Australia fedele al carbone anche quando i costi sono proibitivi

Il governo presenta il piano per realizzare nuove centrali a carbone con tecnologia ultra supercritica. Ma per gli scienziati dell’University of Melbourne i costi superano di misura i benefici

Australia fedele al carbone anche quando i costi sono proibitivi

 

(Rinnovabili.it) – Il governo australiano sta riflettendo sulla possibilità di stanziare nuovi fondi pubblici a favore di quello che ha già ribattezzato “clean coal”.

Lo ha rivelato il ministro australiano delle Risorse Matthew Canavan, uno dei più strenui sostenitori del carbone. Solo qualche settimana fa Canavan e il collega con delega all’energia, Josh Frydenberg, hanno presentato un piano per la realizzazione di nuove centrali a carbone con tecnologia ultra supercritica. Si tratta di impianti termoelettrici in cui l’altissima pressione della caldaia permette di produrre più elettricità con meno quantità di carburante e dunque minori emissioni rispetto ad una centrale tradizionale. Nulla che vedere dunque con il vero “carbone pulito, etichetta – di per sé impropria – che si applica alle tecnologie di cattura e stoccaggio della CO2.

 

Per i ministri l’upgrade tecnologico permetterebbe di ottenere una riduzione del 27% sulle attuali emissioni del comparto, avvicinando l’Australia – oggi tra più grandi emettitori di carbonio pro capite al mondo – all’obiettivo climatico prefissato. Ma l’escamotage, in parte prevedibile visto le ricche miniere della nazione, ha un costo non indifferente. L’University of Melbourne ha fatto qualche calcolo: per dar corpo al piano del governo bisognerebbe investire 62 miliardi di dollari.

 

Con la stessa cifra si potrebbero istallare fino a 39GW di energia eolica e solare. La produzione elettrica sarebbe ovviamente inferiore ma in grado di ridurre le emissioni fino al 65%, spiegano i ricercatori dell’ateneo australiano. Questo significa anche che, per ottenere lo stesso taglio dei gas serra paventato dal piano di Canavan e Frydenberg, basterebbero 13-19GW di nuovi impianti rinnovabili e molti meno investimenti.

 

Gli esponenti del governo hanno evitato di rispondere a qualsiasi domanda sui costi del progetto, limitandosi a ribadire che “escludere certe tecnologie per aspetti puramente ideologici porterà ad un aumento del prezzo dell’energia”. La nuova ipotesi al vaglio di Canberra è impiegare parte del Northern Australia Infrastructure Fund (NAIF) per supportare la costruzione di nuove centrali a carbone nello Stato del Queensland. “Il NAIF sta già esaminando alcune opzioni di energia rinnovabile nel nord e gli investimenti in questi fonti saranno una parte importante del nostro mix energetico”, ha commento il ministro. “Ma abbiamo bisogno di un carico di base e il carbone è l’opzione più evidente nel nord date le nostre riserve di alta qualità: alcune delle migliori al mondo”.

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