Così l’Unione Europea si prepara alla COP23

Alla COP23 l’UE deve arrivare con proposte ambiziose per instaurare un dialogo efficace con gli altri paesi e rafforzare gli obiettivi globali sulla riduzione delle emissioni

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I temi sul tavolo dell’UE in vista della COP23

 

(Rinnovabili.it) – Mancano soltanto due mesi alla COP23 che si terrà dal 6 al 17 novembre a Bonn. Come si presenta l’Unione Europea a questo nuovo ciclo di negoziati sul clima? A quasi due anni dall’Accordo di Parigi, pochi passi avanti sono stati compiuti, complice anche l’arrivo di Trump alla Casa Bianca che ha inceppato il dialogo tra i leader dei paesi più ricchi.

Così, ieri, la Commissione Ambiente del Parlamento Europeo ha approvato con 54 voti favorevoli, 6 contrari e 6 astensioni, una serie di raccomandazioni rivolte alle istituzioni comunitarie e agli stati membri, invitando tutti ad implementare l’accordo con una legislazione europea coerente e ad alzare l’asticella degli obiettivi e degli strumenti politici. Il testo verrà sottoposto alla plenaria di Strasburgo nella sessione del 2-5 ottobre. L’Eurocamera dovrà dunque lavorare duramente sui tre atti legislativi che recepiscono l’accordo di Parigi: la riforma del mercato del carbonio post-2020, di cui è relatrice Julie Girling, il regolamento per la condivisione degli sforzi (Effort Sharing Regulation – ESR), relatore Gerben-Jan Gerbrandy, e quello sull’utilizzo del suolo, i cambiamenti di uso del suolo e la silvicoltura (LULUCF) di cui è relatore Norbert Lins.

Tutte le parti della Convenzione ONU sui cambiamenti climatici (UNFCCC) devono comunicare i propri target a lungo termine entro il 2020, ma gli eurodeputati ambientali invitano la Commissione Europea a preparare già entro il 2018 una strategia per le emissioni zero al 2050. Altrimenti sarà molto difficile mantenere l’aumento delle temperature ben al di sotto dei 2 °C, con la speranza di limitarlo a 1,5 °C come raccomanda il protocollo di Parigi.

 

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La richiesta di impegni concreti si concentra su diversi punti specifici, a cominciare dai finanziamenti climatici. Serve trovare ulteriori fondi per i paesi più esposti e adattare le pratiche di prestito e di investimento agli obiettivi di decarbonizzazione, tra i quali la graduale eliminazione dei crediti all’esportazione per gli investimenti nei combustibili fossili. La Commissione Ambiente promuove anche lo sviluppo di sistemi di scambio delle emissioni a livello mondiale, dal momento che oggi si contano 18 mercati del carbonio in quattro continenti, ciascuno con le proprie regole. Tuttavia, fino ad oggi, questo meccanismo finanziario su cui l’UE ha puntato molto non ha generato riduzioni significative delle emissioni.

L’obiettivo di questa nuova Conferenza delle parti sul clima è programmare con chiarezza il cosiddetto “dialogo facilitativo” (Facilitative Dialogue), una sorta di esame collettivo delle opzioni sul tavolo per rivedere gli impegni nazionali per la riduzione delle emissioni. I piani individuali presentati all’ONU prima della COP21, infatti, sono risultati insufficienti a raggiungere i target fissati dall’Accordo di Parigi. Serve maggiore ambizione per rafforzare i contributi di ciascun paese entro il 2020, anno in cui entrerà in vigore il protocollo.

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