La scarsità di acqua minaccia la produzione elettrica

Con il cambiamento climatico l’acqua diminuisce e si scalda. Questo impatterà severamente e presto sulla produzione di energia in tutto il mondo

La scarsità di acqua colpirà la produzione elettrica in 30 anni 2

 

(Rinnovabili.it) – I fiumi di tutto il mondo sono in grado di portare una quantità di acqua sempre minore e più calda. Una combinazione che può impattare seriamente sulla produzione di elettricità a livello globale. Uno studio pubblicato ieri su Science, condotto su più di 25 mila impianti termici e idroelettrici, mostra come la loro dipendenza dall’acqua per attivare le turbine li renda vulnerabili al riscaldamento globale. Lo ha condotto un gruppo di ricercatori interessati a capire come il cambiamento climatico influenzerà la produzione di energia elettrica che dipende dall’acqua.

Hanno rilevato i parametri di posizione, capacità, potenza e tecnologia utilizzata per 24,515 impianti idroelettrici e 1.427 centrali termoelettriche (nucleari, fossili, a biomasse) che rappresentano rispettivamente il 78% e il 28% della capacità installata nel mondo. Le conclusioni sono poco lusinghiere: a partire dal 2040-2069, più di tre quarti degli impianti studiati soffriranno di cali nella capacità di produrre wattora che in diversi casi supereranno il 30%.

 

Kerr Dam

 

Questo fatto avrà un impatto molto consistente sulle forniture energetiche globali: anche se il contributo di eolico e fotovoltaico continua a crescere, infatti, il 98% dell’energia elettrica generata nel mondo al 2012 (ultimo dato disponibile) è venuta da centrali idroelettriche (17%) o termoelettriche (81%). Entrambe utilizzano l’acqua per funzionare, e sono collocate sempre in prossimità di corsi d’acqua.

Tutti gli scenari IPCC sono concordi nel rilevare un progressivo calo delle risorse idriche, così come un loro costante riscaldamento.

Le centrali idroelettriche e quelle termoelettriche si basano sull’acqua dolce di fiumi e torrenti – spiega Michelle Van Vliet, ricercatrice presso International Institute for Applied Systems Analysis (IIASA), che ha condotto lo studio – Queste tecnologie dipendono fortemente dalla disponibilità di acqua, così come dalla sua temperatura per il raffreddamento».

 

In pratica, non solo questi impianti sono responsabili del cambiamento climatico, ma saranno fortemente colpiti dai suoi effetti nei prossimi decenni.

Lo studio ha anche esaminato il potenziale impatto delle misure di adattamento, come il miglioramento dell’efficienza delle centrali elettriche, il passaggio dal carbone al gas o dall’uso di acqua dolce a sistemi di raffreddamento ad aria o ad acqua di mare. Con questi accorgimenti, secondo il gruppo di esperti, si potrebbe ridurre la vulnerabilità degli impianti.

Articolo precedenteClima sconvolto: l’Artico è 35 °C più caldo della media
Articolo successivoCittà intelligenti, le previsioni per il 2016

1 commento

  1. Giusto, ma i fiumi sfociano sempre in mare e quest’ultimo sta aumentando di livello, perciò una soluzione sarebbe quella di usare energia “sicura” (per ora) come fotovoltaico ed eolico o marino o altro, per dissalare l’acqua del mare pompandola nei bacini naturali e artificiali (da potenziare). Per un’umanità che è andata sulla luna e ha costruito il tunnel sotto la Manica, mi sembra il minimo. Poi, se si preferisce aspettare ecatombi future….

Comments are closed.