19 Marzo 2024
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Politiche Ambientali

L’ombra del meccanismo ISDS sull’uscita dalle fossili decisa alla COP28

L’allarme del relatore speciale dell’ONU su diritti umani e ambiente: il sistema degli arbitrati internazionali è “uno degli ostacoli principali” sulla via della transizione ecologica. Le aziende fossili vi faranno sempre più ricorso, rallentando l’azione climatica globale

Londra copia l’UE: dal 2027 metterà tasse sul carbonio alla frontiera

Il CBAM britannico include anche vetro e ceramica, non coperti fino al 2030 dal sistema europeo. Ma esclude l’elettricità. Nel 2024 il governo terrà una consultazione pubblica per definire l’elenco dei settori interessati. Il meccanismo dovrebbe partire appena un anno dopo l’entrata a regime di quello UE, prevista per il 2026 per i primi ambiti industriali

Tempo di pagelle: Europa promossa solo su 5 obiettivi clima UE al 2030 su 28

Gli unici acuti riguardano tagli delle emissioni, polveri sottili, green jobs, green economy e innovazione per l’ambiente. Malissimo su adattamento alla crisi climatica ed economia circolare. Pesano i ritardi sui tagli ai sussidi fossili. E anche gli indicatori della transizione energetica sono tutt’altro che positivi

L’Irlanda vuole sancire i diritti della Natura in costituzione: è la 1° volta in Europa

Il governo deve organizzare “uno o più referendum” per proteggere la biodiversità del paese con l’inserimento nella carta fondamentale di articoli che diano personalità giuridica alla natura e agli ecosistemi, equiparandoli agli esseri umani

Il grande business europeo non vola più. Ed è una buona notizia

Su 217 grandi compagnie europee, quasi 1 su 2 ha ridotto l’uso dello spostamento in aereo per motivi di lavoro di almeno il 50% rispetto al 2019. Un trend che allinea i voli privati alla traiettoria giusta per rispettare gli 1,5 gradi

Adattamento alla crisi climatica: la COP28 ha scontentato il Sud globale

La COP28 di Dubai ha approvato il framework per il Global Goal on Adaptation (GGA), previsto dall’articolo 7 dell’Accordo di Parigi ma rivitalizzato solo durante la COP26 di due anni fa. Linguaggio e obiettivi, però, sono stati molto diluiti nel testo finale

Tutte le decisioni della COP28 di Dubai sull’uscita dalle fossili

Il linguaggio usato dal Patto di Dubai per delineare la “transizione dai combustibili fossili” è meno lineare di quanto può apparire. L’intesa raggiunta alla COP28 non implica tagli alla produzione di petrolio e gas, anzi blinda il ruolo di quest’ultimo come facilitatore della transizione. E spalanca la porta all’uso massiccio di tecnologie CCS. Il compromesso è stato accettato anche dai paesi produttori di idrocarburi perché non li costringe a cambiare modello di business e ripensare davvero le loro economie

Sono 51 le aree idonee al deposito scorie nucleari italiano: il MASE pubblica la lista

Più del 40% dei siti ritenuti idonei dalla Sogin e vagliati dal ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica si trovano in provincia di Viterbo. Molto presente anche la Basilicata con 14 aree. La revisione del MASE cancella dalla lista le località toscane. Ma apre alle autocandidature da parte dei Comuni

Finisce il vertice sul clima COP28: decisa la “transizione via dai combustibili fossili”

La plenaria approva il patto di Dubai la mattina del 13 dicembre. È la prima volta nella storia che la decisione finale di una COP cita l’abbandono delle fonti fossili, la principale causa del riscaldamento globale antropico. Il compromesso però è molto lontano dall’idea di una eliminazione graduale (phase out) chiesta inizialmente da oltre 100 paesi (su 200). E il testo finale prevede molte scappatoie per l’industria oil&gas – che non sarà obbligata a tagliare la produzione, grazie a CDR e CCS – e per i paesi che non vorranno rinunciare alle fossili: basterà puntare tutto sul gas. La presidenza di turno: “risultato storico”. Ma il segretario generale dell’ONU ribatte: “il phase out è inevitabile, speriamo non arrivi troppo tardi”

COP28: perché il Patto di Dubai non piace alla società civile

Le reazioni di associazioni, ONG e campagne globali all’esito del vertice sul clima di Dubai vanno tutte nella stessa direzione. Troppe scappatoie per le fossili nonostante il riferimento alla “transizione”. Ben pochi progressi su come finanziarla, questa transizione, cioè sulla finanza climatica. E ancor meno garanzie che queste trasformazioni saranno eque e giuste per tutti

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