avvieranno un’indagine

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(Rinnovabili.it) – Sono stati nominati i 45 eurodeputati che comporranno la nuova commissione d’inchiesta sull’operato della Commissione europea nello scandalo emissioni che ha colpito Volkswagen lo scorso autunno. Dovranno indagare sul potenziale coinvolgimento (con colpa o dolo) delle istituzioni comunitarie e degli Stati membri, da anni a conoscenza della discrepanza fra test su strada e in laboratorio, ma ciononostante rimasti inerti.

La lista dei parlamentari europei è composta da 14 membri del PPE, 12 degli S&D, 5 ECR, 4 ALDE, 3 Verdi, 3 GUE/NGL, 2 EFDD e 2 ENF. Gli italiani che ne faranno parte sono Giovanni La Via, Lara Comi e Massimiliano Salini (PPE), Flavio Zanonato, Massimo Paolucci e Nicola Danti (S&D), Eleonora Evi (EFDD), Mario Borghezio (ENF) e Remo Sernagiotto (ECR).

La commissione d’inchiesta, la cui costituzione era stata approvata con un voto del 17 dicembre, si riunirà per un anno a partire dalla prima settimana di febbraio. Il Partito popolare, originariamente contrario all’indagine parlamentare, ha poi deciso di aderire. Lo scopo è quello di evitare che «l’inchiesta si trasformi in un tribunale dell’inquisizione» che metta in piedi «un processo al diesel», secondo l’eurodeputata francese Françoise Grossetête.

 

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La differenza fra test in laboratorio ed emissioni su strada – sollevata dall’Autority ambientale degli USA a settembre – era già stata evidenziata nel 2011 dal Joint Research Center della Commissione europea. Da allora, non sono stati ancora presi provvedimenti concreti. Bruxelles è stata oggetto di forti critiche per aver ceduto alle pressioni delle case automobilistiche e dei governi (tra cui quello italiano) volte a indebolire e ritardare l’entrata in vigore del nuovo sistema di prove su strada, che potrebbe impedire il verificarsi di un altro scandalo emissioni.

Greg Archer, della ONG Transport & Environment, ha detto che la commissione parlamentare d’inchiesta dovrebbe approfondire «se i servizi di test e le autorità di omologazione nazionali responsabili delle autorizzazioni abbiano sempre operato in modo corretto e trasparente».

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