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Pensare sostenibile, pensare al futuro

Sostenibilità come sinonimo di futuro, innovazione sociale, coesione e creazione di valore. Ma soprattutto vuol dire superare la dimensione ambientale

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(foto di Maurizio Riccardi AGR Press)

 

 

(Rinnovabili.it) – Pensare sostenibile – Una bella impresa. Alla presentazione di questo bel libro di Barbara Santoro nella sede romana di Comin & Partners, fin dal primo intervento di Sabrina Florio – presidente di Anima per il sociale nei valori d’impresa e vicepresidente di Unindustria con delega all’Etica e alla Legalità – abbiamo capito che saremmo usciti da quella sala con una consapevolezza diversa. Parlare di sostenibilità come sinonimo di futuro, di innovazione sociale, di coesione e di creazione di valore attribuisce a questa parola un significato profondo, ma soprattutto comprensivo di tanti aspetti della vita che vanno oltre la semplice dimensione ambientale.

 

Spesso il consumatore non coglie il valore aggiunto della marca che sono la trasparenza e la sostenibilità sociale, invece serve a capire che ognuno di noi – con le sue scelte – è protagonista come cittadino e non solo come azienda, ha sottolineato Gianluca Comin. Se ieri ci preoccupavamo delle generazioni future, oggi ci preoccupiamo del presente e non riusciamo a fare progetti e previsioni a lungo termine; ma le aziende, per adeguare processi e prodotti, dovrebbero ragionare a 25-30 anni. Perché, allora, non dovremmo ragionare delle nostre azioni in termini di sostenibilità e di impatto nel lungo periodo?

 

Il futuro è qui e ora, come dimostra Diamante, la biotechnology company presentata dalla sua giovane amministratrice delegata Valentina Garonzi. Cominciamo con il dire quello che non è, ovvero niente a che fare con gioielli da capogiro, ma non è meno preziosa. Diamante è l’acronimo di Diagnosi di Malattie Autoimmuni mediante NanoTecnologie, una società impegnata in produzione e vendita di strumenti di diagnosi innovativi. Qual è la sua particolarità? Utilizza le piante per la produzione ecosostenibile di nanoparticelle basate su virus vegetali modificati. Il suo prodotto di punta è il kit Pi-greek in grado di diagnosticare la sindrome di Sjogren – una malattia autoimmune caratterizzata dall’autodistruzione delle ghiandole lacrimali e salivari che causa tra l’altro secchezza delle fauci e oculare – attraverso un’analisi del sangue senza ricorrere alla biopsia delle ghiandole salivari. Attualmente si arriva a una diagnosi mediamente in quattro anni, con Pi-greek in tempi brevi e con poco impatto ambientale, dato che si usano le piante come bioreattori naturali.

 

Pensare sostenibile
Da sinistra: Enrico Loccioni, Enrico Giovannini, Sabrina Florio, Barbara Santoro, Gianluca Comin, Roberto Poli, Valentina Garonzi (foto di Maurizio Ricciardi AGR Press).

 

Enrico Giovannini, reduce dal grandissimo successo del Festival dello Sviluppo Sostenibile, ha subito allargato la riflessione. Smettiamo di pensare alla sostenibilità solo in termini ambientali, cominciamo a pensare, proporre, urlare sostenibile! Gli obiettivi riguardano tutti noi, e tutti dobbiamo capovolgere il nostro modo di pensare e soprattutto di agire, dobbiamo diventare esempi da seguire. L’obiettivo 10 dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile vuole ridurre le ineguaglianze, ma il suo raggiungimento è lontano. Solo in Europa 120milioni di persone sono a rischio povertà: questo significa che il modello di sviluppo a cui siamo stati abituati finora non funziona più. Pensare sostenibile significa fare impresa in modo diverso, fare economia in modo diverso; vuol dire cambiare il modo di pensare e il business model. Le sfide sono enormi e si giocano sul lungo periodo, quindi pensare sostenibile è pensare a un progetto di futuro migliore. Qualcuno è resistente al cambiamento e non vuole abbandonare le vecchie posizioni: ma tornare indietro serve solo a bloccare il futuro.

