Inquinamento, il lato oscuro della biomassa

Vaste piantagioni di pioppo o eucalipto in prossimità di centri urbani potrebbero danneggiare la qualità dell’aria piuttosto che migliorarla

(Rinnovabili.it) – I nuovi target introdotti dall’Europa per affrontare il Climate Change con le agroenergie potrebbero danneggiare il clima piuttosto che aiutarlo. Lo rivela uno studio redatto dalla Lancaster University e pubblicato domenica sulla rivista Nature. Sotto inchiesta da parte del ricercatore Nick Hewitt e del suo team di colleghi è finito l’apporto della biomassa all’inquinamento atmosferico in zone dove la qualità dell’aria è già contaminata e le colture legnose sono spinte al massimo.

 

“La coltivazione dei biocombustibili è ritenuta una buona soluzione perché in grado di ridurre la quantità di anidride carbonica nell’atmosfera”, ha spiegato Hewitt all’agenzia di stampa Reuters. “Ma possono anche avere un effetto negativo sulla qualità dell’aria”, ovunque siano prodotti in grande quantità. Il legno di alberi come il pioppo, il salice o l’eucalipto, tutti impiegati come fonte di combustibile rinnovabile, emette alti livelli di isoprene durante la crescita; questo elemento chimico, sostiene lo studio, è in grado di formare ozono se mescolato con altri inquinanti atmosferici sotto l’esposizione luminosa.

 

Il rapporto stima che l’ozono prodotto dalle colture lignee necessarie a soddisfare l’obiettivo UE al 2020 potrebbe determinare quasi 1.400 morti premature l’anno e ridurre il valore annuale della produzione di grano e mais dal momento che questo gas danneggia le coltivazioni. La soluzione? I ricercatori suggeriscono di mantenere le colture agro-energetiche lontane dai centri abitati e di intervenire sulla genetica vegetale ottenere specie in gradi di limitare la produzione di isoprene.

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