WWF: “La tutela delle aree marine protette non è un hobby. L’Ue deve fare di più”

Secondo un’indagine dell’associazione ambientalista, solo l’1,8% delle aree marine protette europee ha un piano di gestione. Una percentuale molto al di sotto del 10% fissato dall’Ue.

aree marine protette WWF
La spiaggia di Cala Sabina, nel Parco nazionale dell’Asinara, in Sardegna. Foto credit: Michela Simoncini / flickr

I 23 Paesi costieri dell’Ue hanno registrato come aree marine protette il 12,4% dei mari, ma in molti casi si tratta di zone tutelate solo su carta

 

(Rinnovabili.it) – I 23 Stati costieri dell’Unione europea non stanno facendo abbastanza per garantire la salvaguardia e la tutela delle aree marine protette (MPA): questo uno dei punti chiave che emergono dal report redatto dal WWF in collaborazione con Sky Ocean Rescue.

 

Secondo l’associazione ambientalista, solo l’1,8% dei mari europei (il Mar Baltico, l’Oceano Atlantico del Nord Est e il Mar Mediterraneo) sarebbero tutelati da aree marine protette regolamentate da appositi piani di management.

 

Sulla carta, i 23 Paesi costieri dell’Unione europea hanno designato, complessivamente, il 12,4% dei propri mari come aree marine protette. Secondo l’associazione ambientalista, tuttavia, 19 Paesi Ue starebbero facendo troppo poco per regolamentare le aree marine protette; 11 nazioni, addirittura, non avrebbero sviluppato alcun piano di gestione delle proprie MPA rendendo questi “santuari marini” dei semplici “Paper Park”, un’espressione inglese utilizzata per definire aree protette che esistono nelle mappe e nelle legislazione ma che offrono poca o nessuna protezione reale.

 

aree marine protette Ue

 

L’Ue si è impegnata a garantire tutela e protezione per almeno il 10% dei propri mari entro il 2020 (con la Convenzione sulla diversità biologica di Aichi e con il Goal 14 degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030 dell’ONU).

 

Il report del WWF sottolinea la necessità di spostare il raggiungimento dell’obiettivo dal mero piano delle formalità a quello delle azioni concrete: “Ottenere una reale protezione delle aree marine europee richiede molto più impegno che il semplice segnarle su una mappa – ha spiegato Janica Borg, coordinatrice delle politiche per la protezione marina e la pianificazione dell’ambiente presso l’Ufficio delle politiche europee del WWF e autrice principale del rapporto – Gli MPA devono avere piani di gestione completi che affrontino tutte le pressioni cumulative umane che incidono sulla biodiversità. Senza un’azione urgente per attuare piani efficaci per la conservazione o il ripristino della natura, con adeguate restrizioni contro le attività estrattive, quasi tutte le MPA dell’UE non potranno incrementare la resilienza dei nostri oceani nell’emergenza climatica”.

 

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Il report del WWF mette sotto indagine anche l‘eccessiva frammentarietà delle aree marine protette e invita gli Stati europei a stringere collaborazioni internazionali per migliorare la tutela ambientale: “Una rete MPA ben progettata ed ecologicamente coerente può proteggere la biodiversità oltre i confini dell’MPA, migliorando la resilienza dell’intero mare regionale – ha spiegato Janica Borg – Tuttavia, ciò può avvenire solo quando gli MPA sono collocati dove sono ecologicamente significativi, non dove sono meno impattanti in termini di sviluppo per i settori marittimi. Una buona progettazione delle reti MPA fornisce una protezione su larga scala e a lungo termine per i nostri ecosistemi, che è fondamentale se vogliamo garantire un’economia blu sostenibile nell’Ue”.

 

Anche un report della Commissione europea del 2016 spingeva sullo stesso punto, sottolineando come oltre la metà delle aree marine protette non superasse i 30 km quadrati di estensione.

 

“Tradizionalmente, la protezione marina è stata vista come un’attività marginale – ha concluso Janica Borg – È facile occuparsi in primo luogo delle attività di pesca e i trasporti via mare e solo alla fine cominciare a guardare alla porzione che rimane per tutelare la natura. Tuttavia, questa è la maniera sbagliata di farlo. La protezione marina non è un hobby… È qualcosa che facciamo perché è assolutamente indispensabile per avere un qualsiasi tipo di economia sostenibile in futuro”.

 

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