 

La vera economia circolare era quella in cui casa rurale e terreno erano in equilibrio, e non c’era spreco. Cresciuto con questi principi, Enrico Loccioni li ha mantenuti nel guidare la sua azienda. In Loccioni c’è un forte senso di responsabilità di impresa, perché l’impresa non è considerata un bene privato ma un bene del territorio e, poiché siamo tutti di passaggio, dobbiamo lasciare il mondo migliore di come l’abbiamo trovato. L’azienda viene definita una “sartoria tecnologica” in cui tutto viene progettato e realizzato su misura per il cliente per migliorare la qualità, l’efficienza e la sostenibilità di prodotti e processi dell’industria manifatturiera e dei servizi. C’è un elemento molto bello che fa la differenza in Loccioni e che costituisce un vero esempio di economia circolare. Non riguarda solo lo scarto dei materiali, ma anche l’importanza della componente umana: in questa azienda i pensionati fanno da ponte con i giovani, rimettendo in gioco le competenze acquisite in una vita di lavoro. Il pensare sostenibile di Enrico Loccioni non si ferma qui: il progetto Arca (Agricoltura per la Rigenerazione Controllata dell’Ambiente) di rigenerazione territoriale con Bruno Garbini, un parco tecnologico di 30 ettari per misurare tutto quello che avviene nel sottosuolo (siamo in una zona fortemente sismica) e molto altro ancora, come descritto nel filmato 2 Km di futuro.

 

 

“La sociologia che ho studiato guardava sempre indietro, mai al futuro” ha raccontato Roberto Poli, sociologo dell’Università di Trento. Ma quale futuro? Quello a 1, 2, 3 anni serve solo per l’ordinario, il vero futuro è pensare a 20 anni per immaginare problemi e opportunità e prepararsi: significa aprire la finestra e guardare lontano a un’idea di futuri, una sorta di “semilavorati” che ci aiuteranno ad affrontare il nuovo. Per far questo non bastano gli strumenti, serve una nuova forma mentis per tradurre un esercizio in un’attività effettiva. Entriamo nell’ottica di lavorare con anziché lavorare per; sviluppiamo soluzioni win-win, impariamo a guardare come parti di un insieme le mille differenze che ci caratterizzano. Stiamo lavorando molto con i ragazzi a un laboratorio di futuro: formare i giovani mette in moto processi di educazione degli adulti, e rompere la linearità temporale aiuta a gestire i livelli di ansia e di incertezza nella consapevolezza che i cambiamenti sono normali, abbiamo sempre una carta da giocare per superare la crisi: anche questo è pensare sostenibile.

 

Pensare sostenibile“Sostenibilità, innovazione e internazionalizzazione vanno per mano” ha spiegato Barbara Santoro parlando del libro “Pensare sostenibile”. Il volume – pubblicato da Egea – ripercorre l’evoluzione della sostenibilità e racconta le storie di persone e imprese che ne hanno fatto una regola di vita: andando controcorrente prima, diventando pionieri poi. Se vogliamo cambiare qualcosa e incidere sul nostro futuro dobbiamo privilegiare fiducia e speranza, non pensare che siamo impotenti, ma soprattutto dobbiamo conoscere l’impatto delle nostre azioni e chiederci “io che posso fare?”.

 

Il pensiero è la molla che porta al futuro: non abbiamo scuse, siamo istruiti, dobbiamo capire e imparare a cambiare. “Con questo libro ho voluto fornire un’idea, divulgare la conoscenza di quanto è stato fatto e detto finora sulla sostenibilità. Raccolgo le storie e faccio in modo che arrivino a più persone, come se mandassi un messaggio nella bottiglia”. Sta a noi prendere la bottiglia e leggere in quel messaggio la chiave del nostro futuro.

 

 

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About Author / Stefania Del Bianco

Giornalista scientifica. Da sempre appassionata di hi-tech e innovazione energetica, ha iniziato a collaborare alla testata fin dalle prime fasi progettuali, profilando le aziende di settore. Nel 2008 è entrata a far parte del team di redattori e nel 2011 è diventata coordinatrice di redazione. Negli anni ha curato anche la comunicazione e l'ufficio stampa di Rinnovabili.it. Oggi è Caporedattrice del quotidiano e, tra le altre cose, si occupa quotidianamente delle novità sulle rinnovabili, delle politiche energetiche e delle tematiche legate a tecnologie e mercato.


