IEA: il mondo non può permettersi altre centrali fossili

Secondo l’Agenzia le attuali infrastrutture sono destinate a consumare il 95% del budget di carbonio. Fatih Birol: “Il destino energetico mondiale dipende dai governi”

centrali fossili

 

La maggior parte delle emissioni legate alle centrali fossili rappresentano già un vincolo

(Rinnovabili.it)  – Le centrali fossili sono così diffuse a livello globale che l’umanità non può permettersene altre senza venir meno agli obiettivi sul clima. Questo l’ultimo avvertimento dell‘Agenzia internazionale dell’Energia (IEA) a margine della pubblicazione del suo World Energy Outlook 2018. L’atteso documento d’analisi, reso pubblico questa mattina, descrive le tendenze energetiche globali e il possibile impatto che avranno sull’offerta e la domanda, sulle emissioni di carbonio, sull’inquinamento atmosferico e sull’accesso all’energia. Ma soprattutto mette in guardia l’umanità sulla necessità di spingere sulle tecnologie pulite per non perdere la lotta climatica. “Non abbiamo spazio per costruire nulla che emetta emissioni di CO2”, spiega Fatih Birol, direttore esecutivo del gruppo al Guardian, sottolineando come il mondo abbia speso il 95% del budget di carbonio a sua disposizione, ossia la quantità massima di gas serra emettibile.

 

La maggior parte delle emissioni legate alle centrali fossili, infatti, rappresentano già un vincolo per il Pianeta (il cosiddetto carbon lock-in). In particolare, gli impianti termoelettrici a carbone, che rilasciano il 33% della CO2 legata all’energia, sono responsabili di più di un terzo delle emissioni cumulative “bloccate” al 2040. La stragrande maggioranza di queste riguarda progetti in Asia, dove mediamente le centrali a carbone hanno solo 11 anni di età con decenni di operatività futura in programma, rispetto ai 40 anni di età media negli Stati Uniti e in Europa. I dati attuali mostrano, inoltre, una ripresa consistente delle emissioni atmosferiche legate al comparto dell’energia, dopo i cali registrati dal 2014 al 2016. La IEA prevede che la CO2 aumenterà dalle 32,53 gigatonnellate del 2017 a 36 gigatonnellate entro il 2040.

 

Secondo l’economista per limitare l’aumento della temperatura globale entro 1,5°C – così come richiesto dal mondo scientifico – tutti i nuovi progetti dovrebbero essere a basse emissioni di carbonio o si dovrebbe procedere, in alternativa, a una decarbonizzazione delle infrastrutture esistenti.

Se il mondo è seriamente intenzionato a raggiungere i suoi obiettivi climatici – commenta Birol -, allora, oggi, deve esserci una preferenza sistematica per gli investimenti nelle tecnologie energetiche sostenibili. Ma dobbiamo anche essere più intelligenti nel modo in cui usiamo il nostro sistema energetico esistente. Possiamo creare un margine di manovra espandendo l’utilizzo del CCUS (cattura, utilizzo e stoccaggio del carbonio) e dell’idrogeno e migliorando l’efficienza energetica. Per avere successo, questo richiederà uno sforzo politico ed economico globale senza precedenti”.

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1 commento

  1. Vedendo il sistema Italia non andando oltre confine, direi che ormai siamo alla frutta vedendo questa masnada di politici che hanno distrutto i nostri boschi. Sarà anche quello che ci è stato ma è tutto causa del mancato rispetto della Terra prima. Ora è inutile piangere e parlare di impianti. Nel bosco prima macchina rigeneratrice manca il ricambio da carbonio ad ossigeno manca per mancanza della pianta e la temperatura per sistema matematico meno piante eguale più carbonio ed allora più inquinamento. La nostra forestale trentina rideva ed ora dice è colpa del tempo non sua.Ora anche se la produzione rimane stabile ma mancando le piante l’ossigeno viene a mancare e l’inquinamento aumenta. Ed allora per poter risparmiare su inquinamento prima spegnere un po’ di luci sulle strade ed usare meno confezioni monouso in modo da non continuare ad aumentare l’inquinamento di questa Madre Terra.

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