Rinnovabili • Batterie al sodio allo stato solido

Batterie al sodio allo stato solido, verso la produzione di massa

Grazie ad un nuovo processo sintetico è stato creato un elettrolita di solfuro solido dotato della più alta conduttività per gli ioni di sodio più alta mai registrata. Circa 10 volte superiore a quella richiesta per l'uso pratico

Batterie al sodio allo stato solido
via Depositphotos

Batterie al Sodio allo Stato Solido più facili da Produrre

La batterie allo stato solido incarnano a tutti gli effetti il nuovo mega trend dell’accumulo elettrochimico. E mentre diverse aziende automobilistiche tentano di applicare questa tecnologia agli ioni di litio, c’è chi sta percorrendo strade parallele. É il caso di alcuni ingegneri dell’Università Metropolitana di Osaka, in Giappone. Qui i professori Osaka Atsushi Sakuda e Akitoshi Hayash hanno guidato un gruppo di ricerca nella realizzazione di batterie al sodio allo stato solido attraverso un innovativo processo di sintesi.

Batterie a Ioni Sodio, nuova Frontiera dell’Accumulo

Le batterie al sodio (conosciute erroneamente anche come batterie al sale) hanno conquistato negli ultimi anni parecchia attenzione da parte del mondo scientifico e industriale. L’abbondanza e la facilità di reperimento di questo metallo alcalino ne fanno un concorrente di primo livello dei confronti del litio. Inoltre l’impegno costante sul fronte delle prestazioni sta portando al superamento di alcuni svantaggi intrinseci, come la minore capacità. L’ultimo traguardo raggiunto in questo campo appartiene ad una ricerca cinese che ha realizzato un unità senza anodo con una densità di energia superiore ai 200 Wh/kg.

Integrare questa tecnologia con l’impiego di elettroliti solidi potrebbe teoricamente dare un’ulteriore boost alla densità energetica e migliorare i cicli di carica-scarica (nota dolente per le tradizionali batterie agli ioni di sodio). Quale elettrolita impiegare in questo caso? Quelli di solfuro rappresentano una scelta interessante grazie alla loro elevata conduttività ionica e lavorabilità. Peccato che la sintesi degli elettroliti solforati non sia così semplice e controllabile. Il che si traduce in un’elevata barriera per la produzione commerciale delle batterie al sodio allo stato solido.

Un Flusso di Polisolfuro reattivo

É qui che si inserisce il lavoro del team di Sakuda a Hayash. Gli ingegneri hanno messo a punto un processo sintetico che impiega sali fusi di polisolfuro reattivo per sviluppare elettroliti solidi solforati. Nel dettaglio utilizzando il flusso di polisolfuro Na2Sx come reagente stechiometrico, i ricercatori hanno sintetizzato due elettroliti di solfuri di sodio dalle caratteristiche distintive, uno dotato della conduttività degli ioni di sodio più alta al mondo (circa 10 volte superiore a quella richiesta per l’uso pratico) e uno vetroso con elevata resistenza alla riduzione.

Questo processo è utile per la produzione di quasi tutti i materiali solforati contenenti sodio, compresi elettroliti solidi e materiali attivi per elettrodi“, ha affermato il professor Sakuda. “Inoltre, rispetto ai metodi convenzionali, rende più semplice ottenere composti che mostrano prestazioni più elevate, quindi crediamo che diventerà una metodologia mainstream per il futuro sviluppo di materiali per batterie al sodio completamente allo stato solido“.  I risultati sono stati pubblicati su Energy Storage Materials and Inorganic Chemistry .

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Giornalista scientifica. Da sempre appassionata di hi-tech e innovazione energetica, ha iniziato a collaborare alla testata fin dalle prime fasi progettuali, profilando le aziende di settore. Nel 2008 è entrata a far parte del team di redattori e nel 2011 è diventata coordinatrice di redazione. Negli anni ha curato anche la comunicazione e l'ufficio stampa di Rinnovabili.it. Oggi è Caporedattrice del quotidiano e, tra le altre cose, si occupa quotidianamente delle novità sulle rinnovabili, delle politiche energetiche e delle tematiche legate a tecnologie e mercato.


Rinnovabili • fotovoltaico materiale quantistico

Fotovoltaico, ecco il materiale quantistico con un’efficienza del 190%

Un gruppo di scienziati della Lehigh University ha sviluppato un materiale dotato di una efficienza quantistica esterna di 90 punti percentuali sopra quella delle celle solari tradizionali

fotovoltaico materiale quantistico
via Depositphotos

Nuovo materiale quantistico con un assorbimento solare medio dell’80%

Atomi di rame inseriti tra strati bidimensionali di seleniuro di germanio e solfuro di stagno. Questa la ricetta messa a punto dai fisici Srihari Kastuar e Chinedu Ekuma nei laboratori della Lehigh University, negli Stati Uniti, per dare una svecchiata alla prestazioni delle celle solari. Il duo di ricercatori ha così creato un nuovo materiale quantistico dalle interessanti proprietà fotovoltaiche. Impiegato come strato attivo in una cella prototipo, infatti, il nuovo materiale ha mostrato un assorbimento solare medio dell’80%, un alto tasso di generazione di portatori fotoeccitati e un’efficienza quantistica esterna (EQE) record del 190%. Secondo gli scienziati il risultato raggiunto supera di gran lunga il limite teorico di efficienza di Shockley-Queisser per i materiali a base di silicio e spinge il campo dei materiali quantistici per il fotovoltaico a nuovi livelli. 

leggi anche Fotovoltaico in perovskite, i punti quantici raggiungono un’efficienza record

L’efficienza quantistica esterna

Tocca fare una precisazione. L’efficienza quantistica esterna non va confusa con l’efficienza di conversione, il dato più celebre quando si parla di prestazioni solari. L’EQE rappresenta il rapporto tra il numero di elettroni che danno luogo a una corrente in un circuito esterno e il numero di fotoni incidenti ad una precisa lunghezza d’onda

Nelle celle solari tradizionali, l’EQE massimo è del 100%, tuttavia negli ultimi anni alcuni materiali e configurazioni avanzate hanno dimostrato la capacità di generare e raccogliere più di un elettrone da ogni fotone ad alta energia incidente, per un efficienza quantistica esterna superiore al 100%. Il risultato di Kastua e Ekuma, però, rappresenta un unicum nel settore.

Celle solari a banda intermedia

Per il loro lavoro due fisici sono partiti da un campo particolare della ricerca fotovoltaica. Parliamo delle celle solari a banda intermedia (IBSC – Intermediate Band Solar Cells), una tecnologia emergente che ha il potenziale per rivoluzionare la produzione di energia pulita. In questi sistemi la radiazione solare può eccitare i portatori dalla banda di valenza a quella di conduzione, oltre che direttamente, anche in maniera graduale. Come?  “Passando” per l’appunto attraverso stati di una banda intermedia, livelli energetici specifici posizionati all’interno della struttura elettronica di un materiale creato ad hoc. “Ciò consente a un singolo fotone di provocare generazioni multiple di eccitoni attraverso un processo di assorbimento in due fasi“, scrivono i due ricercatori sulla rivista Science Advances.

Nel nuovo materiale quantistico creato dagli scienziati della Lehigh University questi stati hanno livelli di energia all’interno dei gap di sottobanda ideali. Una volta testato all’interno di una cella fotovoltaica prototipale il materiale ha mostrato di poter migliorare l’assorbimento e la generazione di portatori nella gamma dello spettro dal vicino infrarosso alla luce visibile. 

La rivoluzione dei materiali quantistici

Il duo ha sviluppato il nuovo materiale sfruttando i “gap di van der Waals”, spazi atomicamente piccoli tra materiali bidimensionali stratificati. Questi spazi possono confinare molecole o ioni e gli scienziati dei materiali li usano comunemente per inserire, o “intercalare”, altri elementi per ottimizzare le proprietà dei materiali. Per la precisione hanno inserito atomi di rame tra strati di seleniuro di germanio e solfuro di stagno. “Rappresenta un candidato promettente per lo sviluppo di celle solari ad alta efficienza di prossima generazione – ha sottolineato Ekuma – che svolgeranno un ruolo cruciale nell’affrontare il fabbisogno energetico globale“.

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